Categoria: S

Spïnapùrche

Spïnapùrche s.f. = Topo di mare

Si può scrivere anche spünapùrche.
Finalmente ho reperito, grazie all’amico Amilcare Renato, il nome scientifico di questo animaletto marino che produce le famigerate spünapurche.

Il Topo di mare (Aphrodita aculeata) è un anellide invertebrato, che raggiunge la lunghezza massima di 20 cm, e vive semi sommerso dal fango sui fondali marini dei Mediterraneo, nel Atlantico settentrionale e nel Mare del Nord fino a 200 metri di profondità. Di forma ovale e piatta, ha il corpo a 40 segmenti ricoperti di pelo iridescente e contornato da aculei rigidi, atti alla sua difesa dai predatori.

Ritengo che, durante la pesca a sciabica o a strascico, il Topo di mare viene a contatto con il pescato e rilascia i suoi micidiali sottilissimi aculei, di circa 1 cm, che si conficcano, per sfregamento, nelle carni dei molluschi (seppie, calamari), e tra le squame di alcuni pesci, cefali e sparroni in particolare.

Le massaie temevano che, durante la pulitura di questi pesci, le spünapùrche trafiggessero la pelle delle loro dita, o che rimanessero nascoste all’interno dei pesci, e perciò non li compravano volentieri. Per sbarazzarsi di questi pesci “infestati” di “spine”, i pescatori li vendevano a prezzo vile.

La foto (reperita in rete) riprende il Topo di mare in posizione dorsale.

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Spìnele

Spìnele s.f. = Succhiello

Utensile manuale usato per praticare fori di piccolo diametro nel legno, costituito da un gambo cilindrico d’acciaio terminante con una punta elicoidale e, dalla parte opposta, con un’impugnatura a T, adatta a imprimere una rotazione.

Esistono di varie misure. Quelle più piccole si chiamano spenaröle e spenelècchje s.f., e praticano fori fino a mm 10 di diametro. Si azionano con una sola mano.

Quelle maggiori vengono chiamate verèlle, ed hanno bisogno di entrambe le mani per imprimere la rotazione alle due marre del T, e si azionano a mezzo giro per volta di 180°.

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Spìnghele

Spìnghele s.m. = Spillo

Sottile asticella metallica, appuntita a un’estremità e munita di capocchia all’altra, che serve per fissare provvisoriamente lembi di tessuto, fogli di carta, ecc.

Deriva dal francese épingle.

La parlata moderna usa il termine simil-italiano ‘u spille, ma non è dialetto.

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Spjirte

Spjirte avv. = Dappertutto, in giro, per ogni parte.

La locuzione verbale Jì spjirte = andare in giro, presuppone una ricerca affannosa e spesso infruttuosa di qlcu o qlco.

So jüte spjirte pe tutte vànne e nen l’agghje truéte = Sono andato in giro cercandolo dappertutto ma non l’ho trovato.

Presumo che spjirte derivi dall’aggettivo “disperso”, nel senso di scomparso, allontanato.
Infatti chi vé spjirte, si allontana per sbrigare le proprie faccende e non rientra presto, lasciando i congiunti in apprensione. Quando non c’erano i telefonini se ne perdevano le tracce…

Come rafforzativo si usava dire: jì spjirte e demjirte = Andare a cercare qlcu o qlco in giro. 

Avevo creduto che quel demjirte veniva messo lì solo per fare rima, non ravvisando un significato specifico. Come accade in quella locuzione sturte e malurte = alla meno peggio.
Invece ho scoperto casualmente che demjirte deriva dal latino demeretum, vagante, ramingo.

Spjirte e demjirte è usato raramente, e solo da persone molto anziane perché l’espressione sta andando purtroppo inesorabilmente nel dimenticatoio.

Vedi: sbavettüne)

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Sponda-pöte

Sponda-pöte s.f. = Inciampo, intralcio

Intralcio, ostacolo, intoppo, specificamente riferito ai pedoni che inavvertitamente colpiscono una sconnessione del suolo che fa inciampare, incespicare mentre si cammina spediti.

Questo colpo viene dato inavvertitamente e forte proprio dalla punta del piede e perciò il dolore resta colà localizzato.

Giuànne ho pigghjéte ‘na sponda-pöte e ‘natu pöche ce ne jöve ndèrre = Giovanni ha preso un inciampo che per poco non lo faceva ruzzolare per terra.

Secondo me sponda-pöte può significare “urtato con la punta del piede”. Comunque ‘u pöte = il piede c’entra nell’inciampo.

Sinonimo (clicca→) ‘ndrùppeche.
Contrario, nel senso di avvallamento, che comunque fa inciampare (clicca→) sgùtte (o anche, al femminile, sgòtte)

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Spràteche

Spràteche agg. = inesperto, non pratico

L’aggettivo è riferito a persone che si improvvisano mestieranti mentre sono del tutto incapaci.

Il risultato è ovviamente disastroso, o quanto meno deludente, molto al di sotto delle aspettative.

Metti me a restaurare un mobile antico, o a tagliare una lastra di vetro, o a stirare una camicia…

Non parliamo se mi fai sedere davanti a un pianoforte.
Con tutta la concentrazione possibile, al massimo riuscirò a pestare sui tasti, dopo numerosi tentativi, “Tanti auguri a te” con un dito solo!

Invece davanti ad una macchina da scrivere me la cavo molto meglio!

Anche a cuocere due uova in tegamino. Ma non di più!

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Sprevelé

Sprevelé v.t. = Sbriciolare, sgretolare, sminuzzare

Si può usare indifferentemente anche sfrevelé .

Ridurre qualsiasi cosa in briciole, dette frevógghje, sfrevógghje, sprevelìcchje.

Alcuni esempi calzanti:
-sbriciolare con le mani l’infiorescenza secca dell’origano per condire una pietanza,
-frantumare cob le mani un biscotto da intingere nel latte,
-sminuzzare una mollica di pane per preparare il ripieno di un intingolo.

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Sprevelìgghje

Sprevelìgghje s.m. = Briciola

Piccolissimo frammento di pane, biscotto o sim. Per estens., minuscolo frammento di qcs.

Scrive oil lettore Jattöne: Quando mio padre andava a scuola,passava un tizio che vendeva delle briciole in cono di carta,queste erano chiamate i “sprevelìgghje”. Questo signore la mattina presto faceva il giro dei bar e delle pasticcerie,raccoglieva tutte le briciole avanzate nei vassoi dei dolci e delle paste e li vendeva ai ragazzi davanti alle scuole in un cono di carta. Per mio padre erano una leccornìa….

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