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Resìpele

Resìpele s.f. = Erisipela

Malattia infettiva da streptococco che causa infiammazione e arrossamento della pelle o della mucosa, specie quella del viso.

M’jì venüte ‘nu prudüte, o mo’ tenga ‘na bèlla resìpele ‘mbàcce = Mi è venuto un prurito ed ora mi è spuntata una vistosa macchia sul viso.

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Resòlje

Resòlje s.m. = Rosolio

Liquore dolce e di bassa gradazione alcolica ottenuto unendo una o più essenze aromatiche macerate e distillate in una soluzione di alcol, acqua e zucchero in rapporti variabili.

Lo si preparava in casa. I liquori industriali erano poco diffusi.

Se si voleva ottenere in poco tempo un liquore, invece di far macerare per 30 giorni il limone, o la menta, o l’alloro, o altro, si acquistavano in drogheria delle boccette di “estratto” (in dialetto ‘u sense s.m. = l’essenza) che opportunamente dosate in acqua, zucchero e alcol, consentivano di ottenere il noto rosolio.

Ricordo i nomi fantasiosi di alcuni “estratti per liiquori” della premiata ditta Bertolini di Torino, in vendita da Viscardo vicino al Bar delle Rose: Alkermes di Firenze (verde), Maraschino di Zara (rosso), Mandarinetto, Crema caffè, Strega di Benevento, Anisetta di Bordeaux, ecc.

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Respegghjé

Respegghjé v.t. = Svegliare, destare

Riscuotere dal sonno, destare qlcu. Fig. incitare all’azione, scuotere dall’inerzia, sollecitare qlcu.

È in uso anche la versione arrespegghjé.

Mà, crématüne arrespìgghjeme ai cìnghe = Mamma, domattina svegliami alle cinque.

Esiste il modo riflessivo: arrespegghjàrece/respegghjàrece = svegliarsi.

Stàteve cìtte ca ce respègghje ‘a criatüre = zittitevi perché (altrimenti) si sveglia la poppante.

Möne, uagnü, arrespegghjàteve! = Forza, ragazzi, svegliatevi!

Arrespìgghjete, Madònne de Sepònde…= Svégliati Madonna di Siponto…
Nota canzoncina popolare devozionale rivolta alla nostra Protettrice.

Quando ero piccino ho sentito una mia zia (classe 1908) che diceva sceté, alla maniera dei Napoletani, come ad esempio, nella Canzone “Marechiaro: ….scétate Carulì, ca l’aria è doce! = Svegliati Carla, perché l’aria è dolce.
Non capivo il significato di questo sceté, e me lo feci spiegare. Questo verbo antico è ormai caduto completamente in disuso.

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Restòcce

Restòcce s.f. = Stoppie

Insieme degli steli residui di erba o di cereali che restano nel campo dopo il taglio o la mietitura.

I contadini generalmente danno fuoco a questi resti perché le loro ceneri concimano facilmente il terreno, e anche per distruggere un po’ di insetti.
Le operazioni di bruciatura delle stoppie sono regolate da severe norme. Prevedono un’area di sicurezza detta il dialetto  (clicca→) preciöse.

Maliziosamente quando non esistevano molti trattamenti estetici, le ragazzotte pelose erano additate come come quelle che “tènene a restòcce da sotte” = hanno le stoppie sotto la gonna, senza indicare il punto del massimo rigoglio del pelame… Se qualche malapitata ricorreva alla lametta per eliminare la bruttura, dopo un po’ si vedeva ricrescere i peli ancora più evidenti: allora questi erano definiti erano zengüne!

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Reteràrece

Reteràrece v.i. = Rincasare

Tornare a casa propria dopo esserne usciti per lavoro, svago, viaggio, ecc.

Errato tradurre il nostro reteràrece o anche arreteràrece con l’italiano “ritirarsi”: lo fa la Corte per deliberare un verdetto, una bistecca durante la cottura, un esercito in ripiegamento, un testimone che ritratta la precedente affermazione, ecc.

Uagnü, arreteràteve sóbbete
 = Ragazzi, rincasate presto!

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Retrànge

Retrànge s.f. = Rondella, rosetta

Accettabile anche nella forma retrangele.
Dischetto forato che si inserisce sotto il dado di un bullone o di una vite per migliorarne il bloccaggio.

Generalmente e fatta di ferro: esistono anche rondelle di plastica e di rame. Pare che, essendo il rame più cedevole, riesca a bloccare meglio le parti strette dal dado avvitato sul perno.

Per i non esperti chiarisco che il bullone è formato dal perno filettato, detto maschio, ossia con impanatura [non quella usata per friggere gli alimenti! Ehm, scusate la battuta sciocca….], detta anche filettatura, e dal dado (detto femmina) filettato all’interno.

Esistono rondelle dette “da bloccaggio”, tagliate lungo il raggio, quelle coniche, quelle dentellate a ventaglio, ecc. Guardate quanti tipi sono su google:

Il nome manfredoniano non ha un’etimologia certa. L’ho sentita chiamare così quando frequentavo la bottega di mio padre, un fabbro stimato e molto conosciuto nella sua epoca. Scusate il ricordo personale.

Qualche volta ho sentito pronunciare un suo sinonimo, ‘a ranèlle che si avvicina un po’ all’italiano rondella.

Per la sua forma simile alle monete, quando qlcu voleva dire che aveva solo pochi spiccioli diceva che so’ rumàste quàtte ranèlle = sono rimaste quattro rondelle.

Ora prevale presso i meccanici l’uso del simil-italiano ‘a rondèlle, uguale al francese rondelle e allo spagnolo arondela.

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Revattüse

Revattüse agg. = Vivace

Al femminile, ormai dovreste iontuirlo, fa revattöse

L’aggettivo significa : ricco di vitalità, di esuberanza e, riferito perlopiù a bambino, di irrequietezza.

‘Stu uagnöne jì troppe revattüse, addjì ca töne l’ucchie töne i méne! = Questo banbino è troppo esuberante, dove posa gli occhi pone le mani.

Vedi anche artèdeche. In questo caso si dice: töne l’artèdeche ai méne = ha irrequietezza alle mani (mi sembra che Cocciante cantasse: “io non posso stare fermo con le mani nelle mani”… )

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Rèvele

Rèvele s.f. = Regola

Usato sia come l’italiano ‘regola’ nel senso di norma, principio, metodo, sia nella locuzione (che sa un po’ di richiamo) a rèvela töje= secondo il tuo (opinabile) modo di vedere, secondo te hai agito bene?…
Meh, a rèvela töje sté fatte bùne? = Beh, secondo te è fatto bene (questo lavoro)?

Fàrece ‘na rèvele = (alla lettera: farsi una regola) Regolarsi, adeguarsi, limitarsi, controllarsi.

E màngene, e màngene, nen ce fànne pe’ njinde ‘na rèvele = Mangiano e mangiano, non sanno affatto limitarsi.

Uagnü, jì già mezzanòtte, facìmece ‘na rèvele! = Ragazzi, è già mezzanotte, controlliamoci! (evitiamo ogni schiamazzo)

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Revòlete

Revòlete s.f. = Tornante

In un tracciato stradale indica una curva a 180° realizzata spec. per raccordare due rettifili in pendenza in zone di montagna: i revòlete de Mònde = I tornanti di Monte Sant’Angelo.

Esiste anche una frammentata mulattiera che collega i vari tornanti, una specie di scorciatoia, da percorrere a piedi, o a dorso di mulo. Ogni segmento è chiamato con termine montanaro: ‘a repònde (plur. ‘i repónde, con la ó stretta).

Canto con pronuncia montanara:

Nen me vogghje scì a Mónde
pe nen nghjané quìddi repònde 
(o anche revólete).
O véche de tacche, o véche de pónde:
che belli giùvene ca stanne a Monde!
Se pò me vòlete chépe jìréte
so cchjù bèlle a Matenéte!

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Revuleté

Revuleté v.t. = Disgustare

Nauseare, disturbare, stomacare.

Quando fisicamente qualche oggetto ripugnante cade sotto i nostri sensi ci sentiamo schifati. disgustati.

Pure se urtati da eventi spiacevoli ci sentiamo rivoltare lo stomaco.

Nen decènne cchjó njinde ca già me so’ revuletéte ‘u stòmeche = Non dire più nulla ché già mi sento disgustare (lo stomaco).

Qualcuno usa il verbo ammuddé ‘u stòmeche, rendere molle lo stomaco, per indicare un senso di nausea derivato dal disgusto.

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