Tag: sostantivo maschile

Bófele

Bófele s.m. soprann. = Bufalo.

Mammifero da latte che si è ambientato nella nostra zona grazie alla presenza di numerosi acquitrini.
Molto ricercata la mozzarella derivata dal latte di bufala.

Riferito a un uomo lo identifica come un tipo grande, grosso e gran mangione (‘u bófele = il bufalo).e si pronuncia con la ó stretta.

Al femminile indica una donna grossa e lattifera come una bufala (‘a bòfele = la bufala) e si pronuncia con la ò larga.

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Bianghjé

Bianghjé v.t.= Imbiancare,tinteggiare

Coprire con uno strato di tinta bianca, spec. pareti, soffitti o infissi.

Nel sud Italia e della Spagna per secoli si è usato tinteggiare le case a calce.

Si diluiva la calce spenta in acqua e si davano due mani di bianco sulle pareti e sulla volta con un pennello innestato in cima ad una canna di palude.

L’operaio addetto a questo servizio era ‘u bianghjatöre = l’imbianchino.

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Bianghjatöre

Bianghjatöre s.m. = Imbianchino

Operaio, artigiano che esegue lavori di tinteggiatura.

Siccome anticamente la tinteggiatura si eseguiva solo a calce, è ovvio che si parlasse di bianco, come il termine imbianchino, del resto.

Le case venivano imbiancate anche all’esterno con grassello di calce diluito in acqua.

Con linguaggio moderno si dice anche Pettöre nel senso di tinteggiatore, non di chi fa i quadri.

Pe’ refrešké ‘a chése agghje chiaméte ‘u bianghjatöre = Per rinfrescare la casa ho chiamato l’imbianchino.

 

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Bezzùche

Bezzùche agg. e s.m.. = Bigotto

Bigotto, devoto, pio, timorato di Dio

Al femminile fa Bezzöche.

Il termine femminile ha assunto una valenza negativa, non perché le donne frequentassero spesso la Chiesa e tutte le funzioni.

Le donnette molto bezzöche erano ritenute chiacchierone, tagghja-tagghje, e nenie viventi.

In effetti anche i più bei canti gregoriani in bocca a loro sembravano nenie strascicate talmente tanto da far addormentare i bimbi.

Non parliamo poi della storpiatura del latino!
Et anticum documentum.. diventava com’è antico lu cunvento

Tutto un programma.

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Bettöndomàtece

 

Bettöndomàtece s.m. = Bottone automatico, bottone a pressione

La consueta capacità di sintesi del nostro dialetto.

Al plurale suona: ‘i bettündomàtece.

Il bottone automatico è costituito da due dischetti metallici che si incastrano l’uno nell’altro per pressione. Si abbottonano facilmente e altrettanto agevolmente si sbottonano. Vengono cuciti su due lembi contrapposti di tessuto o su altri supporti per tenerli uniti.

Esistono di varie misure, a seconda dell’uso cui sono destinati. Quelli piccoli per camicette di bambini; quelli medi si usano in pelletteria per calzature, borsette e giubbotti; quelli più grandi per tasche, borsoni, giacconi e stivali.

Praticissimi, si lavano insieme all’indumento. Ora vengono spesso sostituiti dal moderno Velcro®.

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Benghéle

Benghéle s.m. = Bengala, Razzo

Fuoco d’artificio dai colori vivaci; razzo luminoso usato per segnalazioni e, in operazioni belliche, per individuare i bersagli di notte; significa anche cilindro fumogeno, usato per segnalazione, e qualche volta allo stadio con fumi variamente colorati.

In dialetto ha assunto una valenza negativa perché definisce qlcu lungo e fessacchiotto.

Si diceva, per esempio: Sì pròprje accüme a ‘nù benghéle, tutte füme… = Sei proprio come un bengala, tutto fumo…

Oppure ad uno molto alto e snello, in modo accrescitivo: (clicca→) Bengalöne

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Benedìtte

Benedìtte s.m. = Benedetto

Non ha nulla a che vedere con la liturgia cristiana.

Il “Benedetto” è una pietanza che trae il nome dall’epoca in cui si prepara, ossia nel periodo di Pasqua.

‘U Beneditte contiene cardi, salumi affettati, caciocavallo, uova sode. Una vera bomba di calorie, adatta ai deperiti, bisognosi di una alimentazione ipercalorica.

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Belòcche 

Belòcche s.m. = Bioccolo

Lungo ricciolo di capelli, avvolto a spirale,

Mia nonna aveva un attrezzo di ferro, tipo forbici, con le “lame” di ferro a tondino: era l’arriccia capelli!

Riscaldava il marchingegno al fuoco del braciere e poi velocemente vi avvolgeva su una sola stecca a tondino i suoi lunghi capelli, e li fermava con l’altra lama per pochi secondi. Sfilandolo i capelli, per effetto del calore, rimanevano avvolti e tesi, come la pasta dei cannoli siciliani.

Quello era un belòcche (con la ò larga) al singolare. Al plurale si pronuncia belócche, (con la ó stretta). Normalmente si usava al plurale per indicare una capigliatura riccioluta.

Ninètte c’jì fatte i capìlle a belócche a belócche = Ninetta si è conciata la capigliatura tutta a bioccoli.

PS, in italiano il termine bioccolo definisce ciuffi di lana. Credo che per estensione possa andare bene al posto di ciocca di capelli, che mi dà l’idea di un mazzettino.
Esiste un termine in lingua più appropriato?

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Bèlle-giòvene

Bèlle-giòvene s.m. = Erba Cedrina, Limoncina

Pianta aromatica (Lippia Citriodora o Lippia thryphhilla) coltivata nei giardini di Macchia, e talvolta in vaso. Ha un intenso soavissimo profumo.

I giovinotti fino agli anni ’50 si stropicciavano un paio di foglie di cedrina sulle mani e sulla fronte e portavano addosso a lungo la sua gradevolissima fragranza, prima di andare a ballare.

Forse per questo vezzo maschile alla pianta è stato affibbiato il nome, intuibile di bèlle giòvene = bel ragazzo in cerca di conquiste.

Le nostre nonne, utilizzandone fiori e foglie, ottenevano un aromatico liquore digestivo. Ormai, con Acqua e di Colonia e Liquori di gran Marca (tutti prodotti industriali) la coltivazione di questa pianta è andata del tutto in disuso, almeno dalle nostre parti.

Ringrazio Enzo Renato per il suggerimento.

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Beföne

Beföne s.m. = Malattia del frumento.

Stagonosporiosi o Carbone del frumento.

Per estensione, se qualcuno mostra di sragionare, si addita come uno che töne ‘u beföne ‘nde la chépe = ha il marcio nel cervello.

Più pittoresca la frase : tòcche de beföne = ha un tanfo di marcio (nella testa)

Viene chiamato così anche il tanfo di muffa che si avverte nei locali umidi: föte de beföne = puzza di muffa.

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