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Scittrà!

Scittrà! esclam. = Pussa via!

Espressione scherzosa usata per allontanare animali, specie i gatti.
Con un sorriso lo si dice anche quando ci accorgiamo che qualche bimbetto allunga la mano per ghermire un biscottino di troppo.

La rapidità con cui si pronuncia scittrà è garanzia di immediata fuga del felino o del frugoletto.

Presumo che possa derivare dal francese chat-est-là (pronuncia: sciàttelà) = il gatto è là, come se si volesse avvertire la padrona di casa che il gatto sta per fare razzia nella dispensa.

Questa, come tutte le altre mie ‘spiegazioni’, possono essere fasulle. Smentitemi ,se sapete darmi un’altra etimologia plausibile, e sarò ben lieto di correggermi.

Anche qui a Matera, accentuando la tendenza della parlata della Terra di Bari, dicono in maniera quasi simile (tranne che per la vocale finale) scittré.

Ricordiamoci che per alcuni secoli il sud Italia è stato dominato dai francesi Angioini, che hanno lasciato notevoli eredità linguistiche nei nostri dialetti.

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Caccrjésce!

Caccrjésce! Escl. = Accidenti, maledizione, mannaggia!

Esclamazione di stizza o anche di bonario rimprovero.

Caccrjésce a ttè! Nenzì bbune manghe a ‘nzacché ‘nu chiùve! = Accidenti a te, non sei capace nemmeno a piantare un chiodo!

È una contrazione in forma eufemistica del blasfemo “mannaggia chi ti ha creato”, un improperio lanciato contro Dio.

Prima si è tentata la bestialità e poi si è frenato nell’enunciare l’imprecazione.

Come quando si lancia l’invettiva contro la Madonna, e poi, arginando, la si dirige contro la Maiella!
O, per salvare Cristo, il bersaglio diventa Cristoforo Colombo.
Oppure quando con un innocuo “Perdinci” si evita la sacrilega bestemmia contro Dio.

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Patécà!

Patécà escl. = Accidenti!

Esclamazione di stupore, ira, rabbia, contrarietà o anche di espressione di meraviglia, impazienza o risentimento.

Specialmente se qualcuno elenca una serie di disavventure.

Apprüme agghje pèrse u tröne, po’ agghje pegghjéte ‘ a pustéle, po’ so’ arrevéte tàrde e po’ agghje truéte tutte chjüse! Patecà! Tutte a mè? = Prima ho perso il treno, poi ho preso il pullman, poi sono arrivato tardi, e poi ho trovato tutto chiuso! Accidenti! Tutto a me (doveva succedere)?

Tutte ‘stu piàttöne te si’ mangéte? Patécà! E nen tenjive ‘a féme! = Tutto questo piattone hai mangiato? Accidenti, e non avevi fame!

Penso che si tratti di un eufemismo, come chépe de càcchje, per non dire chépe-de-cà***.

Sembra il francese pas-de-quoi (pronuncia: padéquà)…ma questo significa non c’è di che= prego, rispondendo a un merci (pron. mersì)= grazie.

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Óh!

Óh! escl. = Ehi!

Si usa per richiamare l’attenzione di qcn. in tono amichevole, minaccioso, o per rispondere a qlcu che chiama da lontano.

Viene pronunciata lunga con la vocale O molto chiusa, quasi U.

La tipica esclamazione manfredoniana; Óh che vvè truànne tó da mè? = Ehi, ma cosa pretendi tu da me?

 

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Mùsce-mùsce

Mùsce-mùsce escl. = Micio-micio!

Richiamo per far avvicinare i gatti, promettendo di dar loro qlco da mangiare.

La gattina e detta musciarèlle = micina

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Madò!

Madò! escl. = Madonna!

Esclamazione di meraviglia, esternata in questo bisillabo che riassume il sentimento vivo e improvviso di stupore e di sorpresa suscitato da persone, cose o eventi che appaiono nuovi, straordinari o inattesi.

In effetti dovrebbe essere Madonne! che pure si dice quando c’è tempo di riflettere un po’: anzi Madònne mamme! o anche Madònne de Sepònde!…
Ma quando si rimane letteralmente senza fiato per la sorpresa, esce solo Madò!.

(Vedi: mammamöje!)

Qlcu invoca un Santo più “garganico” anche a sproposito: Sande Mattöje!.

Ljive da mjizze ‘stu Sande Mattöje de martjille! = Togli di torno questo accidente di martello.

Ovviamente i Montanari si sentono più a loro agio con Sammechéle Arcànge! = San Michele Arcangelo

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Mammamöje

Mammamöje! escl. = Mamma mia!

Molto italiana questa esclamazione di meraviglia, di sorpresa, di constatazione, di timore, di gioia, ecc.

Insomma va bene in ogni circostanza, quando accade qlco di inusuale e non ci vengono in mente altre parole, perché in quesll’istante siamo presi da emotività. Mammamöje!

Il suono è bello e familiare, tanto che “mamma mia!” ha attecchito anche all’estero. Mammamöje!

Mammamöje quanta crestjéne!= Mamma mia quanta gente!

Quando frequentavamo il Catechismo, dicevamo Madò! = Madonna! Ma gli insegnanti per evitare di scivolare in bestemmie, ci esortavano a invocare la mamma, contro la quale non è pensabile che nessuno voglia mai scagliarsi.

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Jìh!

Jìh! escl. = Ih!

Comando che si rivolge agli animali da soma o da tiro per farli fermare.

Il suono è piuttosto prolungato, e non troppo gridato.

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Érre-ghjàh!

Érre-ghjàh! escl. = Arri indietro!

Incitamento rivolto agli animali da tiro o da soma per farli arretrare nelle manovre di accostamento al punto di scarico, o per posizionarli fra le stanghe del carretto.

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