Tag: sostantivo femminile

Stìzze

Stìzze s.f. e s.m. = Goccia, Arricciatura (edil.)

1) Stìzze, s.f. = Goccia. Quantità piccolissima di liquido di forma tondeggiante che si separa dalla massa o che si forma per aggregazione di particelle più piccole. Ammessa anche la variante stìzzeche.

2) Stìzze. s.m. = Arricciatura o rinzaffo. Si tratta di un impasto poco denso di acqua, cemento e sabbione. Si applica manualmente contro la parete da intonacare mediante veloci ed energiche cucchiaiate con la cazzuola. Detto anche squìcce.(clicca)

Una volta che questo sottile strato di malta cementizia ha fatto presa, assume l’aspetto di un tappeto con tante gocce a rilievo (da cui il nome ‘u stìzze = goccia, o ‘u rìcce = crespo, arricciato).

Su questo strato è più agevole stendere la malta bastarda (tufina, calce idrata, acqua e cemento) che si aggrappa allo strato dell’arricciatura per formare il corpo dell’intonaco grosso.

In terza passata, dopo l’asciugatura, si passa l’intonaco fino di malta bianca fatta di polvere calcarea, cemento bianco e acqua. Pe il fino si usa la cucchjére amerechéne, il frattazzo metallico.

Filed under: STagged with: ,

Stigghjöle

Stigghjöle s.f. = Minugia

Va bene anche pronunciato stegghjöle. Come sinonimo si usa anche curatèlle = corata.

Budella; in partic. quelle degli ovini usate nella confezione degli involtini pugliesi (i turcenjille oppure i cazzemàrre).

Esiste un piatto tipico palermitano chiamato stigghiuole simile al nostro, considerato un piatto da strada, preparato dai stigghjulari. I budelli sono avvolti però intorno a una stecca di lardo. Per un mese non andate a controllare i livelli del colesterolo altrimenti vi viene un colpo!

Anticamente si usavano i budelli anche per la fabbricazione di corde per gli strumenti musicali ad arco. Ai tempi di Mozart, e di Paganini, e fino agli inizi del ‘900 le corde dei violini erano di budello.

Io, ex contrabbassista, negli anni ’60 usavo solo corde di budello sul mio strumento, anche perché non esistevano corde di altro tipo. Ora per il contrabbasso si usano corde forse di plastica, ma rivestite con una spirale di metallo.   Scusate parlo ogni tanto della mia storia personale, ma essa rispecchia l’evoluzione dei tempi e della tecnica.

Io comunque, scusate se torno a parlare di me, preferisco pensare alle nostre stegghjöle come base per la preparazione dei succulenti turcenjille (←clicca) da cuocere alla brace!
La plastica e il metallo sanno troppo di tecnologico…e non si possono mettere sotto i denti!

Filed under: STagged with:

Statjöle

Statjöle s.f. = Dinamometro, bilancia a molla.

È una bilancia portatile, formata da un involucro metallico a canalina, all’interno del quale è alloggiata una molla a spirale di acciaio, fissata nella parte superiore ad un anello e nella parte bassa ad un uncino.

Agganciando con quest’ultimo la merce da pesare e sospendendola per l’occhiello si provoca l’allungamento della molla, che segna il suo peso con un indice scorrevole su una scala graduata.

Usata spesso dai venditori ambulanti in alternativa alla consueta statöre a piatto.

Presumo che il nome statjöle sia proprio un diminutivo della nota statöre (←clicca).

La bilancia portatile, almeno quella più diffusa, aveva una portata di 10 kg e una divisione di 250 grammi per ogni tacca piccola. Ora non si usano più, soppiantate da quelle elettroniche.

Avevo già pubblicato,con il nome comune di velànze a mòlle = bilancia a molla, la descrizione di questo oggetto. Se siete curiosi cliccate qui.

In fisica questo strumento è detto “dinamometro”. e serve per la misurazione della forza, applicando una legge della dinamica basata sulla deformazione elastica della molla, proporzionata alla forza applicata. [Uff!….mi sembra di tornare alla scuola media….Meno male che Wikipedia mi dà una mano!]

Filed under: STagged with:

Velànze a molle

Velànze a molle s.f. Dinamometro

Si tratta di una bilancia tascabile, di modesta portata, fino a pochi kg, usata dai venditori ambulanti di derrate alimentari.
Era conosciuta anche come (clicca→) statjöle (piccola stadera)

Si fissava la merce da pesare, contenuta in un fazzoletto annodato o in un secchiello, al gancio inferiore e si sollevava dall’anello superiore.

Il peso faceva allungare la molla a spirale contenuta nell’involucro. Un indicatore esterno segnava su un scala graduata, la tacca del peso corrispondente. Spesso la scala pre-marcata ai due lati della scanalatura centrale era doppia: sulla sinistra indicava i chilogrammi (kg) e sulla destra le libbre (lb) per il sistema inglese/americano.

Era considerata precisa e affidabile, sia dal venditore, sia dal compratore.

Ho visto da bambino infilzare il gancio di ferro, annerito dall’uso, direttamente nella pagnotta del pane per eseguire la pesatura. Al giorno d’oggi per un episodio simile sarebbero intervenuti i NAS.

Filed under: VTagged with:

Stambéte

Stambéte s.f. = Pedata

Calcio, colpo inferto col piede.

Si presume che ci sia anche la rincorsa perché stambéte è molto più di un calcione.

Quando mia moglie si lamentò col medico di famiglia per il mio insopportabile russamento, ebbe un consiglio fraterno: “E škàffele ‘na stambéte”! = Mollagli una pedata (quando siete nel letto)

Quindi per le pedate non si usa il verbo  = dare, rifilare, mollare, assestare, bensì škaffé.

Filed under: STagged with:

Stajèlle

Stajèlle s.f. = Regolo o staggia

Il sostantivo stajèlle si rifà alla definizione più antica di ‘staggia’ resa al diminutivo. Il termine staggia deriva dal lat. stadium nel senso di misura di lunghezza.

I nostri nonni dicevano stascèdde, o con altro termine più tecnico rijèlle. Ora li fanno di alluminio.

I Tecnici dell’edilizia usano il nome ‘regolo’ quale sinonimo di ‘staggia’, che ormai è usato raramente.

Ecco la definizione dell’Enciclopedia Treccani: “Regolo – Asticciola di legno, di metallo o di materiale plastico, a sezione quadrata o rettangolare, che si usa per tirare linee diritte. Attrezzo di legno di analoga forma con cui il muratore verifica l’allineamento dei muri durante la costruzione, o la spianatura dell’intonaco”.

Al maschile (‘u stajùle) indica un’asta di legno, e sezione tondeggiante adoperato in innumerevoli applicazioni. Ad es. per sostenere le piante, in coppia per costruire le sedie e gli schienali, le parti verticali delle scale in cui vengono fissati i pioli, ecc. ecc.

A noi Manfredoniani ‘u stajùle fa venire in mente un bel bastone, non quello che sostiene i passi delle persone anziane, ma un paletto cilindrico e maneggevole per freché de mazzéte (riempire di botte) qlcn o per difendersi da esso: comunque è un’arma impropria, perché micidiale.

In tempi ormai passati i giovincelli andavano a scuola di “bastone” o a quella di “coltello” – così come ora si va alla scuola di ballo, di karate o in palestra – per saper usare eventualmente uno o l’altro per difesa e magari per offesa.

Scherzosamente si sottolinea una persona dalle gambe lunghe: töne döje stajèlle = ha due pertiche

Filed under: STagged with:

Stagnöre

Stagnöre s.f. = Secchio di latta

Recipiente di riciclo, ottenuto da grossi contenitori di latta che racchiudevano in origine prodotti alimentari o usati per tinteggiare.

