Cante, ca te fé Canòneche

Alla lettera si traduce con: Canta, ché ti fai Canonico.

Questo Detto ha due significati:
1) Parla tu, ma tanto io non ti ascolto. 
2) A furia di cantare puoi diventare anche Canonico … ma a me non interessa. 

Cominciamo a dire che il Canonico è un presbitero (cattolico, luterano, o anglicano) facente parte di un Gruppo ristretto, il “Capitolo”, creato dal Vescovo e scelto fra i sacerdoti che si  sono distinti per particolari meriti nel loro ministero. 

Spiegazione: il Detto cita il Canonico perché questi era la figura che colpiva l’immaginazione popolare, per il suo canto doloroso, implorante e monotono che si ascoltava durante le funzioni cui partecipava l’intero Capitolo Diocesano.

Nei funerali “di lusso” di una volta i parenti del defunto invitavano, dietro compenso, l’intero Capitolo a partecipare al funerale e al successivo accompagnamento della salma fino al Cimitero, dietro il cocchio a quattro cavalli bardati di nero. I Canonici durante il tragitto pregavano e salmodiavano, con canti mesti che si addicevano al lutto.

Ringrazio Umberto Capurso per avermi dato spunto per la stesura di questo articolo.

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Temènze

Temènze sf = Timore, soggezione, rispetto, riguardo

Indica uno stato d’animo interiore, come di trepidazione, di soggezione, di rispetto, di apprensione.

Un sostantivo che sta scomparendo. Peccato perché ha un bel suono ed è comprensibile anche se lo si sente per la prima volta, a causa della stessa radice di “temere” da cui deriva.
Era usato nell’italiano antico: infatti si trova proprio “temenza” a partire da Boccaccio nel XIV secolo, e credo fino agli scrittori del Novecento. Trovo che sia un termine elegante.

Nel nostro dialetto era usato fino alla generazione precedente l’attuale, ossia fino agli ani ’60. .

Nen töne temènze de nesciüne = Non ha timore di nessuno.

Ricordo che mia madre quando mi rimproverava per qualche marachella, commentando il mio atteggiamento un po’ di sfida, diceva che io avevo pavüre senza temènze = paura senza timore. Ossia che la mia “paura” era solo finzione…
Ma ero in età pre-scolare e mi fu risparmiata più di una volta la meritata sculacciata.

Ringrazio l’amico Nardino Mastroluca per il prezioso suggerimento.

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Tafanèlle

Tafanèlle s.f. = segreti, pensieri reconditi, desideri “in pèctore”.

Un sostantivo usato sempre al plurale.
In italiano esiste una locuzione che si avvicina a tafanèlle, termine ormai desueto, e conosciuto solo dagli ottuagenari: cioè “scoprire gli altarini” = scoprire o svelare i segreti altrui.

Códde Mattöje sépe tutt’i tafanèlle = Costui, Matteo, sa tutti i (miei/tuoi/nostri) segreti.

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Botte carröre (a)

A bòtte carröre loc.id. = Velocemente

La lingua italiana in questo senso è ricca di locuzioni similari:

-di gran carriera,
-precipitosamente,
-a gambe levate,
-in tutta fretta,
-celermente,
-frettolosamente
-rapidamente,
-a rompicollo
-a precipizio
-di corsa,
-a tutta birra,
-repentinamente,
-a spron battuto,
-a briglia sciolta, ecc.

Stèmme tanda belle nanz’a chése, quànne, tutte ‘na vòlte, jì’rrevéte Giuànne a botte carröre = Stavamo tanto bene davanti casa, quando, ad un tratto, è arrivato Giovanni di gran carriera.

Stèmme ‘ncambagne e au prüme trùne, ce ne süme scappéte a botte carröre… = Eravamo all’aperto, e al primo tuono ce ne siamo scappati di gran carriera (verso un riparo).

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U ciucciarille de San Gesèppe alla vecchiéje assètte ‘u trotte


U ciucciarìlle de San Gesèppe, alla vecchjéje assètte ‘u trotte

L’asinello di San Giuseppe alla vecchiaia manifestò (la capacità di usare) il trotto.

Il dott. Enzo Renato – che ringrazio pubblicamente – sinteticamente spiega che il Detto si riferisce ad una persona che all’improvviso ostenta capacità e/o attività fino ad allora mai espresse.

E bréve a jìsse! Chi ce l’avöva düce a nüje = E bravo lui! Chi l’avrebbe mai detto?

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Arrascéte

Arrascéte agg. = Bramoso, voglioso

Il lettore Fabio Sahadewa Brigida – che ringrazio pubblicamente – mi dà una sintetica definizione di questo aggettivo:
«Il termine è molto usato tra i giovani ed esprime un qualcuno che mostra di desiderare tanto qualcosa (anche sessualmente).»

Un sinonimo, riferito solo persona assalita dal desiderio sessuale, è arrapéte.

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Ndrüje

Ndrüje s.m. = intoppo, intralcio, ostacolo

Usato anche come aggettivo sostantivato per indicare una persona che non dà nessun aiuto, anzi è d’intralcio  
Lìvete da nanze, ca sì proprje ‘nu ndrüje!

Sinonimi:
Per esempio: Jöve de fòlle e truàtte a ‘nu ‘ndùppe pe nnanze = Andavo di fretta e trovai un imprevisto (persona indesiderata, o una inattesa deviazione) davanti

Sinonimo ‘nduppe, nel senso proprio di intoppo causato da una persona

Un ostacolo provocato da oggetto o circostanza viene detto ndrùppeche.

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Pegghjàrece velöne

Pegghjiàrece velöne loc.id. = Crucciarsi, affliggersi

Alla lettera Pegghjiàrece velöne si tradurrebbe “prendersi del veleno”. Si può dire pegghiàrece ‘na velenéte = prendersi una avvelenata.

Da noi velöne non significa solo veleno, ma anche cruccio, indignazione, afflizione.

Sdegnarsi, irritarsi per un evento o una circostanza sfavorevole.

A sente tanta zingramjinte me so pegghjéte ‘na velenéte = Nel sentire tante falsità mi sono molto amareggiato.
Meh, nen facènne pegghjé velöne a màmete = Beh, non fare amareggiare tua madre.
Quanne sente parlé de pulìteche me pìgghje ‘nu sacche de velöne = Quando sento parlare di politica mi assale una grossa indignazione.
Nen te pegghjànne velöne, ca nen jì njinte = Non ti affliggere, ché non è niente di grave..

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Vellüte

Vellüte s.m. = Velluto, muschio

Vellüte1È un termine con lievi modifiche alla pronuncia, preso dall’italiano velluto per designare un tipo di tessuto che presenta sulla faccia del dritto un fitto pelo che lo rende soffice al tatto.

Vellüte2È una pianta che cresce e prolifera nei luoghi umidi, quali il sottobosco, le rocce i muri, esposti per lo più a nord.

Ricercato dai presepisti, perché ha capacità decorative e coprenti tali da rendere credibile il paesaggio riprodotto nei loro artistici manufatti.

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Giannètte

Giannètte sf = smorfiosa, vezzosa

Dicesi di ragazzotta vivace, che vuole sempre mettersi in mostra, e al centro delle attenzioni.
In età fanciullesca è una bambina piena di moine e smancerie o anche propensa a fare dispettucci ai coetanei.

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