Pettenèsse s.f. = Pettine
Oggetto di vario materiale (osso, tartaruga, legno ecc.), usato per ravviare e acconciare i capelli, formato da una serie di denti fissati su una costola di circa 20 cm che serve da impugnatura.
Per metà i denti sono più grossi e distanziati, per dipanare i capelli ricci o arruffati, per l’altra metà più sottili per pettinarli senza strappi…
Si chiama così anche quello di dimensioni più piccole e di forma lievemente ricurva, munito di denti radi e lunghi per fissare i capelli nelle acconciature femminili, tuttora usati nei costumi tradizionali spagnoli.
In una canzone napoletana degli anni ’50, Renato Carosone ci ricordava che questa ragazza del rione Santa Lucia (‘A Luciana) sfoggiava ‘a pettenessa per la via:
“Porta ancora ‘o scialle ‘e lusso,
porta ancora ‘a pettenessa.
‘sta Luciana quanno passa
nun te fa cchiù raggiunà…”
Infine con il nome di pettenèsse viene designato un pesce marino (Xyrichtys novacula), lungo fino a 20 cm, per la verità poco diffuso nel nostro Golfo, dalle carni bianche e gustose, sia in frittura sia in umido.
Per effetto della sua robusta dentatura è detto in italiano “pesce pettine”, in inglese razorfish (pesce rasoio) e in Calabria pisci sùrice (pesce sorcio).
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