Tag: Verbo transitivo

Sguarré

Sguarré v.t. = Lacerare

Lacerare con violenza tessuti di qualsiasi natura: teli, lenzuola, mutande, camicie, tessuti muscolari umani o di bestie.

Anche questo verbo deriva dallo spagnolo desgarrar e significa stracciare, strappare.

Significa anche Squartare. Minaccia in realtà mai realizzata da nessuno. Significa: divaricare con forza le altrui cosce sino a divellerle. Quasi sempre, quando si pronuncia sguarré, si allontanano le due mani serrate a pugno, con i pollici rivolti verso il proprio petto, come se afferrassero le cosce di un galletto, o la biforcazione di un rametto, per spaccarlo in due parti con la viva forza delle braccia.

Richiamo delle mamme affettuose verso i figli intenti a giocare per strada: Mattöje!,…. Mattöje!!… Mattéjooooo!!!! , Pecché ca nen ce vine?!… Mòooje adda venì qua!! Se venghe allà, te sguàrre pe’ mizze!!! = Matteo, Perché non vieni? Adesso devi venire qui. Se vengo io là ti divido in due metà con la forza delle mie braccia.

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Sgrumé

Sgrumé v.t. = Sgrassare, deviscidare(*)

Specificamente significa togliere la mucosità che ricopre il polpo fresco,  detta  u lìppe (←clicca),  mediante “arricciatura” dei tentacoli prima di passarlo in cottura.

Lo stesso verbo sgrumé descrive l´operazione che asporta il viscido delle anguille vive. Mia madre usava la crusca o la farina, e mia nonna addirittura la cenere per l´indispensabile pulitura del capitone.

Operazioni ben note alle popolazioni locali.

NB
(*) Nel tradurre sgrumé  ho pretenziosamente inserito “deviscidare”, un verbo inesistente in lingua italiana.   Rende bene l´idea, cioè quella di asportare il viscido da una qualunque superficie. Molto di più di quanto faccia il generico”sgrassare”.
Ho solo tentato di definire un verbo univoco, che qualifichi l´azione con estrema chiarezza, senza pretendere di creare un neologismo.
Spero che  i Professoroni  dell´Accademia della Crusca, ma sopratutto i miei lettori,  mi vorranno perdonare!

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Sgregné

Sgregné v.t. = Digrignare

Accettata anche la versione sgrigné.

Far stridere i denti o fare certe smorfie quando, ad es, si addenta un’arancia agra, e si stingono le labbra, si aggrotta la fronte e si compiono altri movimenti mimici semi involontari.

Pecché quanne durmi te mìtte a sgregné i djinte? = Perché quando dormi ti metti a digrignare i denti?

Com’jì ca sgrìgne? = Perché digrigni denti?

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Sgrascené

Sgrascené v.t. = Sgranocchiare

Rosicchiare, sbocconcellare qualcosa di croccante (crackers, grissini, raškètte de péne càvete, patatine, nocciole, bastoncini findus, mènele atterréte, mustacciùle, scavetatjille, ecc.) in modo da sentirla sotto i denti che si frantuma.

Nel caso di ceci o fave arrostite lo sentono anche gli altri…

Verbo onomatopeico: sgra, sgra, sgra…

Sinonimo: ruseché

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Sgarrazzé

Sgarrazzé v.t. = Dischiudere, socchiudere, accostare 

È ammessa anche la pronuncia sgarazzé (con una sola r).

Aprire di poco la porta, la finestra o la serranda, in modo che all’interno entri uno spiraglio di aria e/o di luce e vi rimanga penombra e frescura.

Lasse ‘a fenestre ‘nu pöche sgarrazzéte = Lascia la finestra un po’ socchiusa.

Senza accento, con pronuncia piana, per sgarràzze (al femminile, dal greco ek+karatra = Feritoia) si intende quello spiraglio, quello  spazio minimo lasciato tra le imposte socchiuse, o anche fra le doghe della persiana o della serranda avvolgibile, allo scopo di far arieggiare l’ambiente in penombra.

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Sgamuffé

Sgamuffé v.t. = Mollare, sganciare

È sicuramente un verbo del gergo marinaresco e significa mollare, sganciare, offrire, dare qlco su richiesta.

Quando ero giovincello l’ho sentito pronunciare spesso, da amici pescatori, e se non eri del giro non avresti mai capito il significato della frase misteriosa: auànde ‘na magghje e sgamùffe ‘na sullàzze! = Fermati un attimo e molla una sigaretta!

Fatte sgamuffé i pagghiùle da pàtete = Fatti sganciare i soldi da tuo padre.

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Sfussé

Sfussé v.t. = Esumare, dissotterrare

Disseppellire, togliere una salma inumata nella terra,  per trasferirla dalla fossa e tumularla in un loculo di muratura.

Questa operazione, disciplinata da severe norme igieniche secondo un Regolamento cimiteriale stabilito dal Comune, può avvenire solo dopo un lungo periodo di giacenza del cadavere nella sepoltura.

Opera eseguita dal becchino (clicca→), u šcattamurte e dai suoi aiutanti in presenza dei familiari del defunto.
Uno spettacolo pietoso che induce a riflettere sulla caducità della vita. Non tutti riescono a sopportarlo.

In verbo sfussé ovviamente è usato anche in altri contesti.

Esempio  n. 1  (reale):
Quando il frumento si conservava in silos sotterranei, vere e proprie fosse, si usava lo stesso verbo per indicare l’apertura del deposito al momento del prelievo.
A Foggia esiste una Piazza chiamata Piano delle Fosse. Lo stesso nome Foggia e’ dovuto a quelle “fosse” del grano. Foggia deriva da Fovea, in latino fossa.
A Cerignola il luogo delle Fosse per il grano è diventato  un’attrattiva turistica.

Esempio n. 2 (figurato):

«Si dice anche ‘nu murte sfusséte per dire di un viso dal pallore di morte (magari per lo spavento o la colpa di qualcosa) ma anche di un qualcosa dimenticata o desueta , morta, e tirata d’un tratto fuori o in discussione (sfossata = riesumata).»

Un po’ come quando scherzosamente si citano i “santi tarlati”…(clicca→ qui)

Testo virgolettato mi è stato inviato dall’amico dr. Enzo Renato, cui va il mio sentito ringraziamento.

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Sfulecé

Sfulecé v.t.= Sgrommare, sturare

Liberare un tubo, un condotto da ciò che lo intasa, o scaccolare le narici.

Specificamente è riferito al cannello e al bocchino incrostati della pipa.

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Sfrajané

Sfrajané v.t. = fracassare, frantumare, infrangere, sbriciolare.

Rompere qlcs, produrre molte briciole. Ridurre un oggetto in frantumi. Tritare, ridurre in mille pezzi.

Talvolta è usato, in forma riflessiva (sfrajanàrece), per indicare il moto ondoso del mare agitato che si infrange sulla battigia sabbiosa o sulla scogliera.

‘U mére ce sfrajanöje (forte) mbàcce ‘i scùgghje = Il mare (agitato) si infrange contro gli scogli.

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