Categoria: S

Sfrjiche

Sfrjiche s.m. = Molestia, disturbo,

Sensazione di fastidio, di disagio causata da qcn. o da qcs. che turbi la serenità, il benessere spirituale o fisico. Disturbo, fastidio, scocciatura, insofferenza, ecc.

A qlcu particolarmente molesto, dopo aver a lungo sopportato le sue insistenti richieste o discorsi, gli si urla spazientiti: Giuà, sì pròprje ‘nu sfrjiche! = Giovanni sei proprio un rompiscatole.

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Sfulecé

Sfulecé v.t.= Sgrommare, sturare

Liberare un tubo, un condotto da ciò che lo intasa, o scaccolare le narici.

Specificamente è riferito al cannello e al bocchino incrostati della pipa.

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Sfulecja-pìppe

Sfulecja-pìppe s.m. = Scovolino. Stasatore

Strumento a spazzola o a spirale atto a stasare il cannello della pipa. Scovolino.

Ora non si fuma più la pipa. Sarebbe meglio non fumare comunque!

Si usava scherzosamente per descrivere qlcu troppo smilzo e nero di carnagione

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Sfunecatüre

 
Sfunecatüre o Sfunnecatüre s.f. = Alterazione, deprezzamento, sotto costo

Il termine deriva dal verbo sfunaché. Il lodato esaurientissimo “Vocabolario del Dialetto di Manfredonia” di P.Caratù-R.Rinaldi riporta testualmente: «Sfunaché v.t.= acquistare o vendere merce scadente o passata di moda.»

A me sembra che ci sia una forte attinenza tra i sostantivi sfunecatüre e frecatüre 🙂 …

Il lettore Vincenzo Lo Riso mi suggerisce che la cattiva qualità della merce a volte veniva “provocata” bagnandola appositamente per svilirne il valore allo scopo di pagare il dazio in misura ridotta. In ambito agricolo per questo scopo si usava trattare con acqua il frumento che successivamente una volta aggirato il fisco, si poneva ad asciugare. Fortunatamente i tempi sono mutati, e dazi e gabelle non si pagano più, vigendo il libero scambio delle merci sia sul territorio nazionale, sia in ambito europeo.

Ringrazio pubblicamente Vincenzo Lo Riso di avermi dato lo spunto per la stesura di questo articolo.



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Sfussé

Sfussé v.t. = Esumare, dissotterrare

Disseppellire, togliere una salma inumata nella terra,  per trasferirla dalla fossa e tumularla in un loculo di muratura.

Questa operazione, disciplinata da severe norme igieniche secondo un Regolamento cimiteriale stabilito dal Comune, può avvenire solo dopo un lungo periodo di giacenza del cadavere nella sepoltura.

Opera eseguita dal becchino (clicca→), u šcattamurte e dai suoi aiutanti in presenza dei familiari del defunto.
Uno spettacolo pietoso che induce a riflettere sulla caducità della vita. Non tutti riescono a sopportarlo.

In verbo sfussé ovviamente è usato anche in altri contesti.

Esempio  n. 1  (reale):
Quando il frumento si conservava in silos sotterranei, vere e proprie fosse, si usava lo stesso verbo per indicare l’apertura del deposito al momento del prelievo.
A Foggia esiste una Piazza chiamata Piano delle Fosse. Lo stesso nome Foggia e’ dovuto a quelle “fosse” del grano. Foggia deriva da Fovea, in latino fossa.
A Cerignola il luogo delle Fosse per il grano è diventato  un’attrattiva turistica.

Esempio n. 2 (figurato):

«Si dice anche ‘nu murte sfusséte per dire di un viso dal pallore di morte (magari per lo spavento o la colpa di qualcosa) ma anche di un qualcosa dimenticata o desueta , morta, e tirata d’un tratto fuori o in discussione (sfossata = riesumata).»

Un po’ come quando scherzosamente si citano i “santi tarlati”…(clicca→ qui)

Testo virgolettato mi è stato inviato dall’amico dr. Enzo Renato, cui va il mio sentito ringraziamento.

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Sgagnéte

Sgagnéte agg.s.m.sopr.= Sdentato

Riferito a qlcu di qcn. che ha perso alcuni o tutti i denti per carie, piorrea, traumi o altre amenità del genere.

La persona senza denti.

Esiste anche un soprannome: io ricordo Lelüne ‘u sgagnéte = Michele Ciociola, bravo autista e bravissimo meccanico di TIR

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Sgajéte

Sgajéte agg. = Sguaiato

Riferito a comportamento, scomposto, volgare.

Più che altro riferito a chi non sa controllarsi nel mangiare. Ingordo, famelico, insaziabile.

Si’ proprje ‘nu sgajéte = Sei proprio un ingordo.
sinonimo di scaleméte.

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Sgamuffé

Sgamuffé v.t. = Mollare, sganciare

È sicuramente un verbo del gergo marinaresco e significa mollare, sganciare, offrire, dare qlco su richiesta.

Quando ero giovincello l’ho sentito pronunciare spesso, da amici pescatori, e se non eri del giro non avresti mai capito il significato della frase misteriosa: auànde ‘na magghje e sgamùffe ‘na sullàzze! = Fermati un attimo e molla una sigaretta!

Fatte sgamuffé i pagghiùle da pàtete = Fatti sganciare i soldi da tuo padre.

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Sgarrazzé

Sgarrazzé v.t. = Dischiudere, socchiudere, accostare 

È ammessa anche la pronuncia sgarazzé (con una sola r).

Aprire di poco la porta, la finestra o la serranda, in modo che all’interno entri uno spiraglio di aria e/o di luce e vi rimanga penombra e frescura.

Lasse ‘a fenestre ‘nu pöche sgarrazzéte = Lascia la finestra un po’ socchiusa.

Senza accento, con pronuncia piana, per sgarràzze (al femminile, dal greco ek+karatra = Feritoia) si intende quello spiraglio, quello  spazio minimo lasciato tra le imposte socchiuse, o anche fra le doghe della persiana o della serranda avvolgibile, allo scopo di far arieggiare l’ambiente in penombra.

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Sgarré

Sgarré v.t. = Errare

Commettere un errore, confondersi, ingannarsi, trasgredire, commettere uno sgarbo, disattendere a ordini o a doiveri, sgarrare.

Credo che quest’ultimo verbo di origine dialettale sia usato nella lingua italiana solo nella forma colloquiale.

Ho sgarréte ‘a méne = Ha sbagliato la mano, nel senso di aver ecceduto nel dosare il sale….

Contrario: ‘ngarré

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