Tag: sostantivo femminile

Pumparüje

Pumparüje s.f. = Ostentazione, pompa

Esibizione, vanteria, finzione, simulazione.

Insomma fumo negli occhi, mostrare esibire, ad esempio, una dote morale che non si ha.

Taluni vivono per apparire e non per essere se stessi. Fanno vedere i fronzoli quando non c’è sostanza.

Dare da bere, metaforicamente, un’educazione, una cultura, una sensibilità che non si ha.

So’ tutte pumparüje

Mi viene a mente una poesia studiata alle Medie, “Egoismo e carità” (L’alloro e la vite) di Giacomo Zanella:
….
“Odio l’allor, che quando alla foresta
le novissime foglie invola il verno,
ravviluppato nell’intatta veste,
verdeggia eterno,
pompa dei colli”

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Pulezzüje

Pulezzüje s.f. = Pulizia, polizia

Il termine si presta a dare due significati. Il contesto stabilisce se si tratta di pulizia o di polizia.

Nel primo caso pulezzüje deriva da pulezzé = pulire, fare pulizia, nettare, spolverare, ecc.; l’altro è una dialettizzazione del termine italiano “polizia”. In epoca fascita era chiamata “milizia”, specificamente quella stradale, temuta dai rari automobilisti e dai camionisti per la intransigente severità dei suoi agenti.

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Püle

Püle s.m., s.f. = Pelo,pila,abbeveratoio.

1) Püle s.m. = Pelo. Struttura sottile e filamentosa presente sulla pelle dell’uomo e dei mammiferi. Si intende anche la capigliatura, specie nelle minacce.

Se vènghe allà, t’angàppe pe püle = Se vengo vicino a te ti afferro per i capelli.

Figuratamente quando qlcu dice che è attratto irresistibilmente dal pelo, manifesta le sue tendenze di donnaiolo. In questo caso è evidente la forza di attrazione che esercita il pelo di donna che tira i bastimenti a mare.

2) Püle s.f. = Pila. Generatore di corrente elettrica continua per la trasformazione di energia chimica in energia elettrica.
Tipo di pila a secco, con involucro metallico per lo più cilindrico o a forma di parallelepipedo, per alimentare piccoli apparecchi elettrici.

3) Püle s.f. = In italiano dicesi pilo, al maschile, e significa Acquasantiera o Fonte battesimale, conca, vasca in genere di pietra o di marmo. (Derivati: Pilozzo e Baciapile, religioso all’eccesso)

Da noi si intende una sorta di abbeveratoio per le bestie formato da un parallelepipedo rettangolare di pietra, scalpellato fino ad ottenere una specie di vasca da bagno, posto vicino al pozzo nelle campagne, usato per far dissetare le bestie da soma, le mandrie dei bovini e i greggi degli ovini.

Mio padre ne aveva una, nella sua bottega di fabbro, di media grandezza sempre piena di acqua. La usava per temperare i vomeri e le punte dei picconi dei tufaroli dopo averli stornati, cioè ridato il taglio martellandoli a caldo sull’incudine, e raffreddandoli repentinamente.

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Pruffìdje

Pruffìdje s.m. = Ostinazione, litigio, dissidio

Quando le idee di due o più persone non collimano, sorge ‘nu pruffìdje, un dissidio.

Pe ‘nu pruffidje, n’ate pöche ce dàvene de méne = Per un litigio per poco non arrivavano alle mani.

I soggetti litigiosi o che contestano qls argomento, ostinati nelle proprie convinzioni,  sono detti pruffidjüse (al femminile pruffidjöse) o punjüse.

L’aggettivo pruffedjüse e il sostantivo pruffìdje deriva dal verbo  pruffedjé = contestare, irrigidirsi nelle proprie opinioni, non accettare dissensi, ritenersi inconfutabili custodi della verità

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Pröte-Sammecöle

Pröte-Sammecöle s.f. = Pietra di San Michele

Era un frammento, anche minuscolo, di roccia scavata nella grotta di Monte Sant’Angelo ove apparve l’8 maggio dell’anno 490, ossia oltre 15 secoli anni fa, l’Arcangelo San Michele a Lorenzo Majorano, Vescovo di Siponto.

Generalmente veniva murata nell’intonaco all’interno dell’uscio, durante la costruzione o il restauro della casa. Aveva la virtù, nella credenza popolare, di tenere lontani i fulmini dalla casa.

Pare che finora abbia funzionato!

Qualcuno, nei pellegrinaggi successivi, raccoglieva un’altra pietruzza e la conservava in un tiretto del comò, come protezione generica dell’Arcangelo contro le insidie del Maligno.

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Pröte

Pröte s.f. = Pietra, sasso

Frammento di roccia calcarea, ciottolo.

Quando a Manfredonia esistevano i pescivendoli ambulanti con le loro bilance a piatti di vimini, usavano come pesi due ciottoli arrotondati da 500, 200 grammi, più che sufficienti per l’occorrenza.

Erano chiamati giustamente ‘i pröte che in questo caso significa ‘i pesi’.

Nessun controllo dell’Ufficio metrico del Comune: non era necessario, perché il poverino faceva sempre
a bombüse, ossia ‘a buon peso’, pesata per eccesso, e i compratori si fidavano di lui.

 

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Pröta-fòrte

Pröta-fòrte s.f. = Soda caustica

Era in commercio a schegge solide. Chiamata “pietra forte” perché corrosiva.

Ora si vende a scaglie per sgrassare energicamente recipienti e condutture.

La pröta-fòrte, a scaglie, con dosaggio alchimistico, si comprava da Viscardo o da Rubino per “curare” le olive verdi. la “Bella di Cerignola” o “La Gande di Spagna”.

Quella grossa che ricordo io si vendeva in zolle, e serviva solo per fare in casa un mediocre sapone da bucato. Ci voleva dell’olio d’oliva non commestibile perché acido o guasto, una misteriosa polvere chiamata ‘a sapunüne = la saponina, e qualche pietra di soda caustica.

Il negoziante per pesare le zolle di soda caustica usava  la molla-pinza da camino, come fossero carboni accesi.

Gli ingredienti, tranne l’olio immangiabile, che così si riciclava, si vendevano da Matteo Cassa, detto ‘u Sapunére, che aveva una piccola fabbrica di sapone da bucato in via Galileo Galilei, allora all’estremo nord di Manfredonia.

Il prodotto era del tipo “Marsiglia” di colore verde, biancastro o ambrato, con tanto di effigie di San Michele in rilievo. Molto conosciuto all’epoca, prima del sapone Sole della Panigal.

 

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Pröta-lüme

Pröta-lüme s.f. = Allume di rocca o allume di potassio.

Alla lettera significa “pietra di allume”

Ecco cosa recita Wikipedia:
«Col termine allume ci si può riferire nello specifico al solfato di alluminio e potassio dodecaidrato KAl(SO4)2·12 H2O, noto anche come allume potassico».

Mamma mia, sembra la formula di un esplosivo! Invece no, noi maschietti lo abbiamo conosciuto dal barbiere!

Al giorno d’oggi l’allume di rocca viene utilizzato per:

– favorire la cicatrizzazione dei piccoli tagli, come in passato;
– la sua azione astringente che lenisce le irritazione cutanee sul viso e sulle gambe dopo la rasatura/depilazione: la pietra deve essere inumidita e passata dopo la rasatura se si utilizza la lametta, o prima in caso di rasoio elettrico o epilatore.
– l’azione deodorante efficace su tutto il corpo: la pietra inumidita va passata sulla parte del corpo da deodorare, come un normale roll-on. I sali di potassio inibiscono la proliferazione batterica, e non ostruiscono i pori. Non macchia, è privo di odore, permettendo di utilizzare il profumo preferito. Valido anche sulle mani per togliere gli odori di cucina.

E’ estremamente economico, una pietra dura tantissimo. Per conservarla nel migliore dei modi, asciugarla brevemente dopo l’uso e non farla cadere, altrimenti va in frantumi.
E’ disponibile in commercio in pratico formato rettangolare. Misura 6 x 4 x 2,5 cm circa. Peso 100 g.
Esiste anche in formato stick, delle dimensioni di una sigaretta, ed è usato dai barbieri come emostatico in caso di taglietti durante la rasatura.

Mio padre la usava come dopo barba, passandola sulla pelle rasata, spiegandomi che serviva a “lisciare” il viso, ignorando le sue doti astringenti e antibatteriche.

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Prèscje

Prèscje s.f. = Prescia, fretta

Prescia, termine accettato anche in lingua italiana, trova applicazione solo nell’Italia centro meridionale.

Deriva dal francese empresser = affrettarsi, premurarsi, darsi da fare.

Difatti i Napoletani dicono Uagliù, facite ampresse, vuttàte ‘e mmane = Ragazzi, fate in fretta, non state con le mani in mano

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Prescèzze

Prescèzze s.f. = Gioia, allegria, contentezza.

In napoletano similmente di dice priézza.
Ecco, a conferma,  i versi dalla notissima canzone “Marechiare” di Salvatore Di Giacomo:

«Quanno sponta la luna a Marechiare
pure li pisce nce fanno all’ammore,
se revoteno ll’onne de lu mare,

pe la priezza cagnano culore,
quanno sponta la luna a Marechiare»….

Alcuni studiosi fanno risalire all’antico francese verbo preisier.

Baste ca vöte ‘i scavetatjille, jì la prescèzze söje = Appena vede i biscotti al finocchietto si riempie di gioia.

Sinonimo ‘u prüsce s.m., o più raro ‘u prjisce s.m. e prescìgghje.

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