Reggiüna Caitù n.p. = Regina Taitù
Taitù (Taieku in amarico), moglie di Menelik, Imperatore di Etiopia all’inizio del 1900, era una donna forte che difendeva l’indipendenza del suo Paese e che diede un contributo decisivo al raggiungimento di questo obiettivo.
Dagli Italiani fu considerata una nostra nemica, ma aveva il dovere di esserlo, perché l’Italia prima del 1915 voleva invadere quel Paese.
Sarebbe come se le truppe della Croazia volessero conquistare la Puglia, o quelle della Libia sbarcassero a Pantelleria. Gli spareremmo addosso senza indugi!
Fecero bene allora gli Etiopi a difendersi dai nostri tentativi di assalto.
Ma che c’entra questa donna con il nostro dialetto? La storpiatura del nome era dovuto all’analfabetismo diffusissimo all’epoca.
I nostri nonni – quando qualche donna con manie di grandezza disprezzava a destra e a manca per mettersi al centro dell’attenzione generale – la additavano ironicamente: E che, jì arrevéte ‘a Reggiüna Caitù? = Ma che, è arrivata la Regina Taitù?
Ma la vera Taitù era bella, nera, imponente, fiera, dignitosa.
Dal 1900 ai tempi della mia fanciullezza erano passati 50 anni, e di bocca in bocca Taitù si chiaramente è storpiata in Caitù così come l’ho captata io.
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