Vuzzarèlle

Vuzzarèlle s.f. = Cetriolo carosello, Barattiere

È una variante del cetriolo, grande quanto una mano, di colore verde chiaro.

Questi strani ortaggi sono tipici della Puglia, ibridi spontanei tra melone e cetriolo, vengono anche chiamati cetriolo-melone.
Le varietà differiscono per forma del frutto, colore e sapore, le piante hanno la vegetazione del melone e si coltivano allo stesso modo, non vanno cimate poiché i frutti si raccolgono scalarmente.

I caroselli si mangiano crudi, in gradevoli insalate, il “Mezzolungo di Polignano” ed il “Mezzolungo barese” si mangiano senza sbucciarli, basta strofinarli tra le dita per eliminare la tipica peluria.

Con lo stesso nome si designano anche certi meloncini di pane non ancora maturi, quasi senza sapore, usati anch’essi come insalata con sale e aceto.

Al plurale “‘i vuzzarèlle” alludono al seno che inizia a fiorire alle adolescenti, soavi pulzelle lanciate verso un radioso futuro.
Ho scoperto casualmente le varie denominazioni di questo ortaggioin Terra di Bari e nel Salento:

  • carusella
  • carusidd
  • casorello
  • cianciuffo
  • citrulu
  • cocomerazzo
  • cocomero
  • cocomero pugliese
  • cucombere
  • cucumbrazzu
  • cucummarazzu
  • cucummerazzu
  • cumbarazzu
  • cummarazzu
  • cucumeddhra
  • manunceddhra
  • meloncella
  • melone insipido
  • melongedda
  • metriolo
  • miloncia
  • minunceddhra
  • mulinazzo
  • paddotta
  • paddotto
  • pagghiotta
  • pagnottella
  • peponcina
  • popone insipido
  • poponessa
  • pulusadda
  • pupuneddhra
  • scattone
  • scupatizzo
  • sopraguardo
  • spuredda
  • spureddhra 
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Vutté

Vutté v.t. = Spingere, soffiare,

1) Spingere: Esercitare una pressione su qlcu. per farlo cadere, o su qlco. per spostarla.

2) Soffiare: Emettere aria con la bocca socchiusa; spirare del vento; fuoruscire di fumo dal camino, dal vulcano, ecc.

Vutté deriva dal francese bouter = buttare, menare, riferito ad agenti atmosferici. Vòtte ‘u vinde, jogge stéme a chése = Spira il vento, oggi restiamo a casa (non usciamo a pescare).

Per il vento si usa anche il vento “mené”. Möne ‘stu sorte de vjinde! = Spira questo gagliardo ventaccio

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Vunnèlle

Vunnèlle s.f. = Gonna, gonnella

Abito tipicamente femminile in tessuto di lana o cotone che, scendendo dalla vita, avvolge le gambe delle donzelle fino al ginocchio o anche a metà polpaccio, a seconda delle mode che decretano la dimensione della sua lunghezza.

Francamente a me piacciono le ‘mini’, purché quello che lasciano scoperto sia esteticamente apprezzabile.
I prosciutti esposti preferisco guardarli in salumeria!

Ora si è generalizzato l’uso dei calzoni anche fra le donne, di tutte le età.

Riconosco che i pantaloni sono più pratici da indossare, ma la donna perde parecchia femminilità infilandosi i calzoni. Almeno ai miei occhi!

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Vünecùtte

Vünecùtte s.m. = Saba, melassa, sciroppo, vincotto,mostocotto

Sciroppo denso e dolcissimo ottenuto dalla bollitura dei frutti secchi del carrubo o del mosto di uva o di altra frutta.

Ho assistito nella mia infanzia alla preparazione del vünecùtte mediante la lunga bollitura di centinaia di fichi d’india, naturalmente sbucciati.

Usato in pasticceria, per esempio nella preparazione dei taralli o come condimento, in sostituzione del miele, delle cartelléte, tipico dolcetto pugliese.

