Zìnghere

 Zìnghere o zìngre s.inv., agg = Zingaro

Oltre al significato tradizionale di girovago,  nel nostro dialetto assume una valenza molto negativa.

Se una persona viene definita zìnghere, zingaröne, significa che è capace di creare dissidi tra famiglie rapportando ora a una, ora all’altra, fatti travisati o inventati di sana pianta.

Insomma fa zingramjinde o zingarüje = contrasti, pettegolezzi intricati, noiosi, e dannosi.

Quèdde jì ‘na zìngre!= Guàrdati da costei, non confidarti con lei,  perché è una persona ingannevole e menzognera, capace di farti trovare al centro di una bega.

Il suo difetto minore è la sua riconosciuta trascuratezza nel vestire.

Te sì vestüte accüme a ‘nu zìngre = Ti sei abbigliato come uno zingaro.

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Taccaréte de cechéte

Taccaréte de cechéte loc.id. = Botte da orbi

Ammessa anche la variante  taccaréte alla cechéte.

L’espressione “botte da orbi” di origine toscana si è affermata anche in lingua italiana.

Descrive una situazione tumultuosa, dove delle persone si scambiano percosse  fitte e violente, date a casaccio.

Insomma si immagina una persona non vedente che mena pugni senza sapere se e dove colpirà il malcapitato destinatario della gragnuola,  ma che imprime alla sua azione percotitrice (vi piace questa parola?) velocità e forza.

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Ciamarüche mósse mòdde

Ciamarüche mósse mòdde s.f. = Chiocciole (lumache) novelle

Queste chiocciole si riconoscono dalla fragilità del loro guscio dovuto alla loro  giovane età.

Questo fatto non significa che non siano buone per prepararne il tradizionale sughetto.  Solo bisogna stare attenti a maneggiarle per evitare lo schiacciamento del loro  guscio.

Si paragona scherzosamente a una ciamarüche mósse mòdde quel tipo insopportabile di adolescente schizzinosa, che non mangia volentieri quasi nulla perché ritiene qualsiasi pietanza degna della pattumiera e non del suo stomachino delicatino.

Attenti alla pronuncia delle “o” , che è stretta su mósse e larga su mòdde.

Il lettore Michele Castriotta asserisce che queste chiocciole erano conosciute in dialetto col nome di jaródde.

 

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Scarte frósce e vöne premöre

Scarte frósce e vöne premöre


Nel gioco detto “primiera“(←clicca), quando giungono in mano quattro carte dello stesso seme si conquista il “frùscio”, che comporta un punteggio maggiore. Se si ricevono le quattro carte di semi diversi si ottiene la “primiera”

Succede nella vita che in certe scelte, sperando di trovare di meglio, si azzardano altre vie ma si ottiene un risultato minore.

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Códde ca nen völe Mengalöne

Códde ca nen völe Mengalöne ce l’attònne megghjöra chjàtte

Quello che non vuole il marito se lo pappa la moglie grassa.

Il Detto vuol significare che in casa non ci sono sprechi. Tra economia e satira.

Mengalöne è un nome a caso, che qui scherzosamente significa Domenico, derivante da Mimìnghe

Simile al detto, qiesta volta riferito al marito che ti pappa quello che non vuole la moglie. (clicca→qui)

Ringrazio Michele Castriotta per il suggerimento.

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Cuitàrece

Cuitàrece v.i. = acquietarsi, placarsi

 

Il verbo si riferisce specialmente al mare che, dopo una burrasca, si placa e sondeggia con calma.

Il grido disperato delle mamme:

stàteve cujöte nu menüte = state calmi almeno per un minuto!

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Marenére

Marenére s.m. = Pescatore

Persona che trae dal mare il sostentamento per sé e per la famiglia dedicandosi all’attività di pesca.
Normalmente fa lavoro dipendente da un armatore. Spesso su un motopeschereccio sono attivi membri della stessa famiglia.

Anticamente erano considerati alla stregua dei contadini perché menavano una vita faticosa e scarsamente remunerata. Inoltre i pescatori rischiavano ogni giorno la vita nel mare che sovente si rivelava insidioso per le loro imbarcazioni remo-veliche.

In segno di disprezzo si apostrofavano marenaracce, come i cafunacce quando il loro rude o vivace comportamento li portava all’attenzione dei benpensanti.


Fortunatamente questi tempi sono cessati. Conosco marenére con la licenza liceale che danno dei punti a tanti pseudo saccenti.

I marinai imbarcati sulle navi mercantili diconsi navegànde = naviganti.
I marinai militari sono chiamati suldéta-marüne = soldati della marina

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Acquaforte

Acquaforte s.f. = Varichina, candeggina

Si tratta di una soluzione acquosa di ipoclorito di sodio, comune nelle nostre case, usato come sbiancante e disinfettante degli impianti sanitari.

Va usato con precauzione perché, se mischiato all’acido muriatico, sviluppa un gas tossico, e nemmeno con l’ammoniaca e l’etanolo perché innesca la formazione di gas irritante.

 

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Fé pedéte-pedéte

Fé pedéte-pedéte loc-id = Lasciare impronte o orme.

Era un rimprovero certo, lanciato dalle nostre mamme quando camminavamo per casa mentre lei stava lavando il pavimento, oppure quando d’inverno rincasavamo con le scarpe inzaccherate dalla pioggia.

Stéche lavànne ‘ndèrre, nen faciüte pedéte-pedéte! = Sto lavando il pavimento, non imbrattatelo con le vostre scarpe!

Stujàteve i pjite se no faciüte pedéte-pedéte! = Passate le scarpe sulla stuoia, altrimenti lasciate tante orme sul pavimento!

 

Se vogliamo fare una similitudine, ricordiamo i segni rilasciati con le mani, al significato n. 1 di ciambe-ciambe.

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