Tag: sostantivo femminile

Röte

Röte s.f. = Ruota; cortina; rete.

1) Röte s.f. = Ruota. Organo meccanico girevole a forma di disco che trasmette il movimento mediante contatto diretto: la r. della carrucola, la r. del mulino, la r. del carro. Al plurale è invariabile (‘a röte, ‘i röte).

‘U sciarabbàlle töne döje röte = Il calesse ha due ruote

2) Röte s.f. = Cortina. Tenda divisoria a rete sorretta da anelli metallici che, come un sipario, divide un ambiente dall’altro o che ne nasconde una parte. In uso tuttora sugli usci delle abitazioni a piano terra. Al plurale non cambia desinenza.

Annètte, mamme, mjine tutt’e döje ‘i röte ca tràsene ‘i mosche = Annetta, bella di mamma, stendi entrambe le tende a rete, altrimenti entrano le mosche.

3) Röte s.f. = Rete. Attrezzo costituito da fili più o meno grossi di fibre tessili intrecciati e annodati a maglia, usato per catturare pesci o anche uccelli e animali selvatici. Al plurale fa rüte (‘a röte, ‘i rüte).

Jéme all’albe a salepé ‘i rüte = Andiamo all’alba a salpare (sollevare dall’acqua) le reti calate in precedenza.

Per estensione ‘a röte è anche quella metallica usata per la recinzione o quella di maglie d’acciaio fissate a un telaio di ferro, che serve da sostegno al materasso del letto.

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Rjódene

Rjódene s.f. = Ribolla o sgura,  ceppo dell’ancora.

1) Barra del timone – in linguaggio tecnico è ribolla o sgura, È generalmente è di legno, di lunghezza variabile proporzionata all’imbarcazione, con un ‘occhiello’ ad una delle due estremità, dentro il quale si inserisce le testa del timone incernierato a poppa.

La barra è rimovibile, come il timone stesso del resto, per quando la barca è portata in secca.

Qualcuno pronuncia rjótene, con la ‘t’. Accettabile.

2) Ceppo dell’ancora – Anch’esso – almeno nelle ancore antiche – era di legno ed era posto immediatamente sotto l’occhiello dell’ancora (cicala), perpendicolare all’asta dell’ancora (fuso) e all’allineamento delle marre. Serve a favorire la presa delle marre al fondale.
Nelle ancore moderne è di ferro, ed è sfilabile per uno stivaggio ottimale quando viene salpata a bordo. Vedi foto (dal Web).

Grazie al Prof. Matteo Castriotta per il suggerimento

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Rjanéte

 

Rjanéte s.f. = “Reganata” Pietanza tipica

In Sicilia con questo nome indicano una gustosa focaccia con pomodori, aglio, acciughe, pecorino e origano.

Da noi rjanéte,  che l’origano proprio non lo vede, nonostante il nome (rìjene o rìnje da cui forse potrebbe derivare), è una gustosa pietanza di carne o pesce.

È diffusa in tutta la Capitanata, e viene cotta al forno con tante patate a contorno.

Quella per eccellenza, ‘a rjanéte p’a sìccia chjöne, ha per protagonista la seppia, ripiena di un impasto composto principalmente da mollica di pane sbriciolata, uovo e pecorino grattugiato.   Una volta adagiata nella teglia, intorno alla seppia si dispongono patate a tocchetti, olio, sale, pomodori tagliati a pezzi, aglio e prezzemolo. Durante la cottura nel forno sprigiona un profumo che investe la cucina e si spande addirittura all’esterno della casa.

Quando non esistevano i forni domestici, si mandavano a cuocere al forno pubblico, e il tragitto di ritorno all’ora di pranzo, provocava l’invidia dei passanti golosi.

Altri protagonisti della rjanéte erano il baccalà, la testina di agnello (Clicca→ capuzzèlle), gli involtini (Clicca→ cazzemarre e turcenjille) o anche, come ultima risorsa, il polpettone di carne bovina tritata.

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Rezzecatöre

Rezzecatöre s.f. = brivido

Il sostantivo divrebbe essere smile all’italiano accapponamento, riferito alla pelle del cappone, depennata, che si presenta tutta puntini per i buchi delle penne estirpate. Un po’ come dire: avere la pelle d’oca (per il freddo, l’emozione, la sorpresa).

Sènde ‘na rezzecatöre: abbàste ca nen me vöne a fröve! = Sento un brivido (addosso): purché non mi venga la febbre!..

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Rèzze

Rèzze s.f. = Rezza, pannicolo adiposo

Strato di tessuto connettivo o membrana che avvolge un organo o che riveste una cavità interna del corpo umano e animale.

Mi piace parlare di quello animale….

Specialmente di quello dgli agnelli: la rezza, assieme alle interiora dell’agnello, serve a preparare i gustosissimi turcenjille (vedi: turcenjille e cazzemarre).

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Rèvele

Rèvele s.f. = Regola

Usato sia come l’italiano ‘regola’ nel senso di norma, principio, metodo, sia nella locuzione (che sa un po’ di richiamo) a rèvela töje= secondo il tuo (opinabile) modo di vedere, secondo te hai agito bene?…
Meh, a rèvela töje sté fatte bùne? = Beh, secondo te è fatto bene (questo lavoro)?

Fàrece ‘na rèvele = (alla lettera: farsi una regola) Regolarsi, adeguarsi, limitarsi, controllarsi.

E màngene, e màngene, nen ce fànne pe’ njinde ‘na rèvele = Mangiano e mangiano, non sanno affatto limitarsi.

Uagnü, jì già mezzanòtte, facìmece ‘na rèvele! = Ragazzi, è già mezzanotte, controlliamoci! (evitiamo ogni schiamazzo)

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Vaccarèlle

Vaccarèlle s.f. = Eritema ab igne

Sono conosciute anche con il nome di “Eritema da scaldino”, o con termine anglosassone “Toast skin syndrome”, ossia sindrome da pelle abbrustolita.

Leggo in rete: «L’eritema ab igne è una malattia della pelle causata da una prolungata esposizione al calore.

L’esposizione a radiazioni termiche prolungate sulla pelle può portare allo sviluppo di eritema reticolato, con iper-pigmentazione, desquamazione nella zona interessata-

L’eritema è stato comunemente osservato negli anziani seduti o seduti vicino a camini o stufe elettriche…..(omissis)… Le donne hanno una maggiore incidenza di eritema rispetto agli uomini.

Sebbene l’uso diffuso del riscaldamento centralizzato abbia ridotto l’incidenza complessiva di eritema ab igne, a volte si riscontra anche in persone esposte al calore da altre fonti quali impacchi caldi, fornelli, sacche d’acqua calda e dispositivi elettronici.»

Senza incartarmi in queste descrizioni tecnico-scientifiche, dico più semplicemente che le vaccarèlle sorgevano sugli arti inferiori a causa dell’abitudine, specie nelle giornate molto fredde, accostarsi troppo al braciere, unica fonte di calore esistente nelle case. Le vaccarèlle hanno un aspetto reticolato, e comparivano ugualmente nonostante le gambe fossero coperte da pigiami o pantaloni

Oggi è raro vederle, grazie al riscaldamento domestico ottenuto con termosifoni, il cui calore diffuso impedisce la loro formazione.

Per i giovani di oggi, che non ne hanno mai viste, pubblico una foto reperita in rete.

Il nome forse deriva dal reticolo di vene ben visibile sulle mammelle delle mucche quando sono turgide di latte.
A Matera sono chiamate salsuzze = salsicce!

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Artèdeche

Atrèdeche s.f. = Frenesia, vivacità, agitazione, irrequietezza, ecc.

Si usa questo sostantivo quando qlcu non sa stare un attimo fermo con le mani. Tocca, liscia, sposta oggetti, si tocca il naso, si gratta il culo, di leva gli occhiali, ecc. ecc.

Stàtte fèrme! E che, tjine l’artèdeche ai méne! = Sta fermo! Ma che, hai alle mani, l’irrequietezza?

Se l’artèdeche è proprio irrefrenabile, dicesi artèdeca-papéle, ossia frenesia papale, cioè al massimo livello!

È un termine usato in tutta la Puglia e nella Campania con lo stesso significato.

Ecco come è definito in Salento:

Artètica – significato in italiano: irrequietezza, incapacità di star fermo con le mani.
etimologia: potrebbe avere il suo etimo nel latino artu(m). Come altri termini, sembra derivato dal lemma primitivo attraverso l’aggiunta di un suffisso (-tica) che richiama l’aggettivo greco “εκτικός” (ektikòs) (continuo, abituale) per indicare uno stato impulsivo, irrefrenabile, nel caso specifico una sorta di malattia degli arti, per cui non si riesce a tenerli a freno.

note: modo di dire:
tinire l’artètica: non riuscire a star fermo.”

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Retrànge

Retrànge s.f. = Rondella, rosetta

Accettabile anche nella forma retrangele.
Dischetto forato che si inserisce sotto il dado di un bullone o di una vite per migliorarne il bloccaggio.

Generalmente e fatta di ferro: esistono anche rondelle di plastica e di rame. Pare che, essendo il rame più cedevole, riesca a bloccare meglio le parti strette dal dado avvitato sul perno.

Per i non esperti chiarisco che il bullone è formato dal perno filettato, detto maschio, ossia con impanatura [non quella usata per friggere gli alimenti! Ehm, scusate la battuta sciocca….], detta anche filettatura, e dal dado (detto femmina) filettato all’interno.

Esistono rondelle dette “da bloccaggio”, tagliate lungo il raggio, quelle coniche, quelle dentellate a ventaglio, ecc. Guardate quanti tipi sono su google:

Il nome manfredoniano non ha un’etimologia certa. L’ho sentita chiamare così quando frequentavo la bottega di mio padre, un fabbro stimato e molto conosciuto nella sua epoca. Scusate il ricordo personale.

Qualche volta ho sentito pronunciare un suo sinonimo, ‘a ranèlle che si avvicina un po’ all’italiano rondella.

Per la sua forma simile alle monete, quando qlcu voleva dire che aveva solo pochi spiccioli diceva che so’ rumàste quàtte ranèlle = sono rimaste quattro rondelle.

Ora prevale presso i meccanici l’uso del simil-italiano ‘a rondèlle, uguale al francese rondelle e allo spagnolo arondela.

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Restòcce

Restòcce s.f. = Stoppie

Insieme degli steli residui di erba o di cereali che restano nel campo dopo il taglio o la mietitura.

I contadini generalmente danno fuoco a questi resti perché le loro ceneri concimano facilmente il terreno, e anche per distruggere un po’ di insetti.
Le operazioni di bruciatura delle stoppie sono regolate da severe norme. Prevedono un’area di sicurezza detta il dialetto  (clicca→) preciöse.

Maliziosamente quando non esistevano molti trattamenti estetici, le ragazzotte pelose erano additate come come quelle che “tènene a restòcce da sotte” = hanno le stoppie sotto la gonna, senza indicare il punto del massimo rigoglio del pelame… Se qualche malapitata ricorreva alla lametta per eliminare la bruttura, dopo un po’ si vedeva ricrescere i peli ancora più evidenti: allora questi erano definiti erano zengüne!

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