È un simpatico modo figurato di descrivere un affollamento all’interno di un luogo chiuso o recintato, come un cinema, una chiesa, un’abitazione, un campo sportivo, uno stabilimento balneare.
L’origine è chiara. Quando una volta si panificava in casa, si ricorreva ai forni pubblici, dove con un modesto compenso (‘a nfurnatüre) si otteneva, in una collettiva infornata, la cottura del pane.
Ovviamente c’erano giornate che il grande forno lavorava con poche pagnotte e delle giornate che si riempiva del tutto. Ecco, questa era l’infornata piena.
Se capitava che il cinema era pieno, addirittura conteneva persone che assistevano alla proiezione stando in piedi, ecco quella era ‘a ‘nfurnéta chjöne, l’infornata piena.
In ogni caso ‘a nfurnéta chjöne designa un successo. Non solo nel mondo dello spettacolo o ecclesiastico, o sportivo, ma anche nell’ambito familiare.
Come quando i genitori premurosi vedono la loro mensa attorniata da figli, generi, nuore e nipotini, specie nelle grandi ricorrenze, e godono nel vedere la loro casa nel caos: ci sarà tempo di sistemarla…
Nota linguistica. Le persone più anziane pronunciano ‘mburnéte/’mburnatüre, perché, come ho spiegato al punto 6.7 del capitolo Ortografia e Fonologia (clicca in alto, accanto a “Gli autori”) le consonanti “nf” diventano “mb” (es: Mambredònje, cumbìtte, ‘mbàcce