Tag: sostantivo maschile

Chenarjille

Chenarjille s.m. = Chilotto, chiletto,

È una valutazione “a occhio” del peso di un oggetto o una derrata alimentare, senza che ci sia un controllo sulla bilancia, cui viene attribuito il valore di circa un kg.

Segnö, accattatìlle ‘stu pólepe ca jì angöre vüve, sarrà ‘nu chenarjille: dàmme sett’èure e böna salüte!
= Signora, còmpratelo questo polpo perché è ancora vivo (appena pescato), sarà un chiletto: dammi sette euro (mangialo) e che si tramuti in buona salute!

Si capisce che è un diminutivo di cüne = chilogrammo

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Chemò 

Chemò s.m. = Comò, cassettone, canterano.

Mobile a cassetti, usato per conservare prevalentemete biancheria da letto e personale.

Deriva dal francese. Il termine è stato adottato anche dalle altre lingue europee
Francese commode (pronuncia comòdd)
Inglese commode, commodes
Portoghese cômoda
Spagnolo cómoda
Tedesco amt, kasten, kommode

Una volta si costruivano esclusivamente a mano e lucidati a spirito. I nostri artigiani – ora purtroppo introvabili – erano bravissimi, compreso il famoso Sfasciachemò, chiamato spregiativamente in questo modo per invidia o per sfottò.

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Chelòmbre 

Chelòmbre s.m. = Fico fiorone, siconio

Frutto dell’albero di fico (Ficus carica), con corteccia grigia, fusto di legno chiaro, dalle foglie a forma di cuore e frutti a pera particolarmente gustosi.

La prima fioritura, in primavera inoltrata, produce i fichi fioroni.

A settembre c’è la seconda gettata, che è la fruttificazione vera e propria.

Notare la differenza di pronuncia della “o”:

al singolare ‘nu chelòmbre; al plurale ‘düje chelómbre.

Quando qualcuno anticamente si recava nelle piantagioni di fichidindia per espletare i suoi bisogni corporali, eufemisticamente raccontava di essere andato a farei ‘na mangéte de chelómbre = una mangiata di fioroni.  Probabilmente perché una loro scorpacciata in effetti avrebbe procurato un rilassamento intestinale!
La “passeggiata”, visto che siamo in argomento, si definiva anche come ‘na spasséte [dal tedesco spazieren (leggi spasiren) =  passeggiare]

Nota linguistica.
In tutta la Puglia e anche in Basilicata di usa un termine abbastanza simile, seppure adattato alla parlata delle varie località (Chelùmbre, chelummu, culumbi, chelìmme, ecc.).

Ho letto in rete:
«il fiorone è un prodotto tipico della nostra terra, ma i botanici storcerebbero il naso a sentire chiamare “frutto”, quella che in realtà è una “infiorescenza”, detta siconio o sicono».

Non voglio fare lo scienziato, ma mi sembra che il termine nostrano derivi dal greco κόρυμβος  (leggi korumbos) = corimbo, ossia fiore, infiorescenza.

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Chegghjöne 

Chegghjöne s.m. = Testicolo

“Ciascuna delle due ghiandole genitali maschili contenute nello scroto e destinate alla produzione degli spermatozoi” (De Mauro).

Chegghjöne è una forma piuttosto volgare, corrispondente al termine italiano coglione.
Come aggettivo riferito a persona significa sciocco, ingenuo, stupidotto, credulone, incapace.

Al plurale suona:chegghjüne.

L’insieme dei due testicoli e dello scroto viene detto (clicca→)  ‘a cögghje. 

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Checòmbre 

Checòmbre s.m. = Tortarello (verde pugliese)

È una specie di cetriolo (Cucumis flexuosus) tipico pugliese, dalla pasta dolce, usato in insalata. Il frutto è piuttosto lungo e curvo, ha la corteccia sottile color verde scuro, scannellata, coperta di leggera peluria.

Era uno dei prodotti degli Sciali, assieme alle carote, alle cipolle, alle patate e ai meloni gialli. Forse perché non remunerativo, i checómbre sono del tutto scomparsi dai mercatini.

Il Tortarello bianco abruzzese invece non ha la peluria ed è di un colore verdastro, molto chiaro.

Al plurale suona checómbre con la “ó” stretta.

Taluni pronunciano checòmere e checómere.

Da non confondere con l’italiano cocomero (Citrullus lanatus, o Citrullus vulgaris)

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Chécafurnjille

Chécafurnjille s.m.= Farfallone

Persona inaffidabile e incostante, specie in campo amoroso.

