Lumüne

Lumüne s.m. = Luminello  a olio

In italiano la voce lumino (simile al nostro lumüne) indica un cilindretto di cera con stoppino incorporato da noi detto ceròtte.
Con il nome di lumüne, si intende il luminello, formato da uno stoppino cerato passante per un supporto di carta e uno di sughero per consentirne il galleggiamento. La sua parte inferiore pescava nell’olio lampante (olio di oliva di infima qualità, immangiabile  e usato per alimentare lampade a olio, da cui il nome).

I luminelli una volta accesi piano piano consumavano l’olio su cui venivano posti. L’insieme, contenitore (di solito un bicchiere di vetro, acqua per 2/3  olio per 1/3 e luminello) era chiamato ‘a lambe (lumino a olio). Le nostre nonne l’accendevano davanti a immagini sacre o a foto di parenti defunti (..et lux perpetuam luceat eis…).

Galleggiando sull’olio il luminello innalzava la fiammella quasi al livello del bicchiere, evitando così di surriscaldarlo e scongiuravano il rischio di rottura del vetro.

Quanto tutto l’olio era consumato l’acqua sorbita dallo stoppino faceva sfrigolare per un po’ la fiammella, e subito dopo la smorzava. Si avvertiva un po’ di puzza, ma si annullava in questo modo anche il pericolo di incendi.

I lumini fino a pochi decenni fa erano confezionati rigorosamente a mano da qualche donnetta che ci guadagnava qualcosa vendendoli a dozzine. Poi sono stati messi in commercio i lumini industriali, formati dal solito stoppino che pesca nell’olio sorretto da una specie di treppiedi di alluminio e un dischetto di sughero, tuttora usato dalle nonne fondamentaliste, intransigenti sulle loro tradizioni.

Per il suffragio dei defunto – dicono – ci vuole l’olio, perché più efficace!
Che facciamo con questa moderna cera? Non parliamo poi dei lumini a pila!

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