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Tèrrarosse

Tèrrarosse s.f. = Bauxite

La “terra rossa” è la bauxite, rossa di fatto, materia prima per l’estrazione dell’alluminio. Nel 1822 il minerale denominato bauxite venne scoperto presso Les Baux dal geologo Pierre Berthier (da Wikipedia)

La bauxite si cavava dalla miniera di San Giovanni Rotondo, giù nella località delle Matine e veniva  trasportata e ribaltata dai camion sulla banchina dal molo di ponente di Manfredonia e in un secondo tempo imbarcata su navi che poi raggiungevano Porto Marghera, vicino a Venezia, per la lavorazione. A caricare ‘u vapöre = il bastimento, la nave, provvedeva la squadra della “Compagnia Portuale”.

La miniera, di proprietà della Montecatini, divenne antieconomica e chiusa nella metà degli anni sessanta.  Alcuni dipendenti di Manfredonia  furono trasferiti da San Giovanni Rotondo ad altri stabilimenti della Montecatini (diventata poi Montecatini-Edison, abbr.Montedison), a Crotone e al Nord Italia.

I camion venivano giù da Via Scaloria, percorrevano Via Tribuna, nel senso contrario all’attuale senso unico, giravano giù per Via Seminario e poi giravano per Corso Roma e Piazza Marconi e, quindi, entravano nel porto. Tutta questa strada era cosparsa da questa terra rossa, in special modo le due curve, quella su da Via Tribuna a Via Seminario e l’altra in fondo a Via Seminario per corso Roma.

Qualche cane randagio affamato veniva attirato dalla terra e la assaggiava, se ne assaggiava troppa dopo qualche tempo veniva trovato morto, con la schiuma alla bocca nelle traverse di Via San Lorenzo e Corso Roma.

 

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Terrazzéne

Terrazzéne s.m. = Rurale, agricolo, terricolo.

“Lavoratore che non si assoggetta a ingaggio, preferendo andare libero per i campi alla ricerca di verdure ed erbe spontanee, che poi rivende in proprio
al mercato o in casa” (Luciano Antonellis – Dizionario dialettale cerignolano – Centro Regionale di Servizi Educativi e Culturali – Cerignola 1994)

“L’essere terrazzani nel Tavoliere non era un lavoro, ma un modo di vivere per persone che non avendo proprietà terriere, in una economia a carattere agricolo pastorale, e non accettando dipendenza da alcuno, dovevano inventarsi un modo per sopravvivere. Il fenomeno è strettamente legato a quello della transumanza, qui praticata per secoli, in terre coltivate, condotte con sistemi di rotazione che lasciavano ogni anno a “maggese scoperto” parte del fondo, a disposizione del demanio pastorale. Ed è proprio in queste terre, concimate dal passaggio dei numerosi armenti, che crescevano le ghiotte erbe. Le pratiche agricole odierne hanno snaturato la primitiva raccolta, ma l’usanza perdura negli incolti e nei vigneti e per antico patto non scritto, i proprietari consentono ai terrazzani di praticare le varie raccolte nei loro fondi. ” (dal web)

Insomma era legato alla terra da cui traeva il sostentamento per sé e della sua famiglia.  Conduceva vita grama perché non poteva mai contare su un introito fisso.
Si sospettava che si spingesse anche per i campi coltivati, rubacchiando meloni, zucche e quant’altro poteva arraffare. Perciò il termine ha assunto una valenza negativa.

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Tèste

Tèste s.f. = Gallinella, o pesce cappone

Nome comune di vari pesci mediterranei di colore rosso o brunastro.

Nome scientifico: Trigla lucerna
Famiglia: Triglidae (Triglidi)
Ordine: Scorpaeniformes .

Ha carni bianche e sode, ottimo in umido.

Il nome manfredoniano è teste, ossia proprio testa; gli Abruzzesi lo chiamano Coccia = testa; I Baresi Capone = Testone.

Credo che da capone sia poi diventato cappone e da cappone a gallina e gallinella.

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Tianèlle

Tianèlle s.f. = Tegamino

Si usava anche ‘u tjanjille, al maschile.
Sinonimo tièlle.

Uso un tempo al passato perché è prevalso l’uso del termine italiano pronunciato tegamüne….
È dialetto geneticamente modificato. Non mi piace!

Si tratta di un tegame a bordi bassi, si terracotta o anche di alluminio, adoperato per cuocere il ragù, i legumi, o per riscaldare una vivanda.

Mi pare di sentire mia nonna: Te jà fé l’ùve jind’u tianjille? = Ti preparo un uovo al tegamino?

Ritengo che l’origine del termine, qui usato al diminutivo, sia “tegame”. I Napoletani dicono tuttora ‘o tiàme e anche tiane e tianèlle.

 

Mi viene a mente un’antica filastrocca napoletana:
Chiove e ghièsce ‘o sole
tutt’e vècchje fann’ammore
fann’ammore int’o tiàne
tutte ‘e vecchie ruffiane.

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Tièlle

Tièlle s.f. = Tegame

Recipiente per cuocere cibi, tondo e basso, a uno o due manici.

Una volta le facevano di creta ed era speciale per preparare il ragù a fuoco lentissimo. Un rito.

Dim. tjellózze = tegamino.

Fé döj’öve ‘jìnd’a tièlle = Cuocere due uova al tegamino.

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Tìppe

Tìppe s.m. = Colpetto

Esistono (o esistevano) due tipi di tìppe (scusate il bisticcio fonetico: avrei dovuto scrivere due specie di tìppe…)

1) – I tìppe usati nelle partite a carte tra bimbi a danno dei perdenti, consistenti in colpetti dati con una, o più carte  da gioco (tenute con una sola mano) sulla punta del naso dell’avversario. Una soddisfazione del vincitore della partita. Colui che aveva perduto, non potendo pagare la posta con soldi o bottoni o caccianózzele, sopportava pazientemente la lunga sfilza dei tìppe. Se la posta in gioco era di dieci tìppe, o si “pagavano” in penitenza i dieci colpi ricevuti con una carta, o in un solo colpo ma con dieci carte!

2) – I tìppe dati generalmente sul cranio del malcapitato con la nocca del dito medio piegato ad uncino. Un solo colpo, doloroso e secco. Era una minaccia, una punizione, un voler destare l’attenzione. Non era un cazzotto vero e proprio ma ci andava vicino. Si elargiva come si fa quando si bussa alla porta, ma solo sulla zucca. Sulla pancia o sul braccio non avrebbe sortito alcun effetto!

Ringrazio Pino Ciani per il suggerimento.

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Tïra-pjite

Tïra-pjite s.m. = Tirapiedi

In origine era designato con questo nome l’aiutante del boia, nelle esecuzioni di condanne a morte mediante impiccagione, che aveva il compito di tirare per i piedi gli impiccati per affrettarne la morte.
Da questa orribile azione è passata in dialetto la locuzione stènne i pjite o accucchjé ‘i calecàgne per indicare con un eufemismo il verbo morire.

Ora per ‘tirapiedi’ si intende indicare chi è addetto a mansioni di infimo ordine o anche colui che si pone agli ordini di una persona, assecondandone per servilismo e senza dignità tutti i desideri.

Insomma il classico lecchino, il tipico scagnozzo, una mezza tacca di persona, colui che segue fanatico e cieco i voleri di un leader (specie se quest’ultimo vale quattro soldi), sperando di trarne futuri vantaggi.

In italiano esistono tanti sinonimi: scagnozzo, servo, tirapiedi, gorilla, guardia del corpo, guardaspalle, schiavetto, portaborse, galoppino, sgherro, mastino.

Non è il caso ora di fare esempi attuali di politici, giornalisti, insegnanti, medici,ecc.

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 pron. = Tu

È usato con riferimento alla persona a cui ci si rivolge, con la quale c’è un rapporto di confidenza.

Pronome personale, m. e f. 2a persona.

La è pronunciata piuttosto stretta.

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Tóbbe

Tóbbe s.m. = Tubo, lume

1) Tóbbe : elemento cavo a sezione spec. circolare, di lunghezza e diametro variabile, usato per trasportare fluidi o gas o nelle costruzioni meccaniche, nell’edilizia, ecc.

2) Tóbbe : Campana di vetro per proteggere la fiammella nei lumi a petrolio. Per sinèddoche (una parte per il tutto) il lume stesso.

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