Tag: sostantivo femminile

Cupratüve 

Cupratüve s.f. = Cooperativa

Società fondata sul contributo comune in capitale e in lavoro dei soci allo scopo di ottenere beni o servizi a prezzo inferiore a quello ordinario.

L’unica Cooperativa funzionante a Manfredonia fino agli anni ’60 era quella ubicata sulla Piazzetta del Mercato ed era di proprietà dei fratelli Mondelli.

Era un notissimo negozio di generi alimentari, sicuramente il più fornito di Manfredonia. Figuratevi che nel 1957, tornato da Torino, cercai in tutti i negozi il formaggio stracchino perché lo avvevo apprezzato quando dimoravo al nord.

Nemmeno a Foggia reperii ‘sto benedetto stracchino. Lo trovai invece solo da Nicola Mondelli, socio fondatore della Cooperativa, detto perciò Neculüne ‘a Cupratüve.

Il soprannome corretto sarebbe stato Neculüne d’ ‘a Cupratüve (Nicolino della cooperativa). Ma conoscete già la capacità di sintesi del nostro dialett

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Cupöte

Cupöte s.f. = Torrone

Con il nome “Copeta” si individua un tipo di torrone molto compatto, bianco, con nocciole o mandorle, a volte pistacchi, che viene prodotto in grosse lastre che sono spaccate all’atto della vendita.

Ancora oggi è presente sulle bancarelle durante lo svolgimento le sagre paesane.
La tradizione vuole che la patria del torrone sia Cremona (la città delle tre “T”: Torrùn, Torràsso, Tettùn. 1-Torrone, 2-Torrazzo-torre simbolo della città, e 3-Tettone-abbondante seno delle sue abitatrici…), dove questo dolce sarebbe stato preparato per la prima volta nel 1441, in occasione del banchetto nuziale di Bianca Maria Visconti con Francesco Sforza.

Tuttavia le tracce di preparazioni similari nel Sud d’Italia (Campania e Puglia) sono ben più antecedenti al 1441, e si riferiscono ad un dolce detto appunto ‘copeta’ o ‘cubata’ che deriva evidentemente dall’arabo qubbaita-Kubaba che significa dolce.

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Cunzarüje

Cunzarüje s.f. e top. = Conceria

1 – cunzarüje s.f. = conceria, stabilimento che si occupa della conciatura delle pelli degli animali per trasformale in cuoio.

2 – Cunzarüje = toponimo di Manfredonia che indica una zona costiera, caratterizzata da scogliera, che va dalla prima cala prospiciente l’Hotel Gargano e fino all’Acque de Crìste. Tutti sappiamo dov’è! Evidentemente in passato vi si conciavano le pelli, dato che l’abitato si fermava molto prima, diciamo prima di Via Pulsano (Chiusa di Ze Chìcchje) e Via Monfalcone.

Ricordo io che negli anni ’50 già arrivare in coppia alla Rotonda era considerato una trasgressione perché, quel luogo era appartato e fuori mano. Essendo frequentato da coppiette, era ritenuto un luogo di perdizione…

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Cundassènze

Cundassènze s.f. = Culmine, fondamento, nocciolo di una questione, significato intimo, intrinseco. Anche nel senso di evento inusuale, eccezionale

I nostri nonni spesso ricorrevano a questo sostantivo, a mio parere bello, musicale, e talvolta pronunciavano quìndassènze.

Ho fatto qualche ricerca perché in italiano esiste il sostantivo ‘quintessenza’. Oltre che come termine di filosofia (che in questa sede non voglio e non so spiegare), esso designa una sostanza, un’essenza purissima, ottenuta mediante cinque distillazioni, che gli alchimisti ritenevano fosse la sostanza intima e fondamentale di un corpo. Quindi l’estratto, il succo della questione, quello che resta alla fin fine.

I nostri nonni inconsapevolmente la usavano in senso figurato per indicare l’elemento fondamentale, la caratteristica essenziale, l’intima natura l’anima, lo spirito, il cuore, il grado massimo di qualcosa.

Jà vedì pròprje ‘a cundassènze = Debbo vedere proprio l’epilogo, il finale.

Il grande Totò diceva: “Voglio proprio vedere dove vuole arrivare…”

Chiarisco che per la definizione di “quintessenza” mi sono avvalso del Vocabolario della lingua italiana on line. Io non sono professore e quindi non posseggo una ricchezza di termini così variegata.

Ringrazio l’amico lettore Michele Granatiero per il prezioso suggerimento di questo termine.

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Cumöte

Cumöte s.f. = Aquilone

Struttura formata da due listerelle di canna palustre, una curvata ad archetto teso da un filo, per il sostegno orizzontale e l’altra diritta, verticale, ricoperta di carta, munita di lunga coda formata da anelli di carta concatenati (‘a cöte = la coda, o ‘a catenèlle).

La “cometa” (forse chiamata così, come il corpo celeste, a causa dalla lunga coda), tirata per gioco con uno spago contro vento, si può librare in aria e volteggiare.

Ai miei tempi, in assenza di nastro scotch che non era stato ancora inventato, per fissare la carta alla struttura di cannucce e per formare la coda con anelli di carta, si usava la colla di farina: un cucchiaio di farina e un cucchiaio di acqua. Si metteva tutto ad asciugare sotto il letto, cumöte, füle e cöte= aquilone, filo e coda.

In italiano è ammesso chiamare l’aquilone anche cometa e cervo volante.

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Culöre 

Culöre s.m. e s.f. = Colera, “colatore”

1) ‘ u culöre s.m = il colera, grave malattia epidemica d’origine intestinale che si manifesta con diarrea, vomito, collasso;

2) ‘a culöre s.f. = pannolino di tela fine, che si poneva a diretto contatto con la pelle dei neonati. Era un po’ filtrante.

Deriva da colare = Filtrare un liquido per separarlo da parti solide.

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Culennètte 

Culennètte s.f. = Comodino

comodiniMobiletto collocato a fianco al letto. È veramente comodo, da cui il nome, perché sul suo piano si appoggia ‘a bbasció = l’abat-jour (piccola lampada da tavolo), un bicchiere, gli occhiali, l’orologio, un’immagine sacra, e nel suo tiretto altri oggetti (i calzini di lui, un libro, il termometro, ecc.)

In dialetto si può dire anche culunnètte, e significa piccola colonna, forse perché il comodino era abbastanza alto per allinearsi al letto, anch’esso più elevato rispetto ai letti moderni.

I due comodini della camera dei miei genitori, di fattura artigianale, anno 1926, erano alti, con il piano di marmo, ed avevano anche uno sportellino di legno lucidato a mano.

Anticamente, quando a Manfredonia non esisteva la rete fognaria, ‘a culennètte conteneva ‘u pisciatüre (detto anche ‘u renéle) = il pitale, l’orinale, accuratamente celato nel vano coperto dallo sportellino.

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Culàzze 

Culàzze s.f. = Retro, terga.

Parte posteriore di un veicolo a trazione animale (carretto, carrettone, calesse).

Appùgge ‘a culàzze ‘mbacce ‘u müre = Appoggia il retro contro la parete.

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Cugghjarüje

Cugghjarüje s.f. = Inappagamento, incontentabilità.

Sensazione che attanaglia chi è sempre insoddisfatto di tutto; che ha sempre da lamentarsi di qualcosa; che non gli va mai bene nulla.

Credo che con linguaggio ultramoderno, voglia dire che costui è “palloso”, che fa aumentare il volume delle stesse….(da “palle” = testicoli = cógghje e da qui cugghjarüje)

Faccio un esempio:

Se una persona anziana chiede di essere continuamente coccolata e viziata e nonostante venisse sempre accudita con tutte le attenzioni possibili e immaginabili, chiede sempre maggiori accortezze, forse anche esagerate ed eccessive, allora quella persona tóne a cugghjarüje.

L’amico prof.Castriotta, ultrasettantenne, asserisce che suo padre pronunciava cugghjarüne . Registro questa versione. Credo che i termini resteranno in vita fintantoché vivranno gli ottuagenari di oggi.

Palloso è molto più snello, immediato ed efficace l’aggettivo, anche in dialetto: pallüse maschile e pallöse femminile.

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Cuèrta mbuttüte 

Cuèrta mbuttüte s.f. = Trapunta.

Coperta imbottita di lana a doppia piazza, pesantissima, che le premurose sposine di una volte si preparavano manualmente per il loro corredo.

Ora la fanno solo industrialmente, imbottite con piume d’oca (quelle più pregiate) e le chiamano in simil-italiano trapónte o piumöne= trapunta o piumone. Leggerissime e caldissime.

Quelle più economiche sono di materiale sintetico, sia il tessuto, sia l’imbottitura. Anch’esse leggere e calde

 

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