Tag: aggettivo

Mómmele

Mómmele agg. e s.m.= Debole, vile.

Epiteto offensivo che descrive un uomo di poco valore, debole fisicamente e/o caratterialmente.

Invariabile al maschile, al femminile, al singolare e al plurale.

Si pronuncia sempre rafforzando la “m” iniziale per enfatizzare l’aggettivo e il sostantivo, specie se è preceduto dall’artico ‘u e ‘nu = un, il.

Sì pròpete ‘nu mmómmele! = Sei proprio un fesso (agg.)
Giuànne jì mómmele = Giovanni è debole (agg.).

Usato come sostantivo ha il significato dell’aggettivo.
Uì, mò vóne ‘u mmómmele = Ecco, ora arriva il fesso (s.m.).

Al superlativo è mummelacchjöne

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Móccappüse

Móccappüse agg. = Moccioso

Si riferisce ai bambini con il mocio al naso.

Diventa offensivo se l’epiteto è rivolto a un giovane adulto, per indicare che si comporta come un moccioso.

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Mezzafèmene

Mezzafèmene agg. e s.f. = Effeminato

Che ha aspetto o atteggiamenti poco virili; soggetto eccessivamente curato e lezioso. Non è detto che costui sia pederasta o gay.

Può succedere che commessi di biancheria femminile o parrucchieri per signora, a furia di contattare una clientela formata da sole donne, imitino inconsciamente i loro atteggiamenti, il loro modo di parlare e i loro discorsi.

Alla lettera significa “metà donna”: ho sentito dire anche mezza-figghjöle = mezza figliola.

‘U vüte accüme ce vèste? Assemègghje a ‘na mèzza-fegghjöle = Lo vedi come si veste? Sembra un effeminato.

Alcune di queste persone possiedono un notevolissimo senso estetico: altrove diventavano ballerini o stilisti (Schubert, il primo stilista italiano, Nureyev, Armani, Valentino, Versace, ecc.) Da noi erano chiamati ad addobbare, dietro modesto compenso, le vetrine di qlc negozio alla moda, o a sistemare il corredo della sposa in esposizione prima della ‘consegna‘, incombenze che eseguivano con un gusto veramente ammirevole.

Ripeto, non è detto che queste persone siano omosessuali. È l’atteggiamento che li ‘condannava’ nel secolo scorso.

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Merachelüse

Merachelüse agg = suscettibile

Letteralmente sembrerebbe “miracoloso/miracolosa”, ma nel dialetto manfredoniano si usa per definire una persona che tende ad esagerare e che ingigantisce anche la minima sciocchezza, specialmente se si riferisce a escoriazioni, tumefazioni e altre sciocchezze di minima entità.

Il termine con cui ho tradotto, suscettibile, ha una valenza immateriale. Nel nostro caso è proprio nel senso di maggiore sensibilità al dolore fisico. Potrei dire ipersensibile, con una soglia del dolore molto bassa.

Molti soggetti alla sola vista di una iniezione cominciano a piagnucolare senza ritegno, ancorché adulti.
Ecco, questi sono i tipi “miracolosi”…

Al femminile fa merachelöse.

Grazie a Michele Murgo per il suggerimento.

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Meccüse

Meccüse agg. e s.m. = Moccioso

1) agg. Pieno di moccio, sporco di moccio;

2) s.m. Bambino che ha ancora il moccio al naso. Per estens. con valore iron. o pegg., ragazzo che si dà arie da adulto. Al femminile suona meccöse.

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Abbufacchjéte

Abbufacchjéte agg. = Gonfio, ingrossato.

Si riferisce a persona obesa, grossa in maniera insolita.  Si paragona al rospo (Bufo viridis) che spesso si presenta ingrossato oltre misura forse come difesa da predatori.

A volte delle persone malate, per effetto secondario da farmaci, si presentano con viso e membra appesantiti

Derivato dal verbo abbufacchjàrece

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Atturrande

Atturrande agg. = Imbroglione, lestofante, mascalzone, impostore.

Un termine un poco usato dai giovani, sinonimo di ‘mbrusatöre, o di ‘mbrugghjapùrche‘mbrugghjöne,, insomma un aggettivo attribuito ad un soggetto che è meglio tenere alla larga.

Ringrazio il lettore Giuseppe Ciani per avermelo segnalato ed altri informatori per avermelo confermato.

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Mbrugghjapùrche

Mbrugghjapùrche agg. e s.m. = Imbroglione

Che imbroglia, che raggira. Lestofante di bassa lega, dotato di scarsa furbizia. Insomma che non è capace nemmeno a portare a termine le sue azioni di raggiro.

‘U canósce chi ca jì códdu ‘mbrugghjapùrche? = Lo conosci chi è quel lestofante?

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Mbósse

‘Mbósse agg. = Bagnato, intriso

Al maschile si pronuncia ‘mbósse con la “o” stretta, mentre al femminile ‘mbòsse, con la “o” aperta.

Intriso o anche solo inumidito dall’acqua o da altro liquido..

Leggendo qua e là, ho scoperto che ‘il verbo ‘mbonne,  deriva dal greco  ambokno = bagnare, inzuppare, intingere in un liquido

Livetìlle quedda magliètte, ca sté ‘mbòsse = Lèvatela quella maglietta ché è bagnata.

Ora si tende a dire bagnéte o abbagnéte…Io però non sono molto d’accordo.

Anticamente, definendo qualche ragazza come pèzza ‘mbòsse le si attribuiva scarsa energia fisica o decisionale. Insomma una moscia-mòsce, lenta nell’agire o nel decidere per timidezza, incapacità o imbarazzo. Una forma ormai desueta, soppiantata dall’ormai diffuso aggettivo ‘mbranéte.

Si usa anche la perifrasi sentìrece accüme ‘na pèzza ‘mbosse ossia sentirsi sfiniti, spossati, fiacchi, simile all’espressione italiana “sentirsi uno straccio”.
Il buon De André fa dire a Cafiero Pasquale:  “al centesimo catenaccio, alla sera mi sento uno straccio”.  A nostro modo di dire, essendo bagnato, lo straccio è più pesante, e quindi per sollevarsi occorre aggiungere ulteriore fatica.

Mi piace riportare quanto pubblicato dal lettore abruzzese Pierluigi Di Prinzio sul sito “Gruppo Linguistico Meridionale Intermedio”:

«….Infatti la parola ’mbusse per noi significa semplicemente «bagnato», «intriso», perché abbiamo dimenticato il suo significato originario che riporta, prima di tutto il resto, «infuso».

Certamente. Perché stiamo parlando del participio passato del verbo ’mbunne, «bagnare», ma all’origine, più appropriatamente, «infondere».

Un tempo, in vaste aree del Meridione d’Italia, esistevano forme verbali simili a ’nfunne (infondere ma con il significato secondario di “bagnare”) da cui il participio passato ’nfusse. Poi, dalle nostre parti, la coppia fonetica “nf” ha subito la trasformazione in “mb”, come in cumbette, ’mberne e ’mbirmire, che nel caso di ’nfunne ha portato a ’mbusse, forma difficoltosamente riconducibile a “infondere”.

Nella parlata napoletana questa trasformazione non è avvenuta e allora persistono forme più identificabili che anche noi siamo abituati ad ascoltare come, ad esempio, nel titolo del brano «Strada ‘nfosa» di Domenico Modugno e in un verso di “Quanno chiove” di Pino Daniele (l’acqua te ‘nfonne e va). Passando per Napoli riusciamo, quindi, a trovare la strada di casa.»

Anche da noi, che non siamo Lombardo-Veneti,  il gruppo di consonanti nf diventa quasi sempre mb, a cominciare da Mambredònje e Mambredunjéne. 

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Mbettüse

Mbettüse agg. e s.m. = Scontroso

Al femminile fa ‘mbettöse.

Chi (sostantivo) o che (aggettivo) è scorbutico, lunatico, permaloso, superbo.

Insomma un caratteraccio, con la puzza sotto al naso.

Presumo che ‘mbettüse derivi da “petto”, per la sua aria superba e presuntuosa e sprezzante che lo fa impettire

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