Tag: sostantivo femminile

Chése 

Chése s.m. e s.f. = Cacio, casa

1) Chése s.m. (dal latino càseus): latte di pecora, di capra, di mucca o di bufala cagliato, salato, cotto e preparato nelle forme, da cui dicesi anche formaggio. Curiosità i tedeschi dicono Käse (pron. chése, come la nostra).

2) Chése s.f. = edificio di muratura che serve da abitazione.

A chése = a casa mia. Infatti l’agg. mia è sempre sottinteso. Se voglio dire a “casa tua” dico: a càste.

Jüje a chése e tó a càste = Io a casa mia e tu a casa tua.

Al plurale gli articoli ‘u ‘a diventano ‘i, mentre il sostantivo resta invariato.

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Chenzöle 

Chenzöle s.f. = Consolle

“Consolle” è un arredo domestico, ed  è un termine francese tel quel..

Si tratta di un ripiano fisso, a mensola, sorretto da telaio con piedi di legno intagliato.

E’ sempre completato da uno specchio, la cui cornice si armonizza con lo stile e con le intagliature della sottostante «consolle ».

In questa opera si riflette la immensa bravura dei nostri artigiani. Era fatto completamente a mano, compreso gli intagli, in stile quasi barocco.

Era l’orgoglio delle nostre nonne.  Molte consolle sono purtroppo diventate legna da ardere perché incoscientemente considerate vecchiume dai nipoti…

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Chenéte

Chenéte s.f. = Chiletto, chilata

Al contrario di chenarjilleche valuta un chilo solo in difetto (quasi un chilogrammo), questo sostantivo può anche andare per eccesso: pesa un kg circa, un po’ più o un po’ meno, ma siamo lì.

Jògge mangéme djice persüne: quanda paste agghja mené? Meh jüje düche ca ‘na chenéte avàste = Oggi mangiamo dieci persone: quanta pasta devo calare? Beh, io dico che una chilata basta.

Quande pèsene quìddi cerése? Sarrànne ‘na chenéte
 = Quanto pesano quelle ciliege? Saranno circa un kg

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Checuzzèlle

Checuzzèlle s.f. = Zucchina

Deriva da checòzze = zucca.

È ammessa anche la pronuncia cucuzzèlle.

Pianta proveniente dall’America centrale.

La grande famiglia delle Cucurbitacee comprende molti tipi di zucca, dalla forma e dalle dimensioni molto varie. Wikipedia dice che essa comprende circa 825 specie suddivise in 119 generi.

Quelle note come zucchine (Cucurbita pepo), sono consumate acerbe.

Come in italiano, si può usare sia il maschile cucuzzjille = zucchino, sia al femminilecucuzzèlle=zucchina.

Al plurale è invariato. Ad esempio: düje cucuzzjille, e döje cucuzzèlle = due zucchini/e.

Quelli che dicono ‘i zuccüne parlano un dialetto geneticamente modificato…

Cucuzzjille è un noto soprannome locale.

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Checòzze

Checòzze s.f. = Zucca

  Pianta erbacea annuale della famiglia delle Cucubirtacee.

Quelle utilizzate a scopo alimentare sono le zucche “massime” (Cucurbita maxima), tondeggianti, grandi fino a superare i 10 kg e con la polpa di colore giallo vivo.

Esistono anche quelle grandi e di forma allungata, sempre con la polpa gialla. I botanici la distinguono col nome di(Cucurbita moscata).

Anche i fiüre checòzze = fiori di zucca, sono commestibili.

Etimo latino cucutia (leggi cucuzia)

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Cerratüre

Cerratüre s.f. = Cipiglio

Taluni pronunciano con una sola “r”, ceratüre.

Sguardo torvo, occhiata minacciosa, viso arcigno, espressione severa.

Pàteme nen m’ho déte méje: abbastöve ‘na cerratüre = mio padre non mi ha dato mai (una sberla correttiva): era sufficiente una sua espressione severa.

Si usa scherzosamente anche per evidenziare una straordinaria somiglianza fra consanguinei.

Töne ‘a stèssa cerratüre du pétre. = Ha la stessa sembianza del padre.

Deriva dall’italiano cera, nel significato di espressione (buona cera, cattiva cera)

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Cerése

Cerése s.f. = Ciliegia

Frutto del ciliegio (Prunus Cerasus), costituito da una drupa polposa e succosa di colore rosso più o meno intenso.
Gradevolissimo per il suo gusto leggermente acidulo.
La varietà  (clicca→)Ciliegia Ferrovia, molto apprezzata, è coltivata in Terra di Bari (Turi, Sammichele).

L’etimologia del termine è greca (κέρασος = cherasos) passato al latino (cerasum cerasus).
In tutti i dialetti del Sud Italia è chiamata cerasa o cirasa. Nei Paesi di lingua neo latina il nome si richiama a quello scientifico di Linneo, cioè Cerasus.

Per curiosità ho cercato il nome nelle varie lingue:
cereza spagnolo
cerise francese
cireaşă romeno
cereja portoghese
κέρασι greco moderno
ecc. ecc.

La forma tonda e rossa della ciliegia ha suggerito in nome ad una varietà di pomodorini (i ciliegini) e ad una specie di peperoncino piccantissimo (i ceraselli)

(Foto tratta dal web)
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Cepolle

Cepolle s.f. = Cipolla

La cipolla è una pianta erbacea biennale della fam. delle Liliaceae (Allium cepa).

La sua coltivazione è molto antica e risale agli Egizi nel IV millennio a.C.; oggi è coltivata in tutto il mondo.

I bulbi di cipolla sono ampiamente impiegati in cucina per preparare minestre, carni, sughi, insalate, ecc.

Proprietà terapeutiche: antibatterica e antinfettiva, stimola la funzionalità renale favorendo l’eliminazione delle scorie azotate e combatte i vermi intestinali.

Fino agli anni ’50 in dialetto si diceva cepodde, ma i termini contenenti o teminanti in -dde (cavadde, chése-cavàdde, cepodde, martjidde, jaddüne, jaddenére, jaddócce, , ecc.) erano ritenuti rozzi, e perciò si sono gradualmente “civilizzati” in -lle.

I nostri contadini preparavano una rustica zuppa di cipolle (‘a cepulléte), antesignana della raffinata soupe d’oignons dei Francesi. La nostra zuppa ruspante aveva bisogno solo di molte cipolle, un uovo a testa e di un filo d’olio. Vi assicuro che se l’assaggiassero i Francesi si andrebbero a nascondere perchè la loro tanto decantata soupe ci perde in gusto e aroma.

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Cendrèlle 

Cendrèlle s.f. = Bulletta o borchia

Piccolo chiodo con la capocchia larga, usato spec. da tappezzieri per guarnizioni di divani, e dai calzolai.

Sono ormai introvabili. Erano un po’ come le puntine da disegno, ma con la testa a cupola, rigate, resistentissime al logorio.

Non tutti sanno che le scarponi degli Alpini avevano la suola con 23 bullette ciascuna, disposte a perimetro perché potessero avere maggiore presa sul ghiaccio o sui terrreni molli.

Ricordo il numero 23, perché ho letto, credo in “Storia d’Italia” di Montanelli-Gervasio, di quella volta che Vittorio Emanuele III, Re d’Italia, volle informarsi in tutta serietà da un Ufficiale degli Alpini, impegnato con i suoi uomini nelle operazioni belliche nella Prima Guerra Mondiale, quante fossero le bullette degli scarponi, come se il numero delle bullette rappresentasse il maggior problema del momento….

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Cemöse

Cemöse s.f. = Cimosa, orlo

Bordura laterale delle pezze di stoffa fatta di tessuto più resistente.

Il sarto, dopo aver bagnato la stoffa prima di utilizzarla, pazientemente eliminava la cimosa.

Se il tessuto era particolarmente grosso, si arrotolava la cimosa, la si fissava con dei punti in modo da ottenere il cosiddetto ‘cassino’ o ‘cancellino’ per togliere le scritte di gesso dalla lavagna. Lo conosciamo tutti.

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