Chiarastèlle

Chiarastèlle sopr. = Chiara-Stella

Bellissimo soprannome deriva da due nomi propri: Chiara e Stella.

Può anche significare una stella luminosa, chiara.

Anche questa interpretazione del nomignolo mi sembra molto bella.

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Chiapparüne 

Chiapparüne s.m. = Càppero

Etimo di origine arabo-persiano Al-qâbar.

Il cappero (Capparis spinosa) appartenente all’ordine delle Brassicacee, fam. Capperacee, è coltivato fin dall’antichità ed è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo.

Cresce spontanea solo sulle rupi calcaree, nelle falesie (coste rocciose con pareti a picco sul mare), su vecchie mura, formando spesso cespi con rami ricadenti lunghi anche diversi metri. Necessita di sole e di pochissima acqua.

Della pianta si consumano i boccioli, detti capperi, e più raramente i frutti, detti cucunci, a forma di piccolissimi cetriolini. Entrambi si conservano sott’olio, sotto aceto o sotto sale.

In dialetto si usa chiapparüne sia al singolare, sia al plurale.

Io ricordo anche un Montanaro con la voce squillante che, fino a pochi anni fa, vendeva i capperi per le vie di Manfredonia: “Chiapparìne, chiapparìiiiine!”

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Chiandaséle

Chiandaséle sopr. = Piantatore di sale.

Non stava tanto bene con la zucca se nel suo orto piantava il sale…

Il nomignolo designava la famiglia Di Gennaro: qlcu ricorda Gregorio “u’ funere”.

Grazie al lettore Gigi Lombardozzi per il suggerimento.

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Chianca-Masille

Chianca-Masille top. = Chianca Masiello, Chianca Masitto

Zona costiera a est di Manfredonia, a confine con Varcaro, ricadente nel territorio di Monte Sant’Angelo.

Questo toponimo deriva con ogni probabilità dal nome “Tommaso”, l’antico proprietario del terreno circostante, e dalle successive trasformazioni e storpiature: Tommaso, Tommasiello, Masiello, Masìlle (Masìdde con pronuncia montanara). 

La chianca (←clicca) è una basola di pietra lavica o calcarea, usata per la pavimentazione stradale (basolato). In questo caso si intende la scogliera piatta usata quale punto d’approdo per natanti,  uomini e cose.
Viene pronunciata “chianga” per l’addolcimento di alcune consonanti, tipico della parlata meridionale anche dei termini italiani (Andonio, trendacingue, sono condendo, tu non zai, ecc.), ed è legato indissolubilmente al nome Masiello.

La zona fino a pochi anni fa questa località era conosciuta soprattutto dai pescatori  quale punto di riferimento costiero.  Da pochi anni si è rivelata un’incantevole attrazione per i turisti locali durante la stagione balneare.

La località Chianca-Masìlle/Masìdde attualmente viene riportata sulle mappe turistiche come «Chianca Masitto», a mio parere italianizzato con evidente forzatura, sfalsando il nome originale. 

Vi sbarcarono i Turchi  dalle loro 52 galee nella famigerata incursione del 16 agosto 1620 con la quale e per tre giorni misero a ferro e fuoco la città di Manfredonia.   E questa è storia nota.

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Chiànghe 

Chiànghe s.f. = Basolo

La chianche o anche chianghe è un blocchetto di pietra, di dimensioni anche notevoli, usata per pavimentazione stradale.

Può essere di pietra lavica (basaltico) o di pietra calcarea o di porfido, tutte rocce con notevole resistenza all’usura.

Tuttora, quantunque realizzate in calcestruzzo e non più in pietra, lo sbalzo del balcone è chiamato, al femminile: ‘a chiànghe ‘u balecöne.

Al plurale diconsi chiànghere o chiangre, forse per un influsso del tardo latino. A Monte per esemprio il plurale di ‘a chése = la casa è ‘i càsere = le case.

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Chiàcchjere-mòrte

Chiàcchjere-mòrte loc.id. = Sciocchezza

Locuzione usata sempre al plurale per significare:parole senza peso, inutili, sciocche.

Argomento senza importanza.

Anche riferito a fatti concreti ma trascurabili, senza rilevanza.

Che te mange jògge? Quacche cusarèlle, robbe de chiàcchjere-morte = Cosa mangi oggi (di buono)? Qualche cosina, niente di speciale.

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Chiàcchjere

Chiàcchjere s.f. = Chiacchiera, Alterco

Accettabile anche la versione chjàcchjere, più vicina alla reale pronuncia.

Oltre al significato specifico di chiacchiera cioè: parole inutili, pettegolezzo, maldicenza, nell’espressione di fé chiàcchjere il nostro dialetto intende alterco, lite, bisticcio, diverbio.

Giuanne ne vé chió dalla sogre: hanne fatte chiacchjere = Giovanni non va più dalla suocera: hanno avuto un alterco.

Per sminuire la portata del diverbio, causato da futili motivi (tifo calcistico, critica su giocata di carte, rimprovero per un ritardo, ecc.)  si usa dire che i contendenti hanno fatto una chjacchjarèlle, come dire che hanno fatto una “chiacchieratina”… un  po’ animata.

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Chiacchjarèlle

Chiacchjarèlle s.f. = Litigio

Piccolo diverbio facilmente risolvibile.

Hanne fàtte ‘na chiacchjarèlle e ce so’ ammusséte = Hanno avuto un diverbio e sono un po’ risentiti.

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