Vrüte

Vrüte s.m. = Vetro

Generalmente con vrüte si intende una scheggia di vetro che accidentalmente ha procurato un taglio o si è conficcato sotto pelle.

Infatti per dire il vetro usato per gli infissi, per le bacheche, per le vetrinette, per i quadretti, diciamo ‘u lastre s.m. = la lastra di vetro.

Caramèlle a vrüte
 = Zucchero caramellato. Non si usa più. Le nostre nonne per tenerci buoni ci promettevano questa delizia: facevano sciogliere nella scodellina sul fuoco un pugno di zucchero , e si lo si scolava su un marmo. Raffreddandosi lo zucchero solidificava. Allora le nonne sminuzzavano quasta lastra, ricavandone schegge semitrasparenti, scure, come di vetro, e le distribuivano alla marmaglia.

Oggi si tende ad usare un termine ibrido, italianizzante, ‘u vètre = il vetro.

P’u vüne jì megghje ‘a buttìgghje de vètre = Per (conservare) il vino è meglio (usare) la bottiglia di vetro.

Il vecchiuo vrüte tende a sparire dalla bocca dei giovani.

Filed under: VTagged with:

Vrùcchele

Vrùcchele s.m. = Broccolo

Broccolo (Brassica oleracea botrytis italica) è una varietà di cavolo con infiorescenza verde meno compatta di quella del cavolfiore.

La parte commestibile è costituita da una grossa infiorescenza centrale (composta da un fascio di ramoscelli con boccioli fiorali) e da germogli secondari di dimensioni più ridotte.

In dialetto non è mai usato al singolare: si dice i vrùcchele. Ora le signore moderne dicono ‘i broccolètte….bah.

In Tedesco si scrive ‘broccoli’, una delle poche parole di provenienza italiana adottate da quella lingua.
Le altre, per curiosità, sono: spaghetti, zucchini, prosciutto, espresso, cappuccino, pizza, e ….mafia.
Tutte specialità italiane!

Filed under: VTagged with:

Urte ‘i vrìcce 

Urte ‘i vrìcce  toponimo

Il toponimo è stato tradotto un po’ frettolosamente in “Orto delle brecce”.

Siccome non c’è alcuna spaccatura o rottura che giustificherebbe il nome di “breccia”, a mio parere, forse, avrebbe reso meglio il significato se fosse stato indicato come “Orto del brecciame”.
Pare che laggiù il mare depositasse della ghiaia.

Ora la zona  dalle “Case narinare” verso Siponto è stata completamente stravolta. È rimasto solo il nome nella memoria degli anziani.

Filed under: UTagged with:

Vrìcce

Vrìcce s.f. = pietrisco, brecciame, ghiaia

Etimo: dal latino imbrex imbricis.
Va bene anche la versione vrìccele.; ho sentito dire anche vreccéme= brecciame. a anche vrecciöle = brecciòla

Generalmente è usato al plurale (‘i vrìcce) per indicare genericamente la roccia ridotta in frantumi.

Il brecciame naturale, la ghiaia, (vedi foto) ha forma arrotondata per l’azione erosiva causata dal secolare movimento dell’acqua dei fiumi o del mare.

Quello artificiale, il cosiddetto pietrisco, è spigoloso, perché si ottiene sbriciolando la roccia con un potente frantoio (‘u frandöje). La roccia frantumata viene passata attraverso  grossi vagli rotanti, e viene separata in diverse pezzature.

Gli ingegneri generalmente usano i termini di “finissimo”, “fino”, “sabbione”, “risotto”, “graniglia”, secondo il diametro del granulato.
Una scientifica “curva granulometrica” o “Curva di Füller” determina la percentuale di ingresso delle varie pezzature di aggregato che debbono entrare nella miscela ideale impastare con  acqua per ottenere un buon calcestruzzo.

Il pietrisco così come esce dal frantoio, è detto tecnicamente tout venant. Esso veniva usato, costipato e rullato, quale pavimentazione stradale detta Macadam, in cui le parti fini della stessa roccia fanno da collante. Per le strade di grande traffico si usa in Macadam bitumato.

Il toponimo locale ‘Urte ‘i vrìcce , tradotto un po’ frettolosamente in “Orto delle brecce”, forse avrebbe reso meglio il significato se fosse stato indicato come “Orto del brecciame”

Filed under: VTagged with:

Vrejògne

Vrejògne s.f.= Vergogna


Accettabile anche la grafia vrjògne.

Sentimento di colpa o di umiliante mortificazione che si prova per un atto o un comportamento, propri o altrui.

Per usare il verbo vergognarsi si usa la locuzione mettìrece a vrjogne

Filed under: VTagged with:

Vréche 

Vréche s.m. = Mutande

Si intende sempre al plurale = ‘i vréche.

Capo di biancheria intima, indossato a nudo sulla pelle per coprire la parte inferiore del corpo, perlopiù sgambato o a calzoncino o addirittura lungo fino alle caviglie..

Modo di dire: scappé p’i vréche ‘mméne = fuggire precipitosamente.

Ossia scappare in situazione di imminente pericolo, senza avere il tempo nemmeno di sollevarsi le brache.

Ricordo il tragi-comico racconto di un reduce della Grande Guerra:

Ce ne süme scappéte dalla trenciöje p’i vréche mméne, pecchè stèvene arrevànne l’Astr’ungàreche = Ci siamo buttati fuori dalla tricea con le brache in mano perché stavano giungendo gli Austro-ungarici.

Filed under: VTagged with:

Vràzze

Vràzze s.m. = Braccio

Ciascuno dei due arti superiori dell’essere umano.

Me dòlene ‘i vràzze = Mi dolgono le braccia.

Mìtte ‘u vràzze pe sòtte = Poni il tuo braccio sotto (l’oggetto da trasportare, così lo reggi meglio)

In spagnolo è brazo, con la ‘b’ che si pronuncia uguale alla ‘v’, ossia come se si soffiasse lievemente per spegnere la candelina.

Però i derivati di vràzze (abbrazzé, braccialètte, ‘mbràzze) hanno la bella ‘b’ sonora.

Filed under: VTagged with:

Vrazzalètte

Vrazzalètte s.m. = Braccetto

Ognuno dei paletti legno infissi in appositi supporti a occhiello, che reggono le due sponde laterali di legno di un carretto.

Era un’ottima arma di difesa dei carrettieri sempre a portata di mano.

Filed under: VTagged with:

Vrascjire

Vrascjire s.m. = Braciere

Recipiente di rame e ottone usato come stufa per riscaldare gli ambienti. Vi si poneva la carbonella accesa coperta di cenere per farla durare a lungo.

Aveva un apposito sostegno con tre piedi di ottone, o anche come una specie di supporto di legno, chiamati entrambi ‘u pöte-vrascjire = piede del braciere, e si posizionava al centro della stanza da riscaldare.

Sovente, su un apposito supporto di ferro (detto ‘u trepjite, il treppiedi) conficcato nella cenere, si poneva un tegamino di terracotta per cuocere i legumi o il ragù per sfruttare il calore del fuoco del braciere.

Talvolta il braciere era coperto da una bella “cupola” di ottone, bucherellata con fori di varie forme, per evitare dispersione di cenere e cadute accidentali di bimbetti nel fuoco. Bella, ornamentale funzionale. Il braciere veniva così chiamato vrascjire a cambéne = braciere a campana.

Qualcuno chiamava la sola “campana” con l’appellativo ‘u mòneche = il monaco.

Leggete anche la descrizione di un altro accessorio del braciere, chiamato ‘u diàvele, al significato 2).

Filed under: VTagged with:

Vrachètte

Vrachètte s.f. = patta

Pezzo di stoffa cucita che nasconde una cerniera, specificamente quella dei pantaloni.

In dialetto dicesi vrachétte perché dà immediato accesso alle brache = vréche.

Fino a pochi decenni fa detta chiusura era costituita da bottoni e asole che venivano nascosti dalla patta vera e propria.  In che rendeva laborioso l’accesso in caso di urgenza…
Fortunatamente la cerniera zip risolve rapidamente ogni evenienza.

Con l’accrescitivo (maschile) vrachettöne s’intende designare qualcuno che indossa i pantaloni dal cavallo molto basso.

Quèdde angàppe l’öme ( o l’ùmene) pe vrachètte = Costei è una poco di buono

Filed under: VTagged with: