Pegnéte

Pegnéte s.f. = Pignatta

 La pegnéte ha due significati: uno è un laterizio, una specie di mattone forato usato in edilizia per armare i solai prima della gettata di calcestruzzo.

L’altro è un recipiente di terracotta, di varie dimensioni, dotata di manici, adoperata in passato per cuocere vivande. Ora si usa l’acciaio inox perché lavabile con più facilità.

La pignatta e usata tuttora in tutto il Sud Italia come gioco di Carnevale, non come strumento di cucina.

Da noi la prima Domenica di Quaresima viene detta da anni “La Pentolaccia” proprio da questo gioco antico “della Pignata”.

Si riempivano alcune pentole di terracotta con cenere, bucce di arancia e roba di scarto. Una sola di esse conteneva confetti e dolciumi. Quelli che erano estratti mediante una conta, venivano bendati e con un manico di scopa tentavano di colpire la pentola appesa al soffitto, una per volta. Prima quelle con scarti, e quella “buona” per ultima.

Ecco la descrizione del gioco in dialetto, inviatami dalla lettrice Mariella Prencipe (che qui ringrazio pubblicamente), la quale l’ha raccolta dalla sua mamma.

A Pegnéte

Pìgghje ‘na quartére
pe fé ‘na pegnéte,
ce mitte tanda cöse,
cumbìtte, curiàndele
chelöre de röse.

‘Mbacce a l’ucchje
pò mìtte ‘na pèzze,
strètta strètte
cüm’a ‘na capèzze.

Pe ‘na mazze
pò mjine li botte,
allu scüre
cüme la notte.

Se n’a ncugghje
te sjinte de fòtte,
ma s’a ncugghje
sóbbete fòrte,
tutta ‘a rròbbe
ce ne jèsse
e tu rumjine
cüme nu’ fèsse!

Prendi un orcio, per fare una pignatta, ci metti tante cose: confetti, coriandoli color di rosa. Sugli occhi ci metti una pezza stretta stretta come una cavezza. Con una mazza, poi tira i colpi al buio come la notte. Se non la centri ti senti di rabbia, ma le la prendi subito, forte, tutto il suo contenuto se ne esce, e tu rimani come un fesso!

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