Chi nen sènde alla mamme, nen sènde manghe alla mala matröje
Chi non dà retta alla madre, non ascolta nemmeno la cattiva matrigna.
La frase è un po’ paradossale. Si vuole evidenziare comunque che chi non ascolta i buoni consigli forse non mette in pratica nemmeno quelli cattivi.
O meglio, se non si accettano i consigli della mamma – che a prescindere da tutto sono diretti a proteggere i figlio – come si possono seguire quelli della matrigna, che per quanto buoni non possono uguagliare quelli della madre naturale?
E non è detto che la matrigna debba essere obbligatoriamente cattiva, ostile e di parte verso i figliastro..
Chi non sa la via di casa propria, possa andarci morto.
Un grave rimprovero per coloro che non vogliono adoperarsi per cercare di fare gli interessi della propria famiglia.
Una volta c’erano degli sciagurati che trascorrevano troppo tempo nelle osterie invece di piegarsi a cercare un lavoro qualsiasi.
Parlo di lavoro di braccia, chiamato fatüje proprio perché faticoso.
Quando si facevano accompagnare, ubriachi, a casa, diventavano maneschi sulle proprie moglie che giustamente li redarguivano. Ed ecco il grido di disperazione delle quelle poverette: chi non sa la via della propria casa, perché distolto da abitudini malsane, è meglio che ci vada morto!
Qui il fatto di non sapere la via di casa, oltre che materialmente, è inteso anche in senso metaforico, come per dire non saper valutare i propri doveri, le proprie responsabilità.
Nota fonetica:
Come ho spiegato in Ortografia e fonologia, al punto 6.5. il gruppo di consonanti ‘ns si pronuncia ‘nz’.
Infatti quel nen sépe, si poteva scrivere anche ne’nzépe in quanto omofoni.
Ma se voglio dire non lo sa, dove non c’è l’incontro della n con la s, e quindi non avviene il fenomeno linguistico della sonorizzazione della s, tipico delle parlate meridionali, pronuncio ne lu sépe, con la s normale e non con la z.
Proverbio completo: Chi nen töne uéje e ce lì véje truanne, bijéte a còddu Düje ca ce li manne = Chi non ha guai e se li va cercando, beato a quel Dio che glieli manda.
Piccola variante: Chi nen töne lì uéje e ce li véje pegghjànne, benedìtte a Criste ca ce lì manne! = Chi non ha guai e se li va cercando, benedetto Cristo che glieli manda.
Rivolto a colui che sfida le più elementari norme di prudenza.
Sfidare la sorte significa farsi venire i famosi “pruriti di culo” (←clicca). Presto se ne pagheranno le conseguenze di persona.
Chi nen völe fé u’ mìgghje, fé ‘u mìgghje e ‘u migghiéje.
Alla lettera significa: Chi non vuole fare il miglio, fa il miglio e il migliaio.
Un Detto popolare che sollecita l’operosità. Se non hai voglia di fare un’azione, e la rimandi, alla fine sarai obbligato a farla ugualmente, con maggiore dispendio di forze e con ulteriore fatica.
In lingua si dice: non rimandare al domani quel che puoi fare oggi.
Ringrazio il lettore Lino Brunetti per avermi fornito questa chicca dialettale.
Chi paga in anticipo è male servito.
Questo proverbio, come sempre, invita alla prudenza.
In questo caso consiglia di pagare un bene o una prestazione d’opera solo alla fine, quando si può verificare ciò che si è ottenuto.
Infatti spesso chi richiede un lavoro, e per ragioni che no sto qui a discutere non rimane soddisfatto, è costretto a inseguire il prestatore d’opera per ottenerne rifiniture o completamenti. Se invece non lo ha liquidato in anticipo, sarà costui a corteggiare il committente per farsi pagare retribuire quanto pattuito.
Questo proverbio suggerisce di non andare troppo per il risparmio perché la qualità peggiora, e poi si è corstretti a comprare un’altro oggetto che rimpiazzi il primo, malfunzionante a causa della sua pessima qualità.
Quindi spende due volte. Nessuno regala niente.
Mia nonna diceva, con lo stesso significato: Chi sparàgne spènne = Chi risparmia spende