Tag: aggettivo

Mbambalüte

Mbambalüte agg = Intontito, frastornato

Stordito, stralunato, inebetito a causa della mancanza di sonno o dall’eccessivo uso di alcolici.

Ritengo che derivi da imbambolato, o da obnubilato.

Lo stato di disorientamento è detto ‘mbambalènze.

L’italiano è ricco di sinonimi: stordito, stralunato, attonito, annichilito, disorientato, frastornato.   A noi basta ‘mbambalüte!

Parle e parle e nen me respùnne: ma sté mbambalüte? = Parlo e parlo e tu non mi rispondi: ma sei stralunato?

Filed under: MTagged with:

Mazzangànne

Mazzangànne agg. e s.m. = Scansafatiche.

In italiano esistono molti sinonimi: fannullone, pigro, pigrone, poltrone, sfaticato, svogliato, sfaccendato, scioperato, perdigiorno, ozioso, indolente, bighellone, vagabondo, infingardo, buono a nulla (basta!). Per il contrario esiste solo “lavoratore”
Il dialetto come al solito è sintetico, stringato, essenziale.Il termine deriva da mazza = bastone e ‘nganne = al collo.Si tramandano differenti versioni sull’origine del vocabolo:

A) – Era un’abitudine dei pastori quella di fissare al collare di alcuni ovini in sospetta malattia, una verga di traverso, per impedirne l’ingresso nella stalla, e per tenerli separati dalle altre pecore. Una specie di quarantena, di cordone sanitario per scongiurare il contagio.
Quindi “mazzanganne” designa un soggetto anomalo, malato, indesiderato, fuori dal numero dei virtuosi. Per estensione è passato dalle pecore agli umani.

B) – Il lettore Giuseppe dice che la mazza, intesa come bastoncello, veniva legata di traverso al collare dei cani golosi per impedire il loro ingresso nei pollai a far razzia di uova. L’amico Matteo Borgia è più specifico: «Si dice così perché al cane da guardia che non voleva lavorare si legava una mazza alla gola per impedirgli di tornare nella cuccia.»

C) – Recentemente ho captato un’altra versione di mazzanganne.
Ossia il soggetto pelandrone non si può chinare a zappare o a svolgere qualsiasi altro lavoro manuale, perché si comporta come se avesse una stecca di lungo nel collo, una “mazza in canna” (nella trachea o nell’esofago) quindi che lo tiene rigido e gli impedisce di curvare la schiena.

D)  L’amico dott. Enzo Renato vede un’altra immagine, ossia un operaio che, cito testualmente, «…si attempa tenendo l’asta in mano dritta appoggiando l’attrezzo in terra. Il manico punta proprio il collo, ove si suole addirittura appoggiare il vertice della “mazza”. E così passa il tempo….svogliato; fino a quando non ti esorta l’altrui rimprovero.
Si dice pure : ” ‘Nganne, la vù.” = La vuoi proprio in gola! Non hai proprio voglia di farlo, di darti da fare.»

A favore della ipotesi B si è espresso il dott. Matteo Rinaldi, studioso del dialetto e co-autore (assieme a Pasquale Caratù) del già citato pregevole Vocabolario manfredoniano.
Lino Brunetti, a conferma della versione C), dice testualmente: «Io vado per quest’ultima spiegazione, anche perché ho sentito in un dialetto lombardo dire qualcosa su qualcuno che aveva la mazza di scopa al posto della colonna vertebrale, e non si piega a zappare».
Per par condicio si deve considerare anche l’ipotesi D).
Ad ogni buon conto nessuna versione depone a favore del soggetto mazzanganne!

Filed under: MTagged with: ,

Matacöne

Matacöne agg. = Scaltro

Scaltro = che è dotato di sagacia, avvedutezza e abilità nel destreggiarsi in ogni situazione: uno che denota accortezza, astuzia.

Insomma un volpone, simpaticamente ‘nu figghje de zòcchele, che difficilmente si lascia imbrogliare.

Qualcuno dice anche matanghe con lo stesso significato.

Filed under: MTagged with:

Cemmöne

Cemmöne agg. e s.m. = scontroso, introverso, asociale

Un termine antico, ormai desueto, che definiva il comportamento di un soggetto poco socievole, scorbutico, chiuso.
Giuanne jì proprje ‘nu cemmöne = Giovanni è proprio un orso, è davvero intrattabile.


Filed under: CTagged with: ,

Mambredunjéne

Mambredunjéne agg. e sost.inv. = Manfredoniano

L’aggettivo manfredoniano si traduce mambredunjéne. C’è quella “u” che trovo inspiegabile in un più lineare mambredonjéne… La tradizione va rispettata e si deve dire mambredunjéne, invariabile per genere e numero.
Me piéce ‘u dialètte mambredunjéne = Mi piace il dialetto manfredoniano.
Quìste so’ chésecavalle mambredunjéne = Questi sono caciocavalli manfredoniani.

Come sostantivo si deve usare la lettera maiuscola: Mambredunjéne = persona nativa, originaria o residente a Manfredonia.

I Mambredunjéne so’ amande de balle = I/le Manfredoniani/e sono amanti del ballo, amano danzare, fare feste. Carnevale docet!
Ce süme truéte a Meléne tutt’i Mambredunjéne pe vedì ‘a partüte = Ci siamo incontrati a Milano tutti i Manfredoniani per assistere ad un incontro di calcio. Allora Watson, eravamo allo Stadio Meazza/San Siro.

Filed under: MTagged with:

Luöre

Luöre  agg. = Vero

Che corrisponde alla realtà, alla verità, che è effettivo, reale.

Te sì accòrte ca quànne parléme ‘ndialètte allunghéme ‘i paröle? Veramèeeeende? Sìììì, jì luööööre!… = Ti sei accorto che quando parliamo in dialetto allunghiamo le parole? Sul serio?…Sììììì, è veeeeero!

– Jì luöre ca te sì accattéte ‘na chése? – Sì, jì luöre, agghje fatte ‘u dèbbete alla Banghe. – E bréve a jìsse! = È vero che ti sei comprato un appartamento? Sì, è vero, ho contratto un mutuo con la Banca. Sei stato inaspettatamente bravo.

Filed under: LTagged with:

Lòcche

Lòcche agg. s.m. = solcometro, contamiglia

Deriva dall’inglese è log ossia “Solcometro di Walker”.

È uno strumento meccanico atto a misurare la velocita dei natanti in navigazione, formato da un corpo a siluro, con due alette ad elica saldate lungo il suo fusto.  La sua parte anteriore reca un anello a mulinello, cui si lega un sagolino.
L’apparecchio, lanciato in mare, sotto il pelo dell’acqua, prilla, gira velocemente su se stesso per effetto delle sue ali a elica.

In base al tempo impiegato per la misurazione, e al numero dei giri effettuati si ottiene la velocità mantenuta dal natante. V=t/d (spero di non avervi confuso): Velocità = tempo diviso distanza.
Quelli più moderni consentono di leggere direttamente la velocità dai contatori interni.

Filed under: LTagged with: ,

Llenéte

‘Llenéte agg. = incontenibile

Non significa “allenato”, come può sembrare.

Spec. di sentimento, che si manifesta impetuosamente e in modo incontrollabile; che non ha limiti; sbrigliato; animato, molto vivace, travolgente, instancabile, famelico.

Ma fjirmete ‘nu poche de mangé: acchessì ‘llenéte stéje? = Ma fermati un po’ di mangiare: così famelico sei?

Sèmbe allunghe sti méne! Ma sté sèmbe ‘llenéte? = Sempre allunghi queste mani! Ma sei sempre così impetuoso?

Filed under: LTagged with:

Lenze-lenze

Lenze-lenze agg. = Lacero, strappato in più parti

Usato nella locuzione Fé lènze-lènze v.t. = Lacerare

Il detto deriva dal fatto che specialmente le lenzuola, dopo anni di usura, si sbrindellano, si riducono a brandelli, si sfilacciano. L’unica cosa da fare, poiché non si possono rattoppare, è quella di ricavarne fasce da usare come bendaggi, o quadrati da usare come strofinacci.

Per estensione, la locuzione facilmente diventa una minaccia verso qlcu: Te fazze lènze-lènze! = Ti riduco a brandelli!

Può essere una sintetica efficace constatazione dopo aver assistito a una zuffa: Ce so’ fàtte lènze-lènze! = Si sono picchiati di santa ragione e si sono ridotti proprio male per le reciproche percosse.

Filed under: LTagged with:

Lazzaröne

Il sostantivo in un contesto serio descrive persone che compiono azioni esecrabili.
Finalmènde ànne ‘ngarceréte a códdu lazzaröne = Finalmente hanno arrestato quel farabutto.

Insomma “lazzarone”, ormai riconosciuto anche in lingua italiana, deriva dal napoletano, ed è sinonimo di mascalzone, furfante, manigoldo, lestofante, farabutto, gaglioffo (rendo l’idea?).

L’aggettivo fa riferimento alle azioni negative compiute da questo genere di persone .
Mattöje jì pròprje ‘nu lazzaröne = Matteo è proprio un farabutto.

Queste sfumature grammaticali – aggettivo/sostantivo –  forse non interessano nessuno, ma mi corre l’obbligo di chiarirle.

Nel nostro dialetto è pronunciato sempre in tono scherzoso, specialmente rivolto ai frugoletti che hanno compiuto una monelleria.
Ma quànde sì lazzaröne! = ma quanto sei furbetto!

Al plurale suona lazzarüne.
Ce sò accucchjéte ‘sti quatte lazzarüne: evògghje a fé ammujüne! (scusate l’involontaria rima)= Si sono riuniti questi quattro bricconcelli: non si stancheranno di far baccano!

Filed under: LTagged with: ,