Tag: sostantivo femminile

Pala-möne

Pala-möne s.f. Palo da mina

Asta di acciaio a sezione circolare dal diametro di cm 3.5 e lunga cm 180, terminante con le punte a taglio, come la lama di un gigantesco cacciavite.

Azionato manualmente dal cavamonti, perforava la roccia in profondità, anche per un metro, per ricavarne la nicchia da riempire di polvere pirica.

Si batteva sul punto voluto tantissime volte. Ad ogni battuta il palo veniva fatto ruotare sul proprio asse di un quarto di giro.

Quando dopo centinaia di colpi il palo era penetrato per un palmo nella roccia, si buttava dell’acqua nella fossa per far fuoruscire la polvere sotto forma di poltiglia.

Un lavoro massacrante, specie sotto il sole, il più estenuante dei lavori manuali.

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Pacciarüje

Pacciarüje s.f. = Pazzia, follia

Condizione di chi è affetto da malattia mentale, associata ad atteggiamenti abnormi, e spesso violenti.

Per estensione, ma con valore attenuativo, descrive un’azione o un discorso che rivela imprudenza e/o bizzarria, stravaganza.

Quàcche jurne jà fé ‘na pacciarüje e me vèste da màškere = Qualche giorno debbo fare una follia e mi vesto in maschera.

Me fazze venì a pacciarüje e mènghe mazzéte de cechéte a tutte quànde = Mi faccio venire la pazzia e dò botte da orbi a tutti.

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Ostia-chjöne

Ostia-chjöne s.f. e sopr.= Ostia ripiena

(foto Nicola Muscatiello)

È un dolcetto tipico garganico e della intera Capitanata

Tra due cialde (sfoglia di farina impastata, non lievitata, cotta entro appositi stampi) si stende uno strato a caldo di mandorle tostate e caramellate con zucchero e miele.  Se le mandorle si pongono a raffreddare a mucchietti su un piano di marmo si ottengono le cosidette mènele atterréte (←clicca)

Secondo me le due cialde che formano il “sandwich”, essendo del tutto insapori, hanno solo la funzione di evitare che le mandorle appiccicose imbrattino le dita quando si porta questa delizia alla bocca.

Soprannome locale: ricordo Lorenzo Castriotta, ex flicorno soprano della locale banda cittadina, corso Manfredi, angolo via dei Celestini. Suonava l’armonium in Chiesa nelle funzioni liturgiche.

L’amico Lino Brunetti ricorda simpaticamente che Lorenzo Castriotta, aveva la moglie di nome Caterina. I due ebbero due figli laureati in medicina: venivano perciò chiamati, affettuosamente, Lorenzo e Caterina de’ Medici.

 

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Óseme

Óseme s.f. = Usma

Il sostantivo usma, deriva dal greco antico ὀσμή (leggi osmè) = fiuto, odore.

Si pronuncia con la “ó” stretta, quasi una “u”.

È un termine antico, specifico degli appassionati dell’arte venatoria, riferito alla meravigliosa capacità dei cani da caccia ca sèndene l’óseme, che sentono l’odore della selvaggina, seguono la traccia e guidano il cacciatore verso la preda.

Sendì l’óseme, figuratamente, significa fiutare un pericolo, andare a lume di naso, accorgersi per sensazioni che qualcosa non va: insospettirsi, mangiare la foglia.

Come dire sendì l’addöre de jàrse = sentire puzza di bruciato.

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Orchèstre

Orchèstre s.f. = Palco, cassa armonica

Da non confondere con l’Orchestra formata da persone che suonano strumenti musicali.

Nelle sagre dei paesi del sud Italia con questo termine si intende quella pedana circolare si legno, smontabile, sulla quale si posizionano i suonatori di strumenti a fiato delle bande cittadine locali o ospiti per l’esecuzione di musica lirico-sinfonica nelle piazze, all’aperto.

Solitamente è sormontata da una cupola, anch’essa di legno sorretta da colonnine e arricchita da numerosissime lampadine. Ha la stessa funzione della cassa armonica degli strumenti a corda, ossia di amalgamare e intensificare i suoni sfruttando il fenomeno fisico della risonanza.

D’altra parte in italiano quella parte della platea antistante il palcoscenico riservata ai musicisti che partecipano all’esecuzione della sezione musicale di uno spettacolo teatrale si chiama ugualmente orchestra (anche buca dell’orchestra, o golfo mistico).