Definisce un tipo che non trova mai un “focolare” (inteso come famiglia), un fornello dove fermarsi per crearsene una definitivamente.

Soggetto che cambia facilmente fidanzata. Vé facènne ‘nu balle pe chése: un po’ qua, un po’ là, senza intenzioni serie.

Per estensione sono così definiti dai commercianti quei clienti occasionali, che saltano i fornitori, o che non sono affidabili.

Con lo stesso significato dicesi anche pisciacantöne, ossia  – come i cani ad che lasciano una pisciatina ogni spigolo di casa che incontrano durante il loro cammino per marcare il territorio – così costui cambia metaforicamente le sue posizioni, scelte politiche o sportive, fidanzate, ecc.

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Cèveze

Cèveze s.m. = Gelso

Al plurale fa Cjìveze

Albero con foglie cuoriformi, di cui si nutrono i bachi da seta, che produce piccoli frutti commestibili.

Il frutto (Morus alba) è carnoso, color giallastro/bianco con sapore dolciastro, con una punta acidula, matura in giugno luglio.


Il Gelso nero (Morus nigra) è molto simile alla specie precedente. Ha foglie più piccole e produce frutti nero-violacei e piu’ saporiti.

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Cetrüle

Cetrüle s.m. = Cetriolo

Cetriolo (Cucumis sativus)
Pianta erbacea annuale rampicante della famiglia delle Cucurbitaceae, dotata di foglie ruvide, fiori gialli, frutti allungati, fragranti, carnosi, commestibili.

Figuratamente:
. persona sciocca e insulsa.
Ma sì pròprje ‘nu cetrüle! = Ma sei proprio uno sciocco!

. membro virile.
Allusivamente riferito ad un tipo cazzuto ‘Nu bèlle cetrüle.

Sapete la storia dell’ortolano?  Cliccate qui.

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Cèsse

Cèsse s.m. = Gabinetto, latrina

Oltre al significato di “stanzino da bagno” come si dice ora, il termine designava negli anni ’30 specificamente la sola tazza del W.C., che – con l’avvento della fognatura – sostituì nelle nostre case il notissimo ruàgne.

Praticamente, non essendoci ancora l’acqua corrente in tutte le case, era una specie di imbuto, uno scaricatoio di feci e acque luride, anche quelle del bucato a mano, o della pulitura del pesci.

Scherzosamente se qualcuno chiedeva in italiano: Che è successo? La risposta era automatica:
C’jì rótte ‘u cèsse = Si è spaccata la tazza del W.C. (o si è occlusa la conduttura di scarico). Ma fortunatamente solo per la rima.

Ovviamente cesse è adoperato spregiativamente nei confronti di una persona, un film, uno spettacolo, un cantante, un ballerino ecc..

La ricerca sull’origine del termine mi ha postato al consueto latino:  recĕssu(m), deriv. di recedĕre ‘ritirarsi’.
Ricordo che nelle antiche stazioni ferroviarie c’era la scritta “ritirata” e addirittura “cessi”

Visto che mi trovavo ho cercato anche WC, che  significa water closet, ossia acqua accumulata. Insomma la cassetta dello sciacquone!

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Cerotte

Ceròtte s.m. = Cerotto, Lumino stearico

Non si tratta solo del cerotto per medicare le piccole ferite, tipo Salvelox, peraltro entrato da pochi anni nella parlata locale!

Negli anni ’20 venne posto in vendita il Cerotto Bertelli per alleviare per via percutanea il dolore alla schiena, ora sostituiti da DropMed, Flectadol e simili.

 

 

Per ceròtte Intendiamo in dialetto quel piccolo contenitore di plastica cilindrico, generalmente di colore rosso, blu o bianco, talora decorato con immagini devozionali, contenente una materia combustibile, di solito cera (da cui il nome ceròtte) e uno stoppino.

Viene acceso e posto generalmente su un portaceri votivo, davanti alle immagini sacre, o davanti ai loculi cimiteriali in segno di preghiera e devozione.

Fino agli anni ’60, quando non esisteva ancora la plastica, la cera che diventava liquida per effetto del calore emanato dallo stoppino acceso, era trattenuta da un piccolo scodellino di carta oleata con i bordi pieghettati, uguali i pirotti usati dalle pasticcerie per contenere cioccolatini e dolcetti.

I venditori di lumini si piazzavano lungo il viale che porta al cimitero e lanciavano il loro grido: Ceròtte! Ceròtte p’a làmbe! = Lumini, lumini stearici per la lampada votiva.
In dialetto con il termine lumüne = lumino si intende solo quello a olio.

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