L’acque nen assècche = la pioggia non inaridisce (i campi, le colture).
Alcuni pronunciamo l’acque ne ‘nzecche.
Il Detto, un po’ più o completo è: add’jì ca chjöve ne’nzècche = dove piove non secca.
Il contadino è notoriamente apprensivo per l’andamento meteorologico. Difatti dall’abbondanza o dalla scarsezza delle precipitazioni dipende il suo raccolto.
In questo Detto è una constatazione di piogge abbondanti e frequenti. Come per dire: ben vengano, così il mio raccolto sperato non soffrirà della siccità (in dialetto sìccete).
Per contro, quando non piove da molto tempo, per buon auspicio il contadino dice: l’acqua che non piove in cielo sta ( prima o poi cadrà). (clicca qui).
Ringrazio l’amico Nardino Mastroluca per avermi riportato per la preziosa imbeccata, ascoltata da Matteo Borgia, cui sono grato per aver potuto redigere questo articolo.
Mio nonno Matteo, che di mestiere lavorava in campagna come curatolo, usava questo modo di dire sia nella forma e nel significato brillantemente esposto da Antonio Racioppa, sia in una forma e senso più estesi (add’jí ca chjöve n’nzècche, dove piove non secca). In tale accezione positiva l’acqua, in quanto fonte di vita, è in grado di impedire l’inaridimento e tutto ciò che ne beneficia cresce rigoglioso.. Di contro, ciò che sta lontano dall’acqua secca. Naturalmente l’acqua è una metafora, e infatti il detto può essere usato per definire quelle situazioni in cui c’è sovrabbondanza di valori positivi, ad esempio la cultura, la legalità, la buona educazione, la fede, ecc., oppure con tono amareggiato dove la fonte è avara.