Tag: Locuzione idiomatica

Fàrce chére a mantenì 

Fàrce chére a mantenì loc.id. = Sopravvalutarsi, fare il prezioso.

Letteralmente significa farsi costoso da mantenere.

Come per dire: guarda che io sono esigente, schizzinoso, uno che sceglie sempre e solo cibi, indumenti e qualsiasi cosa di alta qualità, e quindi di alto prezzo. Se proprio vuoi stare al mio livello, che è ovviamente molto alto, devi saper sopportare un alto costo.

Assumere un contegno improntato ad altezzosità, sussiego (e diciamo pure assumere un atteggiamento molto antipatico).

Insuperbirsi, inorgoglirsi, non abbassarsi al livello degli altri, ritenuti ovviamente inferiori, non concedersi in confidenze o a favoritismi, stare sulle sue.

Insomma sa o crede di essere di gran valore, che ha un gran prezzo, che per mantenere il suo livello bisogna pagare caro il tentativo.

La risposta, se è eufemisticamente corretta, suona così: Meh, camüne vattìnne = Orsù, allontanati da questi paraggi.

Altrimenti un bel vàffa , e mi sembra giusto, non glielo toglie nessuno.

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Fàccia töje (Alla)

Fàccia töje (Alla)  loc.id. = A tuo dispetto, per ripicca.

Ajire so jüte alla spiagge: stöve ‘nu bèlle söle, alla faccia töje = Ieri sono andato alla spiaggia: c’era un bel sole (nonostante la tua previsione contraria e mi sono trovato bene) a tuo dispetto.

Ovviamente può comprendere anche gli altri pronomi (alla faccia möje, töje, söje, nostre, vòstre, löre).

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Faccia storte

Faccia storte loc.id. = Dissentire, discordare

Alla lettera è come in italiano, ossia faccia storta.

Assume due significati diversi a seconda del verbo che precede la locuzione:
1 –  Con il verbo fare:
Se uno fé ‘a faccia storte, significa semplicemente che prova o mostra contrarietà, perché non condivide quello che vede o ascolta.

Quànne agghje dìtte ca jöve a juché ai càrte ànne fàtte ‘a fàccja stòrte = Quando ho detto che sarei andato a giocare a carte hanno dissentito.

Pecché quanne me vöte pe ‘Angiolétte màmete fé ‘a fàccja storte? = Perché quando mi vede con Angela tua madre mostra contrarietà?

2 – Con il verbo essere:
Se qualcuno jì faccia storte,  significa che è bugiardo, falso e menzognero. Non è affidabile. Questa locuzione si può declinare anche al maschile, non riferendosi più alla faccia, ma alla persona: jì facce-stùrte = costui è un ipocrita, ingannatore

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Faccia möje!

Faccia möje! loc.id. Ahimè

Letteralmente: Faccia mia!

È un’esclamazione che sfugge allorquando si apprende di un’azione riprovevole compiuta da qlcu.

Vuol significare: nascondo io la faccia al posto suo, per lo scandalo che desta il suo modo di parlare sguaiato, e/o le accuse che rivolge arbitrariamente verso altre persone, e/o la gravità del suo comportamento.

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Facchjullà 

Facchjullà  loc.id. = Scosta, allontana, distacca.

È un invito a spostare un oggetto, o una mano, o qls cosa dal campo di lavoro di qlcu.

Facchjullà ‘u becchjire = Sposta il bicchiere.

Se rivolto a persona come comando è fattecchiullà = spostati, fatti più in là.

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Fàcce-a-ppröve

Fàcce-a-ppröve loc.id.= Confronto diretto. chiarimento, controprova,.

Raffronto vis-à-vis tra due o più persone allo scopo di chiarire un equivoco,  un malinteso. Normalmente con intento pacifista.

Talvolta, più seriamente, per smascherare un bugiardo o individuare l’autore di qualche azione riprovevole. In questo caso raramente la cosa finiva lì. Una zuffa era già preventivata, faceva parte inevitabilmente del rituale combattivo del faccia-a-faccia.

Dopo gli anni ’60, non si avvertiva più la necessità di ricorrere a questo confronto  poiché il menefreghismo aveva cominciato a prevalere sulla suscettibilità personale, causa di dissidi e conflittualità insanabili.

Ora fortunatamente non si usa più contrapporsi con animo battagliero. Tizio ha detto su di te una cosa inesatta? E chi se ne frega!

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Fàcce de càzze

Fàcce de càzze loc.id. = Sfrontato

Scusate l’espressione colorita…

È usata correntemente in dialetto per definire qualcuno dalla faccia di bronzo, sfrontato, sfacciato, arrogante, insolente, impertinente, irriverente.

Le donzelle bene educate dicevano eufemisticamente: uhé, fàcce de cùrne! = ehi, faccia di corno!

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E dìlle candànne!

E dìlle candànne! loc.id. = Sii esplicito

E dillo cantando (il fatto)!

Non c’è bisogno di avere una bella voce: qui non si tratta di cantare…

La locuzione suggerisce di non far ricorso a sotterfugi o a perifrasi.

Quello che devi dichiarare o chiedere, esponilo chiaramente!

Sènza ca féje tanta giüre: e dìlle candanne! = Senza che fai tanti giri (di parole): ma parla chiaro!

Tjine ‘stu sorte de ruspe: e dille candanne! = Hai questo grande cruccio: confidati, esponi le tue reali intenzioni!

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E che jà jèsse, de fjirre? 

E che jà jèsse, de fjirre? loc.id. = E che, debbo essere di ferro?
Ammessa anche la versione: e che, àgghja jèsse de fjirre?

Questa esclamazione è ricorrente quando si esprime il limite della condizione umana di fronte ad eventi ritenuti insormontabili.

Un esempio: quando ci si trova davanti ad un lavoro immane: E che jà jèsse, de fjirre? = E che sono fatto di ferro? Come potrò mai affrontare questa fatica?

Un modo divertente è capitato di recente.
Una persona si è imbattuta assieme ai suoi amici in una vistosissima ragazza procace, con le curve al punto giusto e tutto il resto ben evidente: e che jà jèsse, de fjirre? = io sono fatto di carne, in questa stagione con gli ormoni galoppanti: come faccio a resistere di fronte a tale prorompente sex-appeal? La cosa potrebbe riuscire solamente se io fossi fatto di ferro, cioè di materia inanimata e resistente e temprata…Ma io sono fatto di carne, e la carne è debole!

Mirabile sintesi del dialetto: poche parole hanno espresso magistralmente tutto il pensiero che voi pazientemente avete letto dopo il segno =!

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Döpe-mangéte

Döpe-mangéte locuz.id. = Dopo pranzo, pomeriggio

Parte pomeridiana della giornata fino alla sera.

Alla lettera significa dopo (aver) mangiato.

I Latini dicevano post-prandium = dopo il pranzo o post-meridies= dopo il mezzogiorno.

Qualcuno dice döpe-mangéte (o anche döpe-mangéje = dopo il mangiare) per non confonderlo con il termine locale jògge.

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