Malùcchje s.m. = Malocchio
Nelle credenze popolari, influsso malefico di cui sono ritenute responsabili certe persone, e contro di esso bisogna munirsi di amuleti e ammennicoli vari.
Nelle credenze popolari, influsso malefico di cui sono ritenute responsabili certe persone, e contro di esso bisogna munirsi di amuleti e ammennicoli vari.
Il soprannome appartiene a una famiglia di marittimi, naviganti e pescatori sipontini di cognome Castriotta proprietari di tre Trabbaccoli.
Gesèppe Maltöse abitava in corso Roma, vicino al cortile che sbuca in Via Stella, ed era il papà del prof.Castriotta, non vedente, conosciuto da centinaia di studenti e ora anche dai lettori di questo blog per alcune poesie pubblicate.
Il soprannome significa propriamente Maltese, ossia originario di Malta.
Presumo anche che possa derivare da “febbre maltese”, un’epidemia che colpiva le popolazioni mediterranee nei secoli scorsi, e da cui era evidentemente sopravvissuto il Castriotta che lo ha trasmesso alla sua stirpe.
Malòmbre s.m. e s.f. = Seccatore, malvagio, fantasma
1) Malòmbre s.m. Persona petulante, insistente, che usa toni e modi importuni e fastidiosi.
E ‘stu malòmbre sèmbe quà attórne stéje = E questo petulante sempre qua attorno si aggira? Insomma un brutto soggetto che è meglio non incontrare.
Presumo che il termine derivi dallo spagnolo malo = brutto, o cattivo, o malato, e hombre = uomo.
Molti termini spagnuoli sono rimaste nel nostro dialetto dopo secoli di dominazione nel Regno delle due Sicilie.
2) Malombre s.f. = Spettro, fantasma. È detto al femminile: ‘a malòmbre.
Sott’u castjille ce vöte ‘a malòmbre! = Sotto il castello appare il fantasma.
È un volatile (Anas platyrhynchos) della famiglia delle Anatidae con becco largo e piatto e piedi palmati atti al nuoto. Emigra disponendosi in formidabili formazioni a V.
Il Mallarde era una preda molto ambita fra i cacciatori che si appostavano nei terreni umidi e paludosi del Tavoliere per attenderne il passaggio migratorio.
In italiano l’esemplare maschio è chiamato Germano reale, e la femmina Anitra reale: presumo perché è cacciagione pregiata.
Il nome dialettale deriva direttamente dal francese mallard, nei cui territorio è conosciuto come “mâle chez les canards” = maschio presso le anatre, ossia l’esemplare maschio dei canard.
Nella foto di sinistra è ripreso l’esemplare maschio e in quella di destra la femmina, meno appariscente perché, a guardia del nido, mimetizzandosi con l’ambiente, non attira i predatori.
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A stento, a fatica, faticosamente, stentatamente, appena appena, non di più, solamente, un poco.
Tóje ha fatte cadì ‘a buttìgghje? Maleppöne l’agghje tucchéte! = Tu hai fatto cadere la bottiglia? L’ho a malapena toccata.
Ha mangéte stasöre? Maleppöne ‘nu becchjire de latte = Hai mangiato stasera? Appena un bicchiere di latte.
Malembànde s.m. = Millinfranti, grattoni
Si tratta di una specie di pasta condita fatta in casa, utilizzando semola, uova, pecorino grattugiato e prezzemolo tritato.
Una volta lavorato l’impasto lo si sminuzza, sbriciolandolo manualmente in tanti granellini della grandezza di una lenticchia.
Siccome l’impasto normalmente risulta piuttosto duro di consistenza, si può usare anche un altro metodo per sminuzzarlo. Infatti mia suocera, che preparava un chilo e mezzo di semola alla volta, usava la grattachése, ‘grattugiava’ grossolanamente l’impasto per ottenere un risultato soddisfacente.
Si possono cuocere in brodo di carne o, nel periodo di Carnevale, o condire con ragù di carne mista.
Ora la Barilla ha posto in commercio i Grattoni e i Grattini. Ma sono solo pasta all’uovo, senza pecorino e senza prezzemolo. Nulla a che vedere, se non nella forma, con i nostri squisiti malembande.
Guardate il link di Rignanese altre foto dei malembande nelle ricette gastronomiche manfredoniane.
Somiglia molto, questo piatto, almeno nella forma all’arabo cous-cous.
Su un testo della cucina pugliese era scritto anche ‘Mille infanti’.
A Bari sono detti triddi o pizzua-pizzua.
A Foggia sèmele abbattüte.
A Lucera Mambriculi.
A Nardò Millaffanti.
Si possono chiamare in mille modi, ma sono sempre ottimi!
«Cosa c’è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo» [William Shakespeare (1564-1616) – da”Romeo and Juliet”]
Dicesi di giovane che non ha voglia di imparare alcun mestiere, e che si dedica al bigliardo e ad altre oziosità: il suo destino sarà segnato perché per vivere compirà certamente dei reati, delle “male azioni”, da malfattore.
Significato letterale che va compiendo cattive azioni
Sinonimi: Malebuàtte, rebbuscéte, stangachjàzze, mazzangànne
Malattia infettiva che si localizza nei polmoni e in altri organi, provocandovi necrosi, caverne.
Purtroppo in tempi andati non dava scampo, e non si osava nemmeno pronunciarne il nome.
Si usava questo eufemismo malatüja-brótte= malattia brutta. Tutti sapevano il significato e ne restavano atterriti quando veniva diagnosticata.
La tubercolisi (TBC) purtroppo era universalmente diffusa per le precarie condizioni igieniche e per la scarsa alimentazione.
Le migliorate condizioni di vita l’anno pressocché debellata in tutto il mondo civile.
Malandrüne s.m. = Furfante
Secondo me deriva dal latino malus = cattivo, e dal greco antropos = uomo. Non lo dò per certo, non conoscendo bene le due lingue citate.
Insomma la definizione di malòmmo, come dicono i Napoletani, calza bene.
Persona dedita ad attività criminose, che sa usare le armi, la versione negativa dell’antico cammurrìste.
Le interiora dei molluschi marini (seppie, calamari, polpi, moscardini e totani) comprendono l’insieme degli organi digestivi e respiratori.
Le malandre della SEPPIA contengono anche la sacca con il nero, usato a sua difesa per intorbidire l’acqua, allo scopo di sfuggire ai suoi predatori. Questo liquido nero Manfredonia viene genericamente chiamati ‘u föle = il fiele. Molto aromatico, è apprezzato nella preparazione di speciali risotti o spaghetti “al nero di seppia”.
La parte restante delle interiora dopo l’asportazione del rostro e della veschichetta contenente il nero, comprendeva le cosidette “mennuzze” (ovaie), le “uova” nelle femmine, usate come ripieno o fritte.
Anche il cosiddetto “fegato” era usato dalle nostre mamme in cucina e ce lo propinavano infarinato e fritto. Onestamente questo non ha incontrato i miei gusti…
Le malandre del POLPO sono chiamate allo stesso modo in tutta la Puglia. Ho letto da qualche parte che “i famosi fegati di polpo che i Baresi mangiano fritti, le malandre , prendono il nome dall’etimologia della parola melandryon e cioè dalla tunica nera che veniva fatta indossare ai malandrini prima di salire alla gogna”. Infatti le malandredurante la cottura assumono una colorazione molto scura.
Da noi la malandre di polpo non trova posto nella locale tradizione gastronomica, ma è solo considerata una pregiatissima esca, molto indicata per catturare all’amo le spigole o le orate.