Tag: Locuzione idiomatica

Fé ‘a bèlla giòvene

Fé ‘a bèlla giòvene loc.id. = Prostituirsi

La locuzione non si riferisce a una bella ragazza, che è solo bella, ma ad una “che fa la vita”, che si prostituisce.

Se vogliamo è un eufemismo che cmq velatamente incolpa la disgraziata che esercita questa squallida professione suo malgrado.

Chi fa la puttana nella stragrande maggioranza dei casi è costretta, o da qlcu che la sfrutta, o dalle circostanze della vita, o per procurarsi stupefacenti; estremamente rari i casi di libera scelta.

Sinonimi: zòcchele, putténe, bagàsce

Filed under: FTagged with:

Fàrece ‘a ‘nzògne

Fàrece ‘a ‘nzògne loc.id. = Fare la cresta

In questo caso non significa lavorare la parte adiposa del maiale per ricavarne ‘a nzògne, la sugnq, lo strutto…

Nella locuzione fàrece ‘a nzògne si intende, come si dice in italiano, fare la cresta sulla spesa, appropriarsi di una parte del denaro ricevuto per fare degli acquisti, facendo figurare prezzi più alti di quelli sostenuti effettivamente.

Da bambini lo facevamo per racimolare le venti lire da spendere per andare al cinema a vedere Totò o la serie dei Tarzan, o gli avventurosi Western con il mitico Randolph Scott, che nessuno ricorda più, un tipo dal cazzotto facile come Chuk Norris (Walker Texas Ranger)

 

Filed under: FTagged with:

Fé ´na cöse de jùrne 

Fé ´na cöse de jùrne loc.id. = Affrettarsi, sbrigarsi

È una bella espressione che si pronuncia, rivolta ad amici o a collaboratori, per incitarli ad ultimare un lavoro in corso, o a prendere una decisione senza tentennare o attardarsi eccessivamente.

La frase alla lettera significa: fare una cosa di giorno.

Perché di giorno? A mio parere perché il detto è di origine chiaramente contadina. I coltivatori attendevano al loro lavoro esclusivamente alla luce solare, dall´alba al tramonto. Quindi se si doveva completare qlcs bisognava farla prima del tramonto, quindi di giorno!

Filed under: FTagged with:

Fé ´a còrse d´u ciócce 

Fé ´a còrse d´u ciócce loc.id. = Desistere, arrendersi

Alla lettera significa: fare la corsa dell´asino.

Mi sembra che si dica questa locuzione all´indirizzo di chi, mettendosi in mostra senza modestia, alla conclusione di qls raffronto, ne esce vergognosamente scornato.

Un po´ come quando si dice: “le pive di montagna, andarono per suonare e furono suonate”, o anche “ritornare con le pive nel sacco”, o meglio ancora “attacco francese e ritirata spagnola”.

Grazie e Giusi Demonte per il suggerimento.

Il lettore Michele Murgo, che ringrazio, completa la definizione scrivendo: “Si associa questo modo di dire a quelle persone che sul lavoro partono in quarta e si mostrano veloci e volenterosi ma inesorabilmente dopo un po’ mollano tutto, come gli asini impauriti che si bloccano e non c’è niente da fare per smuoverli”.

Filed under: FTagged with:

Fàrece venì ‘u cegghjöne 

Fàrece venì ‘u cegghjöne loc.id. = Immusonirsi, ammutolirsi

Diventare improvvisamente scorbutico, o taciturno, scontroso.

Alla lettera: farsi venire un immusonimento.

Tutte ‘na vòlte c’jì fatte venì ‘u cegghjöne = Improvvisamente si è immusonito.

Presumo che derivi da cìgghje, nel senso di grossa fitta improvvisa, dolore che toglie il respiro che non consente, quindi, di replicare alcunché.

Filed under: FTagged with:

Fàrece freché da ‘u maletjimbe

Fàrece freché da ‘u maletjimbe loc.id. = Farsi sorprendere dalla tempesta.

È un circonlocuzione che significa ‘commettere una sconsideratezza’.