Ad esempio quelli quadrangolari che contenevano 5 kg di olive in salamoia, o quelli da 25 litri di olio o quelli da 30 litri di tintura murale. Opportunamente adattati, servivano per mettere i fichidindia in bagno per facilitare la caduta delle spinelle, o per raccogliere i pomodori dal campo, ecc….

Anche questo termine deriva da stagno, sinonimo dialettale di latta, e stagnino.

Filed under: STagged with:

Staggiöne

Staggiöne s.m. e s.f. = Stagione

1) Staggiöne s.m. = Tempo della mietitura.

Proprio se si vuole specificare, parlando ai non addetti ai lavori agricoli, si dice ‘u staggiöne de l’arje, al maschile;

2) Staggiöne s.f. = Stagione estiva. La bella stagione.

I ragazzi moderni dicono con un termine italianeggiante “l’estéte”…puah!
Ma jì tànda bèlle a düce ‘a staggiöne!

‘Sta staggiöne me ne véche a Sammarchìcchje, au frìške! = Quest’estate me ne andrò a Borgo Celano, al fresco!

Me pére mill’anne ca vöne ‘a staggiöne = Non vedo l’ora che venga l’estate

Filed under: STagged with: ,

Squìcce

Squìcce s.f., s.m.= Goccia, schizzo, rinzaffo.

Minuscola quantità di liquidi vari. Le gocce ad uso terapeutico si chiamano come in italiano.

Credo che derivi da schizzo, nel senso di spruzzo, spruzzata, macchia, chiazza, e quindi dal verbo squiccié = schizzare.

Ad esempio la pioggia, battendo contro un vetro, lascia attaccate tante squìcce= goccioline sulla sua superficie.

‘U lastre sté chjüne de squìcce/sté squicciéte = Il vetro è pieno di goccioline/è schizzato.

È più chiaro l’esempio di un’automobile che passa sopra una pozzanghera e si riempie di squìcce = schizzi di fango, in italiano specificamente diconsi zàcchere (sté squicciéte = è inzaccherata)

Altro esempio: nel tinteggiare una parete, inevitabilmente cadono sul pavimento delle squicce di pittura.

Un ulteriore esempio di squìcce: le goccioline che, dopo l’uso, restano attaccate sulle pareti del box doccia.

Non voglio essere truculento portando ad esempio gli schizzi di sangue…

Invece mi piace presentare l’immagine delle goccioline di caffè che si spandono sulla superficie della cucina quando si alza il coperchio della moka per vedere se la bevanda è completamente uscita. Ogni volta che lo faccio io, mia moglie dice che devo farmi i fatti miei!

Che ci posso fare? Non è vero che la curiosità è femmina!

Mi è venuto a mente proprio ora che lo stesso termine, volto al maschile, ha un altro significato.

Difatti ‘u squìcce è il rinzaffo e/o l’arriccio, un termine prettamente tecnico usato in edilizia.

Mené ‘u squìcce indica un’operazione del muratore che prepara una parete liscia ad accogliere l’intonaco per favorire l’adesione della malta in verticale. È una miscela di cemento e sabbione piuttosto plastica, che con la cazzuola viene con forza sbattuta alla parete da intonacare. Insomma una prima mano che, una volta rappresa dopo qualche ora, rende il muro rugoso, un vero e proprio scheletro sul quale la seconda mano di malta trova appiglio più facilmente e migliora la sua durata.

I muratori, se non ho ricordato bene il termine tecnico, sono pregati di correggermi.

Filed under: STagged with: ,

Sputàzze

Sputàzze s.f. = Sputo

Saliva che si espelle dalla bocca, spesso unito ad altri escreti dell’apparato respiratorio.

Quando qlc oggetto non è solido si usa dire sté appezzechéte p’a sputazze = Sta incollato con lo sputo. Notoriamente lo stputo non ha alcuna proprietà coesiva.

Si dice anche sputàcchje s.f.

Filed under: STagged with: