Tag: sostantivo femminile

Zeppetèlle

Zeppetèlle s.f. = Semenza da calzolaio

Si tratta di chiodini a testa piatta usati dai ciabattini per riparare scarpe e pianelle di cuoio.
Ora non si usano più perché, in questa nostra epoca consumistica, quando si rompono, le scarpe vengono semplicemente buttate, o al massimo riparate con un po’ di collaprene, il Bostik.

Le zeppetèlle erano chiamate anche pundenèlle = puntine o anche – adeguandosi al termine tecnico italiano semenza – semenzèlle, perché così piccole da sembrare semini di una pianta.

Non so se sono ancora usate. Quelle che ricordo io avevano sezione quadrata e testa piatta, di varie misure, fino alla lunghezza massima di 15 mm.

Il ciabattino teneva le zeppetèlle in una scatoletta di latta o di cartone, sul suo deschetto, sempre a portata di mano.

Tutti quelli non addetti ai lavori li chiamavano ‘i chjuètte = chiodini, chiodetti, ma l’artigiano riparatore usava i termini “tecnici” di zeppetèllepundüne, pundenèlle o di sumenzèlle.

Anche perché altre categorie di artigiani (il fabbro, il lattoniere, il sellaio, ecc.) con chjuètte intendevano indicare i rivetti, i ribattini.

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Zènne

Zènne s.f. = Pezzetto; luogo appartato

Probabilmente deriva da “accenno”, nel senso di lieve segno, piccola indicazione, poca roba insomma.

Il Prof.Ciliberti ha fugato ogni dubbio: «”zénne” deriva dall’antico germanico “zinna” con significato di : parte, lato, luogo.»
Così è riportato pure in un dizionario dialettale di Cerignola.

1) Porzione di dimensioni piccole di una qualsiasi sostanza.

Damme ‘na zènne de péne = Dammi un pezzetto di pane.

Pegghjéme ‘na zènne d’arje! = Prendiano una boccata d’aria!

A Potenza dicono ‘na nzénghe, a Napoli ‘na sènghe, in Abruzzo ‘na nzègna. cioè un cenno, una linea.

2) Luogo tranquillo, isolato, angolo, a lato, a parte.

Chiuvöve forte, e pe’ nen bagnàreme me so’ mìsse a ‘na zènne e agghje aspettéte ca scamböve. = Pioveva forte e per non bagnarmi mi sono messo in un angolo e ho aspettato che cessasse.

Quanne passe ‘a preggessjöne,  mìttete de zènne = Quando passala processione, mettiti di lato.

Locuzione camené zènna-zènne  indica lambire, costeggiare, rasentare.

Per esempio rasentare una parete (clicca→ resa-rese) oppure percorrere uno spazio che costeggia una superficie, in contrapposizione alla locuzione ammjizze-ammjizze, ossia attraversarla nel bel mezzo.

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Zappe de càvece 

Zappe de càvece s.f. = Zappa da calce

Arnese da muratore, simile ad una zappa, ma dall’asta molto più lunga.

Era usata prima dell’avvento delle betoniere fisse da cantiere per la preparazione della malta.
Si disponeva al suolo un mucchio di tufina, si aggiungeva (quando possibile) della sabbia di mare e si allargava a fontana, come quando le nostre mamme fanno l’impasto per le orecchiette.

Nella buca centrale si ponevano alcune palate di grassello di calce e acqua. Con questa zappa si rimestava manualmente ben bene fino ad ottenere la malta nella giusta consistenza.
SE si aggiungeva un po’ di cemento in polvere si otteneva la cosiddetta “malta bastarda”.

Con la pala si raccoglieva la malta in una caldarella a due manici (‘a còffe) e a spalla si portava ai piani superiori dove i “mastri” la stendevano per intonacare le pareti o per attaccare i conci di tufo.

Grazie a Dio ora esistono le gru per il sollevamento dei materiali.

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Zanne

Zanne s.f. = Dente

Riferito agli incisivi umani di grossa dimensione.

Töne döje zanne! = Ha due incisivi (grandi)!

Si pronuncia con la z dura (tz)

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Zanghètte

Zanghètte s.f. = Cianchetta, zanchetta, suacia

La cianchetta (Arnoglossus laterna) è un pesce comune nel Mediterraneo. Vive su fondali sabbiosi o melmosi.

Ha il corpo piatto,simile alle sogliole, di forma ellittica ricoperto di squame, e gli occhi piccoli molto vicini tra loro posti entrambi sul lato sinistro.

Colorazione grigio-biancastro dal lato cieco, grigio-giallastro con punteggiatura scura dal lato oculare.

Lunghezza max. circa 20 cm.

Ritenuto di scarso pregio. Per friggere le zanghètte le nostre brave massaie le infarinano e le pongono nella padella unendole due a due per evitare che – dato il loro scarso spessore –  si possano bruciare cuocendo nell’olio bollente.

Figuratamente viene paragonata a una zanghètte una ragazza molto magra.

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Zajàgghje

Zajàgghje s.f. = Funicella, sagola

Grosso spago usato specificamente per far ruotare le trottole di legno. Abbinamento inscindibile: córle e zajàgghje = trottola e spago.

Usato per designare una cordicella non troppo lunga di cui si ha necessità: Dàteme ‘na zajàgghje! = Datemi una funicella

Il Prof. Michele Ciliberti (che ringrazio per l’imbeccata) asserisce che zajagghje deriva dal berbero “zagaja” che significa “fettuccia”, “cordicella”.

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Vuzzarèlle

Vuzzarèlle s.f. = Cetriolo carosello, Barattiere

È una variante del cetriolo, grande quanto una mano, di colore verde chiaro.

Questi strani ortaggi sono tipici della Puglia, ibridi spontanei tra melone e cetriolo, vengono anche chiamati cetriolo-melone.
Le varietà differiscono per forma del frutto, colore e sapore, le piante hanno la vegetazione del melone e si coltivano allo stesso modo, non vanno cimate poiché i frutti si raccolgono scalarmente.

I caroselli si mangiano crudi, in gradevoli insalate, il “Mezzolungo di Polignano” ed il “Mezzolungo barese” si mangiano senza sbucciarli, basta strofinarli tra le dita per eliminare la tipica peluria.

Con lo stesso nome si designano anche certi meloncini di pane non ancora maturi, quasi senza sapore, usati anch’essi come insalata con sale e aceto.

Al plurale “‘i vuzzarèlle” alludono al seno che inizia a fiorire alle adolescenti, soavi pulzelle lanciate verso un radioso futuro.
Ho scoperto casualmente le varie denominazioni di questo ortaggioin Terra di Bari e nel Salento:

  • carusella
  • carusidd
  • casorello
  • cianciuffo
  • citrulu
  • cocomerazzo
  • cocomero
  • cocomero pugliese
  • cucombere
  • cucumbrazzu
  • cucummarazzu
  • cucummerazzu
  • cumbarazzu
  • cummarazzu
  • cucumeddhra
  • manunceddhra
  • meloncella
  • melone insipido
  • melongedda
  • metriolo
  • miloncia
  • minunceddhra
  • mulinazzo
  • paddotta
  • paddotto
  • pagghiotta
  • pagnottella
  • peponcina
  • popone insipido
  • poponessa
  • pulusadda
  • pupuneddhra
  • scattone
  • scupatizzo
  • sopraguardo
  • spuredda
  • spureddhra 
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Vunnèlle

Vunnèlle s.f. = Gonna, gonnella

Abito tipicamente femminile in tessuto di lana o cotone che, scendendo dalla vita, avvolge le gambe delle donzelle fino al ginocchio o anche a metà polpaccio, a seconda delle mode che decretano la dimensione della sua lunghezza.

Francamente a me piacciono le ‘mini’, purché quello che lasciano scoperto sia esteticamente apprezzabile.
I prosciutti esposti preferisco guardarli in salumeria!

Ora si è generalizzato l’uso dei calzoni anche fra le donne, di tutte le età.

Riconosco che i pantaloni sono più pratici da indossare, ma la donna perde parecchia femminilità infilandosi i calzoni. Almeno ai miei occhi!

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Vulüve 

Vulüve s.f. = Oliva

Frutto dell’olivo costituito da una drupa ovale con nocciolo e polpa ricca di olio.

Le olive garganiche sono pregiate perché danno olio dolce e fragrante.

Le olive da tavola nostrane provengono da Cerignola
Qui ci sono aziende specializzate in questo tipo di conservazione in barattolo di olive in salamoia, anche denocciolate e di ortaggi vari.
Ormai è conosciuta in tutta Italia la buonissima “Bella di Cerignola”

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Vüje

Vüje s.f. e pron. = Via, Voi.

1) Vüje s.f. = Via, strada, direzione.

Luàteve da mizze ‘a vüje = Toglietevi dalla strada.

Pe jì’ a Sepònde va’ da quedda vüje = Per andare a Siponto prendi quella direzione.

Tutte a quèdda vüje hamma jì = Tutti in quella direzione siamo diretti (ossia tutti siamo destinati a morire: “quella via” è la strada che porta al cimitero).

2) Vüje pron. = Voi. È usato con riferimento alle persone a cui ci si rivolge.

Grammaticalmente è un pronome personale, m. e f. , 2a pers. plurale

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