Questa pianta commestibile appartiene alla famiglia delle Portulaceæ (Portulaca oleracea) si dava ai porci mescolata ad altri alimenti nel pastone di svezzamento, nel Medioevo era chiamata erba porcaccia o porcacchia.
Nelle regioni italiane è conosciuta con nomi diversi. Soltanto per citarne alcuni: porcellana o erba grassa in Lombardia; porcacchia nel Lazio e nelle Marche; precacchia in Abruzzo; pucchiacchella in Campania. Da noi viene chiamata anche precchjàzze.
E’ un’erba infestante, comunissima. La si ritrova negli orti, vicino alle macerie, lungo le strade e i sentieri delle regioni calde. Fiorisce in estate fino alla fine dell’autunno.
È ritenuta popolarmente come antielmintica (che distrugge i parassiti intestinali), depurativa, diuretica. Può essere usata cruda in insalata, sola o insieme alla rucola o ai pomodori, oppure cotta per preparare frittate o nelle minestre.
I rametti più carnosi si possono tagliare a pezzetti e, messi sotto aceto, consumati al pari dei capperi.
Il termine perchjàcche anche sinonimo di pecciöne nel senso di apparato genitale femminile.
Perciò la domanda sorge spontanea:
Cum’jì ca quest’èreve ce chjéme ”a perchjàcche?” = Perché quest’erba si chiama così?
La risposta è lapalissiana:
Pecché jì saprüte! = Perché è gustosa!!!
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