Alla lambe…
Per questione di spazio trascrivo qui il detto:
«Alla lambe, alla lambe,
e chi möre, e chi cambe,
e chi cambe alla furcjüne
e ze’ mòneche ‘i Cappuccjüne!»
= Davanti alla lampada votiva del cimitero, (sta) chi muore e chi vive, (c’è) chi vive (pensando sempre) alla forchetta (come lo) zio frate dei Cappuccini.
Era questa la fase iniziale del gioco dei quattro cantoni che si giocava in cinque all’incrocio di due strade.
Era una specie di sorteggio per stabilire chi doveva andare “sotto”, e cercare di conquistare il cantone mentre gli altri quattro se lo scambiavano.
Dunque, un bambino si metteva al centro del crocevia, con un braccio sollevato e la mano piegata in modo che il palmo fosse rivolto verso terra. Gli altri quattro con l’indice toccavano il palmo della sua mano.
Allora si cantava insieme questa specie di filastrocca, sul motivo di giro-girotondo, al termine della quale ognuno lasciava la “lambe” e cercava di raggiungere velocemente uno dei quattro cantoni.
Chiaramente i concorrenti erano cinque e gli angoli quattro: uno restava necessariamente “fuori” e perciò andava “sotto”.
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