Il sostantivo in un contesto serio descrive persone che compiono azioni esecrabili.
Finalmènde ànne ‘ngarceréte a códdu lazzaröne = Finalmente hanno arrestato quel farabutto.
Insomma “lazzarone”, ormai riconosciuto anche in lingua italiana, deriva dal napoletano, ed è sinonimo di mascalzone, furfante, manigoldo, lestofante, farabutto, gaglioffo (rendo l’idea?).
L’aggettivo fa riferimento alle azioni negative compiute da questo genere di persone .
Mattöje jì pròprje ‘nu lazzaröne = Matteo è proprio un farabutto.
Queste sfumature grammaticali – aggettivo/sostantivo – forse non interessano nessuno, ma mi corre l’obbligo di chiarirle.
Nel nostro dialetto è pronunciato sempre in tono scherzoso, specialmente rivolto ai frugoletti che hanno compiuto una monelleria.
Ma quànde sì lazzaröne! = ma quanto sei furbetto!
Al plurale suona lazzarüne.
Ce sò accucchjéte ‘sti quatte lazzarüne: evògghje a fé ammujüne! (scusate l’involontaria rima)= Si sono riuniti questi quattro bricconcelli: non si stancheranno di far baccano!
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