Categoria: Soprannomi

Scupastréte

Scupastréte s.m. = Spazzino

Questo soprannome deriva dal mestiere, come ferracavalle (maniscalco), cappellére(cappellaio)o lo scherzoso sfasciachemò (che “ripara” i comò).

È accertato quindi che costui era un operatore ecologico. Ovviamente una volta gli spazzini non erano meccanizzati. Erano muniti scope di rami di ginestra con lunghi manici per raccogliere i rifiuti di cucina (che le nostre nonne simpaticamente buttavano per strada, assieme all’acqua del bucato e a quella del lavaggio delle stoviglie) e le ammonticchiavano all’incrocio delle strade. Il paradiso delle mosche!

Più tardi passava ‘a carrètte ‘a mennèzze. Con l’aiuto di palette e secchi altri spazzini trasferivano sul carretto tutto il pattume che poi andava nelle discariche per la gioia dei garzoni che vi portavano i porci a pascolare. Tutto ecologico, senza plastica e polistirolo, il composto diventava concime per gli orti.

Gli Alleati che occupavano Manfredonia, istituirono durante la loro permanenza fino al 1945, dei punti di raccolta con enormi fusti metallici rossi numerati. Imparammo che l’immondizia andava conferita là dentro e non buttata per strada.

Dopo tanti anni le nuove leve buttano bottiglie vuote di vetro e di plastica, cartacce, e di tutto e di più nei vialetti della villa comunale, nel fossato del Castello, nonostante la presenza di appositi raccoglitori, per far capire ai pochi turisti che noi siamo un popolo progredito. Puah!

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Sènza-càzze

Sènza-càzze sopr. = Evirato, senza pene

Un soprannome praticamente destinato a cessare per…mancanza di discendenti.

Divertente il commento di Lino Brunetti: « Io ricordo un accanito tifoso della squadra del Manfredonia che, non so per quale motivo o ragione, era chiamato Gerjille sènza càzze = Ciro l’evirato.  Gridava spesso dalla gradinata lato Tommasino e la sua voce era sempre riconoscibile.  Faceva spesso battute spiritose che provocavano ilarità, ma su una battuta creava risate sommesse e imbarazzate: “Arbitro! Ce ha’ rótte ‘u càzze!“»

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Sfajìlle

Sfajìlle s.f., sopr. = Scintilla.

Piccolo frammento di materia incandescente. Si ottengono sfajìlle per esempio, quando si accendono i carboni vegetali per farne brace.

Quelle del ferro arroventato al calor bianco nella forgia del fabbro sono bellissime: appena il ferro rovente è posto sull’incudine e riceve sapienti colpi di martello per la lavorazione, ne sprigiona una cascata sfriggolante.

I nostri nonni dicevano sfascìdde. Il termine si è, diciamo, ingentilito perché sembrava troppo rustico. Come desciüne, divenuto dejüne o cavàdde, diventato cavalle.

Il lettore Leonardo Esposto afferma che il soprannome Sfajille appartiene alla sua famiglia da molte generazioni. Il noto forno di sfajille era ubicato in Via Campanile ed ha cessato la sua attività nel 1982.

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Sfasciachemò

Sfasciachemò soprannome = Che sfascia i comò

Nomignolo affibiato ad un falegname ritenuto ingiustamente inesperto e arruffone che invece di riparare i mobili li sfasciava del tutto.

Invece era un artigiano bravo preciso e puntuale. Gli invidiosi hanno creato questo soprannome per sfottò.

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Sgagnéte

Sgagnéte agg.s.m.sopr.= Sdentato

Riferito a qlcu di qcn. che ha perso alcuni o tutti i denti per carie, piorrea, traumi o altre amenità del genere.

La persona senza denti.

Esiste anche un soprannome: io ricordo Lelüne ‘u sgagnéte = Michele Ciociola, bravo autista e bravissimo meccanico di TIR

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Škardògne

Škardògne (o Šcardògne  sopr. 

Il nomignolo – anche nella sua variante Škardüne Šcardïne  – fu da alcuni bandisti affibbiato affettuosamente al sarto Francesco Paolo (detto Nicola) Scardino, suonatore nella Banda cittadina, acceso antifascista e di idee repubblicane.

In epoca mussoliniana, la Banda era chiamata a rendere solenne qualsiasi ricorrenza “patriottica”: Ogni volta si doveva eseguire obbligatoriamente la “Marcia Reale” e l’inno fascista “Giovinezza”.
Il nostro Nicola,  per coerenza, ogni volta si rifiutò di suonare questi pezzi inneggianti al Re e al Duce, invisi alle sue convinzioni, e per questo dignitosamente ripiegava sotto il braccio il suo flicorno.

Per questo suo atteggiamento incorse nei rigori degli intransigenti gerarchi locali.  Infatti fu più volte ammonito, poi malmenato con altri repubblicani, costretto a ingerire l’olio di ricino (simpatiche usanze dell’epoca), e addirittura mandato al confino come sovversivo.  (Notizie attinte dal libro di Franco Rinaldi “Il Concerto bandistico di Manfredonia”).

L’atteggiamento coerente di quest’uomo deve insegnare qualcosa ai nostri signori politici, che saltano disinvoltamente nei vari schieramenti, ma anche a noi, normali cittadini, uomini della strada.

Per la sua coerenza Scardino mi è estremamente simpatico, non lo nego, al di là di ogni credo politico. Un pensiero di  rispetto e di ammirazione mi sgorga dal cuore quando, andando a visitare i miei cari al cimitero, passo davanti al suo loculo e vedo questa foto sulla sua lapide.

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Škatta-vernùcchje

Škatta-vernùcchje šcatta-vernùcchje  soprann. = Schiaccia-bernoccoli

Un’attività insolita.

Ricordo benissimo che per impedire che il bitorzolo di sollevarsi oltre misura, la suora del’Asilo fasciò con una benda la mia testa, e tra le pieghe mise una moneta per fare pressione. Il bernoccolo non si alzo, in compenso le mie occhiaie si annerirono come se avessi la maschera di carnevale.
L’episodio mi è rimasto così ben fissato  in mente (parlo di qualche dbe fa!) che rammento ancora il nome del discolo, Franchino, che mi fece ribaltare dal mio seggiolino e che mi provocò il bernoccolo……..

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Škattàzze

Škattàzze Šcattazze= Omone forte,possente

Soggetto forzuto, capace di rompere, spezzare, spaccare con forza e violenza.

In effetti un certo Michelino Rinaldi era capace di prendere in braccio un vitello come si prende un bambino.

Verso la fine degli anni ’50 il “Comitato per la Festa Patronale” organizzò una serata di boxe all’interno dello stadio Miramare di pugili locali contro quelli foggiani.

Michelino Škattàzze, peso massimo, e Mario Carbone, peso medio, ai poveri Foggiani rifilarono tante di quelle batoste…che se le ricordano ancora oggi dopo tanti anni.

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Smirjòtte

Smirjòtte sopr.= Smiriota, Smirnese, originario o nativo di Smirne (Asia minore)

Il lettore Lino Brunetti asserisce che quel soprannome fu affibbiato al guardiano del cimitero di Manfredonia, collega del Vassjire. Addirittura (caramba che sorpresa!) ‘U Smirjòtte era lo zio di un altro nostro affezionato lettore, Umberto Capurso

Smirjòtte: Costui, o qualche suo antenato, “fu così chiamato solo perché era nato o proveniva da Smirne, città dell’Anatolia o Turchia sull’Egeo, nel breve momento che questa città fu occupata da truppe italiane, credo nel 1910-1912” (Lino Brunetti)

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Sòrge-ind’a-sàcche

Sòrge-ind’a-sàcche = Sorcio nella tasca.

Soprannome simpaticissimo

Immagino che avranno fatto uno scherzo a qlcu.

Chissà la sorpresa quando il poveretto ha messo la mano in tasca! Bisogna sapere se il topo era morto o vivo!

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