Mettìrece v.i.= 1 – mettersi, porsi, affacciarsi, collocarsi, indossare, ecc.// 2 – cognominarsi
Oltre ai significati più familiari (mettìrece a chjange = mettersi a piangere; mettìrece alla fenèstre =affacciarsi alla finestra; mettìrece ‘na cravatte = indossare una cravatta), in italiano esiste raro un verbo transitivo, cioè “cognominare” (dare un cognome), tale e quale al latino cognominare, qui usato in forma riflessiva.
Un modo curioso di nominare il proprio cognome, nel nostro dialetto, è sempre stato quello di usare il verbo mettìrece.
Giuanne ce mètte Valènte = Giovanni fa di cognome Valente (forma antiquata: si cognomina)
Con una circonlocuzione si può anche dire, forse in modo più comprensibile ai non avvezzi:
Giuanne jì ‘nu fìgghje de quìddi Valènte. = Giovanni è un figlio di quei Valente. O anche:
Giuanne appartine a quiddi Valènte = Giovanni appartiene a quei Valente.
Ecco un altro esempio colloquiale:
–Cüme te chjéme? = Come ti chiami?
–Giuanne = Giovanni
-E cüme te mìtte? = E di cognome?
-Me mètte Valènte.= Valente.
Con riferimento al linguaggio militaresco o anagrafico, nella richiesta di dati personali, è usato un modo burocratico che scavalca l’antico mettìrece con un’unica domanda:
damme nöme e chegnöme = dammi nome e cognome.
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