Categoria: S

Staggiöne

Staggiöne s.m. e s.f. = Stagione

1) Staggiöne s.m. = Tempo della mietitura.

Proprio se si vuole specificare, parlando ai non addetti ai lavori agricoli, si dice ‘u staggiöne de l’arje, al maschile;

2) Staggiöne s.f. = Stagione estiva. La bella stagione.

I ragazzi moderni dicono con un termine italianeggiante “l’estéte”…puah!
Ma jì tànda bèlle a düce ‘a staggiöne!

‘Sta staggiöne me ne véche a Sammarchìcchje, au frìške! = Quest’estate me ne andrò a Borgo Celano, al fresco!

Me pére mill’anne ca vöne ‘a staggiöne = Non vedo l’ora che venga l’estate

Filed under: STagged with: ,

Staggiöne de l’arje

Staggiöne de l’arje loc.id. = Epoca della trebbiatura

Alla lettera: stagione dell’aia = stagione estiva, dal punto di vista dell’agricoltura.

Si dice ‘u staggiöne,al maschile, per indicare il tempo della mietitura. Infatti detto al femminile ‘a staggiöne significa ‘estate’.

Auànne véche a fé ‘u staggiöne de l’arje a Vresendüne = Quast’anno vado a fare la trabbiatura a Bersentino.

Costui può essere un bracciante agricolo, un motorista, un operaio addetto al trasporto delle biche, ecc. Una volta la trebbia era fissa sull’aia, e qui si eseguiva la trebbiatura del frumento.

Il personale veniva assunto in anticipo dal proprietario del fondo, in modo da avere la mano d’opera certa al momento giusto, dopo il completamento della mietitura.

Al giorno d’oggi, con le mietitrebbie semoventi, basta un solo operaio.

Filed under: STagged with:

Stagné

Stagné v.t.v.intr. = Stagnare

1) Stagné v.t. = interrompere il flusso del sangue che esce da una ferita, fermare l’emorragia con mezzi chirurgici o chimici. Talvolta cessa spontaneamente.

Enjinde quanta sànghe ca m’assöve dau nése! C’jì vulüte tjimbe per stagnàrle = Ho avuto una copiosa epistassi. C’è voluto tempo per fermarla (emostasi).

2) Stagné v.t. = Rivestire o saldare con uno strato di stagno per evitare che le pentole di rame rilasciassero particelle nocive nella cottura dei cibi.

Filed under: STagged with: ,

Stagnére

Stagnére s.m. = Lattoniere

Che fabbrica o ripara oggetti di latta d’uso comune; stagnaio, stagnino.

Ricorre il sostantivo ‘stagno’ perché il lattoniere se ne serviva per fare le saldature o per rivestire internamente le pentole di rame o le posate di ferro.

Ora i lattonieri nel senso dell’artigiano che costruiva oliere, brocche, coperchi ed altro con fogli di latta, a Manfredonia non esistono più. L’unico stagnére superstite si occupa solo di sigillare le bare di zinco, al cimitero, prima della tumulazione delle salme.

Filed under: STagged with:

Stagnizze

Stagnizze agg. = Sodo, massiccio, consistente.

È un aggettivo del gergo marinaresco, e vuole evidenziare specificamente le carni sode e massicce di certi pesci, come ad esempio quelle del tonno. ‘U tónne töne i carne bèlle e stagnìzze = Il tonno ha le carni belle e sode.

Per estensione si attribuisce a persone robuste, avvezzi alle fatiche fisiche, instancabili. Insomma nel significato di possente, prestante, aitante, vigoroso.

Ringrazio i lettori Aronne Del Vecchio per l’imbeccata e Luigi Rubino per la definizione corretta.

Filed under: STagged with:

Stagnöre

Stagnöre s.f. = Secchio di latta

Recipiente di riciclo, ottenuto da grossi contenitori di latta che racchiudevano in origine prodotti alimentari o usati per tinteggiare.

Ad esempio quelli quadrangolari che contenevano 5 kg di olive in salamoia, o quelli da 25 litri di olio o quelli da 30 litri di tintura murale. Opportunamente adattati, servivano per mettere i fichidindia in bagno per facilitare la caduta delle spinelle, o per raccogliere i pomodori dal campo, ecc….

