A la fìgghja vertevöse
Tènghe ‘na figghja vertevöse,
ogne büche jì na pertöse.
Oh che fìgghje oh che fìgghje,
ùcchje da före a chi ce la pìgghje!
Ho una figlia virtuosa, (è così una brava sarta che fa di) ogni buco un’asola. Oh che (brava) figlia, oh che figliola, una meraviglia per chi se la piglia.
La mamma vanta le virtù della propria figliola: è bravissima in sartoria. Chi se la prende come moglie resterà con gli occhi sbarrati (alla lettera occhi di fuori dalle orbite) per lo stupore di scoprirne la bravura.
L’aggettivo vertevöse = virtuosa è ormai desueto, e credo che venga usato oggi solo dalle persone molto anziane. Presumo che si usi di più aggarbéte.
Mi viene a mente il suo contrario, cioè sbertuéte o svertuéte = priva di virtù.
Grazie a Enzo Renato per il prezioso apporto, che mi ha consentito la stesura di questo articolo.
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