Ricordo che una volta mi venne offerto dalla nonna un bicchiere colmo di neve (una delle rarissime volte che la neve si è posata a Manfredonia) con il dolcissimo vincotto, come una granita, e questa leccornia fu pomposamente presentata come ‘u surrebètte = sorbetto.

Leggete cosa dice Wikipedia a proposito della saba.

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Vumeché

Vumeché v.t. = Schiumare

Schiumare, in italiano ha anche il significato di liberare dalle scorie, dai residui.

Nel nostro caso, appropriatamente, indica l’operazione di pulitura delle vongole o delle cozze per levare la sabbia o altre impurità dai loro gusci. Si passano sotto l’acqua corrente e si stropicciano una contro l’altra una manciata per volta.

Quann’jì ca vé a vumeché ‘i còzzele? = Quando vai a schiumare le cozze?

Non sono certo, ma anche per l’operazione di pulitura del polpo dalla sua patina viscida si usa lo stesso verbo.

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Vulüve 

Vulüve s.f. = Oliva

Frutto dell’olivo costituito da una drupa ovale con nocciolo e polpa ricca di olio.

Le olive garganiche sono pregiate perché danno olio dolce e fragrante.

Le olive da tavola nostrane provengono da Cerignola
Qui ci sono aziende specializzate in questo tipo di conservazione in barattolo di olive in salamoia, anche denocciolate e di ortaggi vari.
Ormai è conosciuta in tutta Italia la buonissima “Bella di Cerignola”

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Vuletéta d’ùcchje (‘na)

Vuletéta d’ùcchje (‘na) loc.id. = Attimo

Letteralmente: (una) girata di occhi, un rapido distogliere dello sguardo, un momento di disattenzione.

Corrisponde alla locuzione in lingua italiana: un’attimo di disattenzione, di distrazione.

Eh cazze! ‘Na vuletéta d’ùcchje e m’hanne frechéte u borsellüne! = 0h diamine! Un’attimo di distrazione e mi hanno sottratto il borsellino!

Evidentemente era di martedì, nella ressa dell’affollatissimo mercato settimanale.

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Vuleté a tarandèlle

Vuleté a tarandèlle loc.id. = Sdrammatizzare

Ridimensionare una situazione, trovare genialmente una via d’uscita da un discorso troppo impegnativo o decisamente compromettente.

Vebbù, Giuà, vuletàmele a tarandèlle = Va bene, Giovanni, cambiamo disco.

In italiano si direbbe che la cosa “va a finire a tarallucci e vino”, come tutte le cose italiane cosidette serie…

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Vüje

Vüje s.f. e pron. = Via, Voi.

1) Vüje s.f. = Via, strada, direzione.

Luàteve da mizze ‘a vüje = Toglietevi dalla strada.

Pe jì’ a Sepònde va’ da quedda vüje = Per andare a Siponto prendi quella direzione.

Tutte a quèdda vüje hamma jì = Tutti in quella direzione siamo diretti (ossia tutti siamo destinati a morire: “quella via” è la strada che porta al cimitero).

2) Vüje pron. = Voi. È usato con riferimento alle persone a cui ci si rivolge.

Grammaticalmente è un pronome personale, m. e f. , 2a pers. plurale

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Vucjille 

Vucjille s.m. = Uccello

Classe di vertebrati costituita da migliaia di specie viventi. Sono animali bipedi, pennuti ed ovipari che si trovano in quasi tutti gli ecosistemi, anche in quello antartico.

Da noi sono chiamati così per lo più i passeracei che vediamo anche in città (ora di meno, per effetto dei pesticidi).

Al femminile (‘a vucjille o anche ‘a cicjille, a imitazione del linguaggio dei piccoli) designa il pistolino dei maschietti fino all’età adoscelenziale (scientificamente detto pene prepuberale).

Dopo, con lo sviluppo del giovinetto causato dalla pubertà, anche il suo pene cresce e prende altri nomi dialettali che non mi pare il caso, per ora, di inserire in questo vocabolario, almeno non alla lettera “V”,

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