Anche questo termine deriva da stagno, sinonimo dialettale di latta, e stagnino.

Filed under: STagged with:

Stajèlle

Stajèlle s.f. = Regolo o staggia

Il sostantivo stajèlle si rifà alla definizione più antica di ‘staggia’ resa al diminutivo. Il termine staggia deriva dal lat. stadium nel senso di misura di lunghezza.

I nostri nonni dicevano stascèdde, o con altro termine più tecnico rijèlle. Ora li fanno di alluminio.

I Tecnici dell’edilizia usano il nome ‘regolo’ quale sinonimo di ‘staggia’, che ormai è usato raramente.

Ecco la definizione dell’Enciclopedia Treccani: “Regolo – Asticciola di legno, di metallo o di materiale plastico, a sezione quadrata o rettangolare, che si usa per tirare linee diritte. Attrezzo di legno di analoga forma con cui il muratore verifica l’allineamento dei muri durante la costruzione, o la spianatura dell’intonaco”.

Al maschile (‘u stajùle) indica un’asta di legno, e sezione tondeggiante adoperato in innumerevoli applicazioni. Ad es. per sostenere le piante, in coppia per costruire le sedie e gli schienali, le parti verticali delle scale in cui vengono fissati i pioli, ecc. ecc.

A noi Manfredoniani ‘u stajùle fa venire in mente un bel bastone, non quello che sostiene i passi delle persone anziane, ma un paletto cilindrico e maneggevole per freché de mazzéte (riempire di botte) qlcn o per difendersi da esso: comunque è un’arma impropria, perché micidiale.

In tempi ormai passati i giovincelli andavano a scuola di “bastone” o a quella di “coltello” – così come ora si va alla scuola di ballo, di karate o in palestra – per saper usare eventualmente uno o l’altro per difesa e magari per offesa.

Scherzosamente si sottolinea una persona dalle gambe lunghe: töne döje stajèlle = ha due pertiche

Filed under: STagged with:

Stambéte

Stambéte s.f. = Pedata

Calcio, colpo inferto col piede.

Si presume che ci sia anche la rincorsa perché stambéte è molto più di un calcione.

Quando mia moglie si lamentò col medico di famiglia per il mio insopportabile russamento, ebbe un consiglio fraterno: “E škàffele ‘na stambéte”! = Mollagli una pedata (quando siete nel letto)

Quindi per le pedate non si usa il verbo  = dare, rifilare, mollare, assestare, bensì škaffé.

Filed under: STagged with:

Stangachiàzze

Stangachiàzze agg. = Sfaticato

Persona molto pigra a cui piace vivere evitando il più possibile ogni sforzo e lavoro.

Si stanca addirittura a passeggiare il piazza.

Filed under: STagged with:

Statjöle

Statjöle s.f. = Dinamometro, bilancia a molla.

È una bilancia portatile, formata da un involucro metallico a canalina, all’interno del quale è alloggiata una molla a spirale di acciaio, fissata nella parte superiore ad un anello e nella parte bassa ad un uncino.

Agganciando con quest’ultimo la merce da pesare e sospendendola per l’occhiello si provoca l’allungamento della molla, che segna il suo peso con un indice scorrevole su una scala graduata.

Usata spesso dai venditori ambulanti in alternativa alla consueta statöre a piatto.

Presumo che il nome statjöle sia proprio un diminutivo della nota statöre (←clicca).

La bilancia portatile, almeno quella più diffusa, aveva una portata di 10 kg e una divisione di 250 grammi per ogni tacca piccola. Ora non si usano più, soppiantate da quelle elettroniche.

Avevo già pubblicato,con il nome comune di velànze a mòlle = bilancia a molla, la descrizione di questo oggetto. Se siete curiosi cliccate qui.

In fisica questo strumento è detto “dinamometro”. e serve per la misurazione della forza, applicando una legge della dinamica basata sulla deformazione elastica della molla, proporzionata alla forza applicata. [Uff!….mi sembra di tornare alla scuola media….Meno male che Wikipedia mi dà una mano!]

Filed under: STagged with: