Cìcene 

Cìcene s.m. = Orciuolo

Recipiente di terracotta, panciuto, con bocca stretta e due manici a “C”, dalla capità di circa 3 litri.

L’evaporazione dell’acqua che trasudava attraverso le sue pareti porose contribuiva a mantenere fresca quella contenuta nell’interno del recipiente.

Per farlo arieggiare, lo si appendeva fuori dell’uscio ad un grosso chiodo detto (clicca→) cendröne.

Per dissetarsi si poggiava l’imboccatura del “cìcino” alla bocca.  Il recipiente serviva a tutta la famiglia, e magari a dissetare qualche amico di passaggio. Cosa che oggi ci farebbe inorridire.

Qualche schizzinoso, prima accostare il “cìcino” alla propria bocca, scuoteva fuori un po’ di acqua dall’interno dell’orcio, come per lavare i germi lasciati da colui che vi aveva bevuto in precedenza.

Tuttavia, se lo raccontiamo, evidentemente non siamo stati contagiati da alcuna malattia e siamo felicemente sopravvissuti ritrovandoci pieni di anticorpi.

Grazie al Prof.Michele Ciliberti, ho appreso che il termine deriva da greco antico κύκνος (leggi kìknos) che significa “cigno” probabilmente dalla forma dell’orciuolo che richiama l’aspetto di questo pennuto.

Altri fanno derivare, sempre dal greco antico κυκεώνα (leggi kikeona) = orciolo.

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