Tag: sostantivo femminile

Sputacchjéte

Sputacchjéte s.f. = Sputo

“Proiettile” lanciato nella volgarissima azione di sputare la saliva in segno di disprezzo verso qlcu.

Anche lo scaracchio buttato stomachevolmente per terra dalle persone affetti da bronchite cronica (puah!).

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Spunzéle

Spunzéle s.f. = Cipollotto

Si tratta del giovane turione della cipolla, all’inizio della crescita, quando il bulbo è ancora di forma cilindrica e non ha ancora cominciato ad assumere la classica forma tondeggiante come il cipollotto nocerino.

Ha aspetto bicolore: la parte interrata, commestibile, è bianca, mentre le foglie cresciute fuori terra sono di un bel verse scuro.

Vengono raccolte in primavera e sono dolcissime da mangiare crude in insalata.
Ma sono usate anche in cucina per preparare delicati soffritti.

Non so spiegarmi l’etimologia e nemmeno la somiglianza di spunzéle con l’aggettivo italiano sponsale, relativo agli sposi.

Chi mi aiuta?

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Spïnapùrche

Spïnapùrche s.f. = Topo di mare

Si può scrivere anche spünapùrche.
Finalmente ho reperito, grazie all’amico Amilcare Renato, il nome scientifico di questo animaletto marino che produce le famigerate spünapurche.

Il Topo di mare (Aphrodita aculeata) è un anellide invertebrato, che raggiunge la lunghezza massima di 20 cm, e vive semi sommerso dal fango sui fondali marini dei Mediterraneo, nel Atlantico settentrionale e nel Mare del Nord fino a 200 metri di profondità. Di forma ovale e piatta, ha il corpo a 40 segmenti ricoperti di pelo iridescente e contornato da aculei rigidi, atti alla sua difesa dai predatori.

Ritengo che, durante la pesca a sciabica o a strascico, il Topo di mare viene a contatto con il pescato e rilascia i suoi micidiali sottilissimi aculei, di circa 1 cm, che si conficcano, per sfregamento, nelle carni dei molluschi (seppie, calamari), e tra le squame di alcuni pesci, cefali e sparroni in particolare.

Le massaie temevano che, durante la pulitura di questi pesci, le spünapùrche trafiggessero la pelle delle loro dita, o che rimanessero nascoste all’interno dei pesci, e perciò non li compravano volentieri. Per sbarazzarsi di questi pesci “infestati” di “spine”, i pescatori li vendevano a prezzo vile.

La foto (reperita in rete) riprende il Topo di mare in posizione dorsale.

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Sponda-pöte

Sponda-pöte s.f. = Inciampo, intralcio

Intralcio, ostacolo, intoppo, specificamente riferito ai pedoni che inavvertitamente colpiscono una sconnessione del suolo che fa inciampare, incespicare mentre si cammina spediti.

Questo colpo viene dato inavvertitamente e forte proprio dalla punta del piede e perciò il dolore resta colà localizzato.

Giuànne ho pigghjéte ‘na sponda-pöte e ‘natu pöche ce ne jöve ndèrre = Giovanni ha preso un inciampo che per poco non lo faceva ruzzolare per terra.

Secondo me sponda-pöte può significare “urtato con la punta del piede”. Comunque ‘u pöte = il piede c’entra nell’inciampo.

Sinonimo (clicca→) ‘ndrùppeche.
Contrario, nel senso di avvallamento, che comunque fa inciampare (clicca→) sgùtte (o anche, al femminile, sgòtte)

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Spìnele

Spìnele s.f. = Succhiello

Utensile manuale usato per praticare fori di piccolo diametro nel legno, costituito da un gambo cilindrico d’acciaio terminante con una punta elicoidale e, dalla parte opposta, con un’impugnatura a T, adatta a imprimere una rotazione.

Esistono di varie misure. Quelle più piccole si chiamano spenaröle e spenelècchje s.f., e praticano fori fino a mm 10 di diametro. Si azionano con una sola mano.

Quelle maggiori vengono chiamate verèlle, ed hanno bisogno di entrambe le mani per imprimere la rotazione alle due marre del T, e si azionano a mezzo giro per volta di 180°.

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Spezziarüje

Spezziarüje s.f. = Spezieria

Anticamente, anche in lingua italiana, la spezieria indicava il negozio in cui si vendevano spezie, erbe aromatiche, farmaci galenici (preparati localmente). Insomma una erboristeria-parafarmacia-farmacoteca.

Ovviamente la “bottega” era gestita da ‘u spezzjéle = lo speziale-farmacista-droghiere

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Spennéte

Spennéte s.f. = Frecciatina

Espressione pungente e maliziosa, volta a colpire qcn. o qcs. in genere o talvolta anche più direttamente.

Mené ‘a spennéte = Lanciare una frecciatina, fare un’allusione maliziosa.

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Spasséte

Spasséte s.f. = Evacuazione

Evacuazione, liberazione dell’intestino, cacata.

So jute a farme ‘na spasséte jìnd’ i fechedìgne = Sono andato a svuotarmi l’intestino nella piantagione dei fichidindia.

Ora grazie a Dio, tutti quanti facciamo in casa i nostri bisognini, ma una volta gli uomini si dirigevano nei terreni coltivati a fichidindia o “abbascjamére” = giù al mare, per l’espletamento delle funzioni intestinali .

Simpatica questa locuzione eufemistica al posto di “cacare”, come per dire che si è andati a spasso. In tedesco “spass” significa: divertirsi…

Credo che il termine sia gergale, ossia usato da una stretta cerchia di persone (barbieri, calzolai, muratori, ecc.) quando dovevano assentarsi dalla bottega – all’epoca ovviamente sprovvista di bagno – per un po’ di tempo allo scopo di espletare i loro bisogni fisiologici.

Mò véche a fé ‘na spasséte

Qualche buontempone per la stessa motivazione, diceva che era diretto a “fé ‘nu telegràmme“, data l’urgenza richiesta per l’impellente operazione, ovviamente mostrando al capomastro un “modulo cartaceo” per il cosiddetto telegramma, magari carta di giornale…

Scusate la volgarità, ma stiamo eufemisticamente argomentando di cose molto serie che accadevano fino agli anni ’50!

Ho appreso, leggendo qua e là, che il sostantivo è una derivazione dotta, cioè proviene addirittura dal latino ex-passare.

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Spasètte

Spasètte s.f. = cassetta a vassoio

Intendiamo con questo sostantivo quella cassetta rettangolare, di legno o di cartone o di plastica, con le pareti basse, destinata a contenere frutta o anche pesci o altre derrate alimentari.

Il termine deriva dall’aggettivo spése = sparso, poco profondo, piano.

Specificamente si usava il termine platò, derivato direttamente dal francese plateau (leggi plató) = vassoio per indicare il contenitore della frutta, e telére quello dei pesci..

Si usa anche al vezzeggiativo spasèlle ed indica pure la teglia bassa per il forno domestico o anche un piatto oblungo, in italiano chiamato pesciera.  Anticamente indicava altresì un unico grande piatto che si poneva in mezzo alla tavola dal quale attingevano il desinare tutti i membri della famiglia.

Mecöle c’jò chjechéte ‘na spasèlle de pàste au fórne! = Michele ha gradito una teglia intera di pasta al forno!

Benedüche! = Alla salute

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