Categoria: F

Ferneché

Ferneché v.i. = Formulare pensieri ossessivi, crearsi in mente delle fissazioni.

Ammessa anche la variante fernechjé.

Non è una cosa patologica, come vaneggiare o farneticare, cioè dire cose senza senso.

Alcune persone sanno orientarsi solo e sempre verso il pessimismo. Esse da un nonnulla riescono fernecànne = fissandosi, a costruirsi un castello di possibili conseguenze disastrose.

Se queste persone vivono da sole poi, il loro fernecamjinde arriva a spingerle a telefonare nel cuore della notte ai propri cari lontani solo perché magari hanno fatto un brutto sogno che li riguardava. Nel loro modo di vedere le cose il sogno si ingigantisce a dismisura.

Purtatìlle a màmete se no quèdde sté sèmpe a ferneché = Portatela via con te tua madre [per farla stare in compagnia], altrimenti costei pensa sempre ad una cosa [e finisce per impazzire]. Evidentemente la povera signora è appena diventata vedova, e l’invito da un altro parente è rivolto al figlio venuto da lontano per l’occasione.

Filed under: FTagged with:

Fenucchjètte

 Fenucchjètte detto anche Fenucchjille salvàgge s.m. = Finocchietto selvatico


Il finocchietto (Foeniculum vulgare) è una pianta erbacea perenne, della fam. delle Ombrellifere originaria delle regioni mediterranee.

In Italia è diffusa particolarmente lungo le zone costiere, dal piano ai 1.000 metri.

Proprietà terapeutiche: depurative, tonico-aperitive, carminative, antispasmodiche.

In cucina vengono usati i rametti più teneri e la guaina a grumolo verdastro della radice quando non è troppo sviluppata, perché allora diventa coriacea.

In Sicilia è un ingrediente indispensabile nella preparazione della celeberrima “pasta con le sarde”

Nella Puglia è raccolto nei campi perché dà aroma alla rustica minestra di erbe campestri miste [‘i fogghje meškéte].

Da non confondere con i fenucchjètte (biscotti al finocchio, simili agli scaldatelli) e con i summènde fenòcchje (frutti del finocchio selvatico chiamati erroneamente “semi ” di finocchio).

 

Filed under: FTagged with:

Fenòcchje 

Fenòcchje s.m. = Finocchio

Ortaggio commestibile di forma più o meno tondeggiante, colore bianco verdastro e sapore fortemente aromatico: finocchi al burro, gratinati, in pinzimonio.

La pianta (Foeniculum vulgare), è coltivata per ottenerne le brattee basali, spesse e scanalate, che costituiscono tale ortaggio. I semi del finocchio selvatico sono usati per aromatizzare vivande e insaccati.

Il termine “finocchio”, è stato utilizzato per denotare spregiativamente un uomo con atteggiamenti femminili o tendenze omosessuali. Il termine, originariamente usato per indicare qualcosa di scarso valore, avrebbe poi assunto il significato di “persona di poco valore, spregevole” e quindi secondo la mentalità del secolo scorso, di omosessuale.

Al plurale fa fenócchje con la “o” stretta.

Filed under: FTagged with:

Fenetòrje

Fenetòrje s.f. = Fine

Fine, termine, cessazione definitiva di qlco.

Si usa nella locuzione Fenetòrje de mónne = fine del mondo, per descrivere eventi catastrofici, o anche fenomeni atmosferici intensi, o situazioni di grande confusione, panico, rissa, tumulti.

Filed under: FTagged with:

Fenèsce a fjite

Fenèsce a fjite loc.id. = Finire male, e fig. guastarsi, degenerare,

Alla lettera significa concludersi a puzza.

Un’avventura senza risultato, un affare andato a male, un progetto non realizzato, una discussione sfociata in rissa, un sodalizio spaccato, ecc.

Similmente si dice anche. ‘u fàtte ce affetìsce = Il fatto diventa puzzolente, prende una brutta piega.

 

Filed under: FTagged with:

Fenanghe

Fenanghe avv. = Anche, perfino, pure, altresì.

Avverbio bellissimo. Mi sembra un po’ antico, ma è molto gradevole sentirne il suono inserito opportunamente nel corso della frase.

Vogghje venì fenanghe jüje = Voglio venire anche io.

Stöve fenanghe Mattöje = C’era perfino Matteo (chi lo avrebbe immaginato?).

Mò te déche ‘na mulèlle, ‘nu purtjàlle, döje mènele e fenanghe na fèlle de melöne = Ora ti dò una mela, un’arancia, due mandorle e pure (perfino, in aggiunta) una fetta di melone.

Filed under: FTagged with:

Felumöne

Felumöne n.p. = Filomena

Deriva dal greco Philomenes, composto con le radici del verbo philein, “amare” e menein, “restare”, con il significato di “che resta affezionato, fedele all’amore e all’amicizia”.

L’onomastico è tradizionalmente festeggiato il 5 luglio in memoria di santa Filomena, vergine delle Marche.

Filed under: FTagged with:

Fèlle

Fèlle s.f. = Fetta.

Si tratta di un trancio di vario spessore separato con un taglio da un elemento intero.  Come: fetta di pane, di salame, di melone, ecc.

Questo sostantivo ha avuto una storia un po’ articolata….
In origine, diciamo fino al 1950, in dialetto si diceva fèdde, molto più convincente perché di suono simile a “fetta”.  Difatti fèdde o fèdda tuttora usata in tutta la Puglia e in Basilicata.

Era convinzione generale che tutti i termini che terminavano in -dde, fossero “rustici” e perciò venivano man mano e quasi automaticamente  “ingentiliti” tramutandone la desinenza in -lle.

Ad esempio mio padre, classe 1901, diceva cavàdde, cepòdde, martjidde, curtjidde = cavallo, cipolla, martello, coltello, fetta.   Ma noi, bambini alfabetizzati, passavamo  a: cavàlle, cepòlle, martjille, curtjille.
Perciò per lo stesso motivo – a torto però – fèdde è diventato fèlle.

Per imbottire un panino usiamo qualche fèlle de murtadèlle o de presótte.
Però in macelleria, per preparare gli involtini o per la cottura alla piastra, chiediamo ‘i fettüne = le fettine…(di pollo o di vitello) .
Addirittura dallo scaffale dei negozi scegliamo ‘i fètte bescuttéte. = le fette biscottate.

Come ogni lingua viva anche il nostro vernacolo subisce nel tempo una naturale evoluzione.

Filed under: FTagged with:

Felìppe

Felìppe n.p. = Filippo

Deriva dal nome greco Philippos, latinizzato in Philippus, formato da philo da philein, “amare”, e hippos, “cavallo”, quindi “che ama i cavalli, le corse dei cavalli”.

L’onomastico ricorre il 26 maggio in memoria di san Filippo Neri.

Il diminutivo è Peppócce = Filippuccio.

Al femminile è sempre associato a Maria, Marüjafelìppe = Maria-Filippa.

Mi hanno raccontato di una tizia con questo nome che negli anni ’40 – in epoca in cui i telefoni li avevano solo i Carabinieri e il Sindaco – si guadagnava qualche soldino portando messaggi, ambasciate, notizie e inviti da un capo all’altro di Manfredonia.

Quando nasceva un bimbo, lo portava amorevolmente in braccio – non esistevano nemmeno le carrozzine – a farlo conoscere ai parenti del neonato, lucrando l’inevitabile mancia.

Indimenticabile il ‘nostro’ Delfino Filippo, che dal 1998 scelse di vivere nelle acque del nostro Golfo… Impossibile dissociare questo nome dal delfino ‘manfredoniano’. (Foto Giovanni Simone).

Secondo me, gli fu attribuito il nome Filippo per l’assonanza con  Flipper, un delfino protagonista di una fortunata serie televisiva americana degli anni ’60.

Filed under: FTagged with:

Felìnje

Felìnje s.f. = Fuliggine, ragnatela

1) Fuliggine = deposito nerastro di particelle carboniose residuo della combustione che si forma spec. sulle pareti o nei condotti di scarico di camini, stufe;

2) Ragnatela = tela costituita dai fili sottilissimi che il ragno secerne per catturare gli insetti di cui si nutre.

Per togliere le ragnatele dalle pareti, le nostre nonne usavano una scopa specifica chiamata Scöpe-felìnje fatta con le infiorescenze delle canne di palude.

Si può dire anche felìjeneflìnje, o, come i nostri nonni, flìscene e felìscene

Fé ‘a felìnje = Togliere le ragnatele. Ovviamente con la scöpe felìnje

Filed under: FTagged with: