Tag: sostantivo femminile

Chjàveche 

Chjàveche s.inv. e agg. = Chiavica

Il sostantivo femminile chjàveche indica la rete fognaria in genere e in particolare quella feritoia alla base del cordolo dei marciapiedi, una cateratta, per far defluire le acque piovane (o le cacche dei cani) direttamente nella fogna. Nelle giornate calde erano maleodoranti, per queste le hanno bonificate eliminandole.

In napoletano si chiamano “saettelle”: nei film i malviventi inseguiti in città vi buttavano la pistola per mostrare di essere “puliti” alla perquisizione della polizia.

Per estens.: Chiaveche s.inv. Persona brutta o spregevole (paragonata a una puzza insopportabile).
‘Nu chjàveche fetènde me stöve arrubbànne ‘a màchene = Un farabutto puzzone tentava di rubarmi l’automobile.

Quando qualcuno è stanco, spossato, dolorante dice: me sènde ‘na chjàveche = mi sento un cesso.

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Chjarchjòlle 

agg. e s.f.= Loquace

Chjarchjòlle è un vezzeggiativo di chjachjerdöne.

Si riferisce ad una bimba loquace, chiacchierina, ciarliera. Bambina simpatica, accattivante.

Avì ca mò vöne ‘a puparèlla, ‘a chiarchjòlla nòste = Eccola che arriva, la bambolina, la ciarliera nostra.

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Chjandèlle 

Chjandèlle s.f. = Plantare, soletta

Sottopiede per calzature.

Le solette sono fatte di sughero, feltro, cuoio, tessuto a spugna, ecc. e vengono adoperate per agevolare la comodità delle scarpe. Esistono solette ortopediche, e in questo caso sono specificamente chiamate plantari. Esistono anche plantari con rialzo per aumentare di qualche centimetro la statura delle persone che soffrono della loro scarsa prestanza.

Presumo che chjandèlle etimologicmente derivi da chjànde nel senso di pianta del piede con cui è destinata a combaciare e soggiacere.

In gergo volgare, per lo stesso motivo, fàrece ‘na chjandelle significava (o significa ancora): avere un rapporto sessuale.

Ringrazio il lettore Amilcare Teo Renato per il suggerimento.

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Chjachjaròsche

Chjachjaròsche s.f. = Escremento animale.

Specificamente la cacca dei topi, nera e tondeggiante, o quella delle mosche attaccata ai vetri.

Anche quella degli ovini che rimane attaccata alla loro lana, quantunque abbia un nome specifico (vedi: il sinonimo tròzzele).

Per estensione qls macchia vistosa su indumenti da lavoro (grembiuli, tute, ecc.)

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Chiurlànde

Chiurlànde s.f. = Ghirlanda

Quando io ero ragazzo, si diceva proprio così, chiurlànde. Ora si preferisce usare un termine ibrido: i coröne = le corone.

È una vistosa corona di fiori, usata ahimè solo nei cortei dei funerali, per accompagnare il defunto al cimitero, ove veniva ammucchiata nella spazzatura, assieme alle altre, per la gioia degli operatori cimiteriali.

Dal numero delle ghirlande che seguivano il feretro i passanti valutavano il ceto sociale e l’importanza del defunto. Venivano portate a piedi, da due persone, per impinguare il corteo. Tutte vanità, che giovavano ai vivi e non ai morti.

Quelle usate a Manfredonia consistevano di due rami di palma fissati tra loro e poi infiorate e decorate da un largo nastro viola, sul quale erano indicati a lettere dorate i nomi comuni dei committenti: gli zii, gli amici, i cugini, mamma e papà, ecc.

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Chiàzze

Chiàzze s.f. = Piazza

Come in quasi tutte le parole che in italiano iniziano con “pia, pie”, in dialetto cambiano in “chia” (piazza, pieno, pianella, piatto, coppia, ecc.= chiazze, chiüne, chianjille, chiatte, cocchje).

A Manfredonia oltre al significato di luogo ampio urbano, specificamente significa anche il Corso principale:

‘Na camenéte p’a chiazze
 = una passeggiata per il Corso Manfredi.

So’ scennüte ammizze ‘a chiazze = sono (sceso) uscito per il Corso (non in mezzo alla Piazza).

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Chiànghe 

Chiànghe s.f. = Basolo

La chianche o anche chianghe è un blocchetto di pietra, di dimensioni anche notevoli, usata per pavimentazione stradale.

Può essere di pietra lavica (basaltico) o di pietra calcarea o di porfido, tutte rocce con notevole resistenza all’usura.

Tuttora, quantunque realizzate in calcestruzzo e non più in pietra, lo sbalzo del balcone è chiamato, al femminile: ‘a chiànghe ‘u balecöne.

Al plurale diconsi chiànghere o chiangre, forse per un influsso del tardo latino. A Monte per esemprio il plurale di ‘a chése = la casa è ‘i càsere = le case.

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Chiàcchjere

Chiàcchjere s.f. = Chiacchiera, Alterco

Accettabile anche la versione chjàcchjere, più vicina alla reale pronuncia.

Oltre al significato specifico di chiacchiera cioè: parole inutili, pettegolezzo, maldicenza, nell’espressione di fé chiàcchjere il nostro dialetto intende alterco, lite, bisticcio, diverbio.

Giuanne ne vé chió dalla sogre: hanne fatte chiacchjere = Giovanni non va più dalla suocera: hanno avuto un alterco.

Per sminuire la portata del diverbio, causato da futili motivi (tifo calcistico, critica su giocata di carte, rimprovero per un ritardo, ecc.)  si usa dire che i contendenti hanno fatto una chjacchjarèlle, come dire che hanno fatto una “chiacchieratina”… un  po’ animata.

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Chiacchjarèlle

Chiacchjarèlle s.f. = Litigio

Piccolo diverbio facilmente risolvibile.

Hanne fàtte ‘na chiacchjarèlle e ce so’ ammusséte = Hanno avuto un diverbio e sono un po’ risentiti.

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