Jà düce cjinde vòlte “cazze” pe fé ‘nu pecchéte
Devo dire cento volte “cazzo” per fare un solo peccato.
È la giustificazione di chi nel suo intercalare, aggiunge spesso “cazze”. Lo dice meccanicamente quando qlcu glielo fa notare.
In effetti dal punto di vista morale non è una gran mancanza, magari è solo un colorito rafforzativo buttato giù quando è necessario. Come il vino: usato con sobrietà fa bene, ma se usato in gran quantità causa le stragi del sabato sera.
Se è ripetuto due o tre volte in una sola frase allora sì che comincia a diventare turpiloquio.
Ricordate il lamento del cliente del sarto? È un vero e proprio sfottò cazzoso.
Guardate anche Ngiamarüje cazze-cazze!
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