Malembànde s.m. = Millinfranti, grattoni
Si tratta di una specie di pasta condita fatta in casa, utilizzando semola, uova, pecorino grattugiato e prezzemolo tritato.
Una volta lavorato l’impasto lo si sminuzza, sbriciolandolo manualmente in tanti granellini della grandezza di una lenticchia.
Siccome l’impasto normalmente risulta piuttosto duro di consistenza, si può usare anche un altro metodo per sminuzzarlo. Infatti mia suocera, che preparava un chilo e mezzo di semola alla volta, usava la grattachése, ‘grattugiava’ grossolanamente l’impasto per ottenere un risultato soddisfacente.
Si possono cuocere in brodo di carne o, nel periodo di Carnevale, o condire con ragù di carne mista.
Ora la Barilla ha posto in commercio i Grattoni e i Grattini. Ma sono solo pasta all’uovo, senza pecorino e senza prezzemolo. Nulla a che vedere, se non nella forma, con i nostri squisiti malembande.
Guardate il link di Rignanese altre foto dei malembande nelle ricette gastronomiche manfredoniane.
Somiglia molto, questo piatto, almeno nella forma all’arabo cous-cous.
Su un testo della cucina pugliese era scritto anche ‘Mille infanti’.
A Bari sono detti triddi o pizzua-pizzua.
A Foggia sèmele abbattüte.
A Lucera Mambriculi.
A Nardò Millaffanti.
Si possono chiamare in mille modi, ma sono sempre ottimi!
«Cosa c’è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo» [William Shakespeare (1564-1616) – da”Romeo and Juliet”]
In Molise si mangia qualcosa di simile. Li mangiavamo anche in brodo rosso: fatto con un ragù di maiale di musse, recchie e pite diluito con acqua. Chissà perché a casa nostra i malembande venivano serviti due volte?