Pegnéta püta-püte s.f. = Putipù o caccavella
Tecnicamente è classificato come uno strumento a percussione, più propriamente “tamburo a frizione”.
È quasi sempre di fattura artigianale, ed è formato da un vaso di terracotta, o anche di latta o di altro materiale, chiuso con una membrana di pelle tesa con un foro centrale, attraverso il quale è inserita una cannuccia.
Sfregando questa cannuccia, dall’alto verso il basso con la mano inumidita stretta a pugno, o con una spugnetta bagnata e strizzata, si ottiene un suono grave, umoristico, talora imbarazzante perché simile a uno scorreggione, che funge da contrabbasso nelle melodie popolari folkloristiche.
Tipico strumento, assieme al tamburello, delle tarantelle napoletane, conosciuto anche da noi fino agli anni ’40.
Ad una ‘A pegnéte püta-püte è paragonato un soggetto brontolone, che ha sempre da ridire, che parlotta anche quando è richiesto il silenzio:
Assemègghje ‘na pegnéte püta-püte = Sembra un putipù.
Nel Sud Italia assume diverse denominazioni regionali:
putipù, cupa-cupa, cupiello, caccavella, pernacchione, ecc.
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