Categoria: Soprannomi

Rècchja-nèrje

Rècchja-nèrje sopr. = Orecchio nero

Il soprannome “recchjanerie”, fu attribuito a uno che aveva l’orecchio destro ricoperto da una peluria nerastra che lo rendeva vellutato.

Costui aveva un chiosco che vendeva i gelati giù al Viale Miramare, davanti all’ingresso degli spogliatoi del Campo Sportivo, a poca distanza dal chiosco di “Gemì” (Jimmy) Garebbàlde, specializzato in gratta-marianne.

Ringrazio il nipote Andrea Recchjanèrje D’Ascanio per la segnalazione.

Mandate i nomignoli di famiglia! Non potendoli tenere a mente tutti, mi avvalgo sempre dei vostri suggerimenti. Grazie.

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Reškendöne

Reškendöne sopr.

Questo soprannome, per quanto conosciuto in tutta Manfredonia, non ha un significato vero e proprio traducibile: ha un suono non aspro, ma più di questo non si sa.

Era nota una certa Jajanne Reškendöne, ossia Anna De Padova, di professione ortolana e fruttivendola, che certamente lo aveva ereditato dai suoi antenati.

Anna – affettuosamente chiamata Jajanne (*)  – era la madre del celebre Michele Carmone (‘u fìgghje de Jajànne), anch’egli fruttivendolo, con lo storico negozio in Via Pompeo Sarnelli 19-21.  Col passare dei decenni,  si è radicato questo secondo nomignolo, e Reškendöne un po’ è passato nel dimenticatoio, ricordato solo dalle persone molto attempate.

Ovviamente tutti i figli di Michele hanno ereditato il nomignolo di Jajànne che è quasi diventato sinonimo di fruttivendoli.

È l’evoluzione di un soprannome attraverso molti decenni.

(*) Sulla scorta del napoletano, alcuni nomi ripetono la prima sillaba:

Lelüne = Pasqualino, o Michelino
Totò = Antonio
Giggiüne = Luigino
Totöre = Salvatore
Gegè = Gennaro
Fofò = Alfonso
Mimì = Domenico

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Ricciòtte

Ricciòtte agg. = Riccioluto, crespo.

È un soprannome (La recciòtte); credo che fossero della famiglia Giordano.

Ricciuto, che ha i capelli crespi.

Agghje canusciüte ‘na giovene, belle e ricciotte = Ho conosciuto una ragazza, bella e ricciuta..

È ammessa anche la pronuncia recciotte

 

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Sàcche-e-zöche

Sàcche-e-zöche sopr. = Sacco e corda

Questo nomignolo molto simpatico venne attribuito, nell’ambiente marinaresco, ad un tizio per niente ricercato nel vestire, diciamo proprio sciatto.

Insomma il soggetto indossava degli abiti raffazzonati e rozzi come le tele dei sacchi usati per contenere il frumento. Era lui stesso goffo e impacciato.

Uì, mo ce ne vöne sacche-e-zöche = Ecco, ora sta per arrivare “l’elegantone”

L’eleganza di un sacco di patate legato con una funicella!

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Scalöne

Scalöne sopr. = Scalone

Grande scala a pioli, per potare gli alberi di ulivo o anche ampia gradinata.

Mi hanno chiesto: “Scalöne? ma non era il soprannome della famiglia Racioppa?”

Sì, in effetti, ma non del ramo dei Racioppa i fabbri.

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Scanna-cavalle

Scanna-cavalle s.m., sopr. = Addetto alla macellazione degli equini.

Nome di mestiere diventato sprannome.

Ma il Mattöje Scanna-cavalle che conoscevo io faceva il falegname.

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Scarpasciùlte

 Scarpasciùlte sopr. = Scarpe sciolte

Persona che procede a piedi con le scarpe slacciate.

O non sapeva fare il nodo alle stringhe, o era distratto, e camminava sempre con le scarpe slacciate, forse a causa del collo del piede troppo alto: a rischio di sbattere il naso per terra in una inevitabile caduta.

Nota linguistica: in dialetto vero si dovrebbe dire scarpe assugghjüte. C’è influenza del dialetto foggiano. Forse per le origine del nostro amico.

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Scazza-pedócchje

Scazza-pedócchje  sopr. = Schiaccia pidocchi

Dovrebbe essere una persona dedita a questa attività scimmiesca.

Mestiere improbabile. Sembra un autentico sfottò.

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Scazzètte

Scazzètte s.f., sopr. = Zucchetto

Con questo nome vengono identificati alcuni tipi di copricapi.

1) Il pileolo, ossia lo zucchetto, quel copricapo a forma di calotta emisferica a otto spicchi, indossato dagli ecclesiastici. È di colore diverso a seconda del loro grado gerarchico, usato dagli alti prelati cattolici sotto la mitra; bianco per il papa, porpora per i cardinli, rosso per i vescovi. Quello nero è usato dagli Ebrei nelle Sinagoghe, sia dai Rabbini, sia dai fedeli;

 

 

2) la cuffietta dei neonati, con due nastri che si annodavano sotto il mento per evitare che cadesse. Era diffusa l’usanza di fé lavé ‘a scazzètte=far lavare la cuffietta da qlcu.

Il gesto equivaleva alla designazione ufficiale della futura madrina di battesimo. Rarissime volte la prescelta rifiutava di diventare la comare di Battesimo: accettava, e come gesto d’amore concreto verso la creatura, si prendeva cura di lavare a casa sua la prima cuffietta indossata dal/la figlioccio/a;
.
3) il berretto da notte di lana grossa fatto all’uncinetto, che gli anziani indossavano per proteggersi dal freddo durante il sonno in inverno. In italiano dicesi papalina.

Esiste anche un soprannome Scazzètte attribuito alla fam. Sportiello

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Sciòppa-rafanjille

Sciòppa-rafanjille soprann..

Significa colui che sradica i ravanelli.

Sembra la qualifica (inesistente) di un operaio agricolo specializzato nella sradicazione delle piante di rafanjìlle

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