Sparapjizze sopr. = Artificiere, fuochista pirotecnico.
Genericamente è detto fuochista chi produce e vende fuochi d’artificio; e anche colui che provvede ad incendiarli durante le sagre.
Lo Sparapjizze per antonomasia, quello che ricordo io in Largo Clemente faceva marketing tenendo i botti in un cestino davanti l’uscio di casa, come se vendesse uova o melanzane.
Erano erroneamente considerati innocui, ed erano liberamente venduti anche ai minorenni.
Produceva botte a müre, tricche-tràcche, frósce, per la vendita al minuto, quindi per tutti.
Per gli spettacoli pirotecnici durante le Feste preparava rutèlle (girandole), battarüje, calecàsse, ecc., tutta roba da professionisti perché di grosso potenziale e pericolosissima in mano ai non esperti.
I “sparapjizze” erano la famiglia Gelsomino, noti artificieri locali nonché venditori dei botti di capodanno. Venivano confezionati a mano con polvere nera, la carta dei sacchetti del cemento e lo spago