Ce vöte ca momò vöne ‘a Fèste, già jì arrevéte l’orchèstre = Si vede che fra poco si avvicina la Festa patronale, è già montata la cassa armonica.

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Onne

Onne s.f. = Onda

Oscillazione di una massa d’acqua che si alza e si abbassa al di sopra e al di sotto del livello di quiete per l’azione del vento.

Quando l’oscillazione è più intensa, in italiano si dice al plurale i cavalloni i marosi.

In dialetto l’onne so’ jèrte = Le onde sono alte.

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Ombre

Ombre s.f. = Ombrina, spettro, ombra.

1) – L’Ombrina (Umbrina cirrosa) è un pesce marino della famiglia Sciaenidae, comune nel Mediterraneo, dalle carni molto apprezzate. Raggiunge anche dimensioni notevoli fino a 100 cm.
Si nutre di invertebrati che cattura nella sabbia grufolando in piccoli gruppi. Le sue prede preferite sono crostacei, molluschi (soprattutto cannolicchi) ed echinodermi (ricci di mare). Essendo eurialino, penetra frequentemente nelle foci dei fiumi e nelle lagune adattandosi alle acque salmastre. Caratteristica la livrea argentata con strie oblique. Le pinne sono giallastre scure o beige, con bordi scuri, e anche l’opercolo branchiale è bordato marcatamente di nero.
Il termine ombre riferito a questo pesce è piuttosto desueto in quanto si è modificato nel tempo, ed è usato solo dagli anziani. Infatti i pescivendoli di oggi la chiamano Umbrïne, (grafia omofona umbrüne), quasi come il nome latino assegnatole da Linneo nel 1758.

2) – Ombre s.f. = Spettro, fantasma, spirito.
Nen passéte sòtt’ ‘u castjille ca ce vöde l’ombre! = Non passate sotto il Castello perché compare il fantasma! Ma noi monelli smaliziati non ci abbiamo mai creduto!

3) Ombre nel senso di frescura è un termine piuttosto recente.
Me so’ misse all’ombre = Mi sono messo all’ombra. Fino agli anni ’60 si diceva: me so’ misse au friške (al fresco);

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Ògne

Ògne s.f e cong. = Unghia, ogni

Ogne s.f. = Unghia: formazione cornea laminare che riveste l’estremità dorsale delle dita di numerosi anfibi, rettili, uccelli e mammiferi, con funzione di difesa e offesa.
Quelle delle donne dall’età di 15 anni e fino alla vecchiaia, sono perennemente coperte da uno strato di vernice variamente colorata (l’ògne appettéte). Coloro, stranamente, credono di sembrare più attraenti, anche se le unghie sembrano artigli quando sono dipinte con lo smalto nero.
Qualcuna con un po’ di buonsenso le dipinge con lo smalto trasparente per lasciare il colore naturale. Nessuno se ne accorge, ma hanno lo stesso la copertura artificiale “protettiva”..

Ogne agg. = Ogni. Ecco con vari esempi, alcuni significati sia in lingua, sia in dialetto:

Ogne cuccuésce jì bèlle p’a mamme = ciascuna civetta è bella per sua madre (nonostante la sua bruttezza)
A ogne möde = comunque
-Ogne-e- jùrne = Ogni giorno, sempre
-Ogne-e-tànde = Ogni tanto, talvolta.
-Ognüne-ognüne = Ognuno, ciascuno, tutti.

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Nzónze

Nzónze s.f. = Sudiciume, sporcizia, untume.

Per lo più la sporcizia è dovuta a sostanze grasse e untuose.

Livatìlle ‘sta cammüse! ‘U vüte ca ‘u cullètte stéje chjüne de ‘nzónze? = Lèvatela questa camicia! Lo vedi che il colletto è piena di untume?

Pulizze ‘a cucjüne ca sté ‘a ‘nzónze = Pulisci (il piano della) cucina che è pieno di sudiciume.

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Nzògne

Nzògne s.f. = Sugna, strutto

Grasso solido di maiale, di colore biancastro, usato in cucina per friggere.

Con l’era delle diete, la sugna è aborrita dalle nostre mense.

Fé ‘a ‘nzògne = fare la cresta sulla spesa, trattenersi il resto.

Il nome deriva dal latino auxungiam = sugna.

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