Velózze s.f. = Asfodelo
Pianta selvatica (Asphodelus aestivus o microcarpus) dalle foglie lunghe, fiori rosati a grappoli, e fusto alto circa 50 cm., glabro, sottile quanto un grissino, del quale ha la consistenza quando è secco.
Le radici a tubero una volta venivano raccolte per uso alimentare, e bollite come le patate, ma se ne sconsiglia l’uso perché contengono un alcaloide. Sono molto forti, resistono alle intemperie più severe e addirittura sopravvivono agli incendi, rifiorendo puntualmente ad ogni primavera…
Nella Puglia piana si raccoglieva il fusto ancora tenero per farne minestre. La rosetta basale in primavera era usata dai casari andriesi per avvolgere le mozzarelle fresche, come un cestello, alle quali conferiva un particolare aroma.
Viene usato solo quale esca per accendere il fuoco.
È preso quale termine di paragone quando si cita qualcuno dalle gambe molto sottili.
Tone i jàmme accüme e döje velózze = Ha le gambe sottili come due asfodeli.
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