Immaginate la marineria locale come stava attenta alle perturbazioni atmosferiche, quando le attività di pesca avvenivano solo con natanti a propulsione remo-velica.

I pescatori, benché analfabeti, avevano tutti in casa un barometro e lo sapevano “leggere” benissimo.
Conoscevano anche tanti altri segni per subodorare l’avvicinarsi di nembi, o di cigghjéte. Ne andava della loro pellaccia.

Dalla vita di mare l’espressione, figuratamente, è passata nel linguaggio usuale. Nen te facènne freché da ‘u maletjimbe = Sii prudente, sii cauto, usa precauzioni, non ti far sorprendere dalle avversità!

Filed under: FTagged with:

Fàrece capéce 

Fàrece capéce loc.id. = Capacitarsi

Capacitarsi, rassegnarsi, convincersi, rendersi conto.

Nen me fàzze capéce pecché Marüje nen völe ascènne = Non riesco a capacitarmi del perché Maria non voglia venire a passeggio per il Corso.

Filed under: FTagged with:

Fàrece brótte 

Fàrece brótte loc.id. = Guastarsi, inacidirsi, diventare immangiabile

Alla lettera significa: divertare brutto, imbruttirsi.

Non è un problema estetico. Si riferisce a cibo o ad avanzo di cibo che è meglio consumare subito perché altrimenti fino al giorno successivo ce fé brótte = si guasterebbe

Insomma cambia aspetto, ri ricopre di muffa, ingiallisce, si inacidisce (ce fé acìzze = si fa acido o rancido).

Meh mangiatìlle st’ate e düje chelómbre ca fine a quann’jì cré ce fanne brótte =Suvvia, mangiateli questi altri due fichi fioroni perché (altrimenti) fino a domani diventeranno acidi.

Mà ‘sti cerése ce sò fatte brótte = Mamma, queste ciliege si sono guastate!

Un’amica tedesca di mia figlia che capisce abbastanza bene l’italiano, una volta venne a Manfredonia. Quasi al termine della cena, mia moglie la sollecitò a consumare gli ultimi due pezzetti di mozzarella di bufala, altrimenti l’indomani si sarebbe “fatta brutta”. La poverina rivolse allora uno sguardo perplesso e preoccupato verso mia figlia. Perché avrebbe dovuto imbruttirsi lei che aveva mangiato la nostra specialità con tanto gusto? Allora mia figlia che parla benissimo il tedesco la tranquillizzò, spiegandole che sarebbe stata la provolina e non la ragazza a diventare “brutta” l’indomani , dando il significato corretto alla locuzione idiomatica manfredoniana.

Filed under: FTagged with:

Fàrece ‘na chépe de chjànde

Fàrece ‘na chépe de chjànde loc.id. = Piangere copiosamente.

Chjànde è pianto: Farsi un “signor” pianto, non un mini pianto di terz’ ordine.

Succede quando si vedono al cinema o in TV alcuni film strappalacrime che piacciono tanto alle donzelle.

Che bella stòrje: me sò fàtte ‘na chépe de chjànde = Che storia toccante! Mi ha fatto versare molte lagrime.

Filed under: FTagged with:

Fàrece ‘i scorze ‘nganne

Fàrece ‘i scorze ‘nganne loc.id. = Parlare a vuoto, essere disattesi.

La locuzione vuol significare specificamente avvilirsi dopo innumerevoli e reiterati inviti ad un comportamento corretto, ad una condotta lineare, purtroppo inascoltati.

L’iperbole evidenza addirittura lesioni all’apparato fonetico, alle corde vocali, per il continuo vociare indirizzato a quelli che non vogliono ascoltare, né consigli e né suggerimenti per il loro bene. Queste immaginarie lesioni, iniziate tanto tempo prima, stanno rimarginandosi con delle croste (‘i scorze), come avviene quando si scortica un ginocchio.

Mò jéve ca te stéche decènne: agghje fatte ‘i scorze ‘nganne! = Te lo dicevo io da tanto tempo: mi sono spolmonato ma tu lo stesso non mi hai dato ascolto.

Insomma non è una traduzione proprio alla lettera, ma il significato è questo.

Filed under: FTagged with: