Carècchje s.f. = Capesanta, Canestrello, Pettine.
Mollusco bivalve (Pecten jacobeus), con valva destra convessa e sinistra piatta. Ha due ali anteriori poste marginalmente alla cerniera e numerose coste radiali sulle valve. Vive sulla costa atlantica.
I pellegrini di ritorno dal Santuario di S.Giacomo (Santiago di Compostela), in Galizia (ecco l’origine del nome pècten jacobèus = Pettine giacomeo) ne portavano alcune cucite sul copricapo e sul mantello, e una più grande, quella convessa, appesa in vita. La usavano per raccogliere cibo dagli abitanti dei villaggi attraversati nel far ritorno a casa.
Quelle rosa (Aequipecten opercularis) ha dimensioni minori e le valve entrambe convesse, come la carècchja comune (Chlamis varia o flexuosa) hanno la stessa forma, cambia solo il colore, e la parte edule più tenera.
Vivono nei fondali bassi e sabbiosi del Mediterraneo.
A Manfredonia le capesante, o meglio le carècchje sono consumate crude o ammollicate, ossia con mollica di pane, olio, aglio prezzemolo e pepe e cotte al forno.
Quando si vuol smentire qualcuno, come per dire che le sue sono affermazioni senza contenuto, come i gusci vuoti delle canestrelle, si usa la locuzione: Sì, ‘i carècchje = Sì, tu racconti balle! Parole vuote, chiàcchjere mòrte.
E proprio perché le canestrelle “ammollicate (le cucino spesso) non costituivano una intera pietanza tale da riempirti lo stomaco, si usava dire ” te mange carècchje? ” per significare che mangerai poco